venerdì 31 dicembre 2010

l'Anno che verrà.....


Lungi da me inviare “messaggi alla Nazione”…non sarebbe il caso né la mia figura è così importante per scenari diversi dal nostro contesto, dove ammetto di essere soggetto impegnato .
Almeno quanto me lo concedo.
Vorrei ricordare alcuni eventi che, nel nostro ambito, lo meritano, ed a mio avviso hanno caratterizzato l’anno uscente.
Anzitutto la nascita del Forum, avvenuta sostanzialmente nella scorsa primavera, a seguito, ammettiamolo, di una ennesima esclusione da tavoli di concertazione sociale nel nostro territorio.
Questo ennesimo evento, escalation degli ultimi anni, ha fatto scattare in noi tutti una molla che dall’auto conservazione ha fatto sì che si progredisse, da subito, verso la promozione delle esperienze nella loro piena totalità.
Da qui attivare la rete sociale non è stato difficile.
Forse i tempi per far ciò erano maturi, forse abbiamo noi promotori dimostrato più decisione rispetto alle precedenti esperienze, di fatto è andata bene.
E molti giovani ci hanno seguito.
Questo mi permette di chiudere l’anno soddisfatto.
Il III settore ha dimostrato, in particolare attraverso l’evento di Reggio Calabria, lo scorso 13 novembre, di essere coeso oltre gli steccati ideologici e culturali che da sempre hanno rappresentato celata divisione.
Ritengo che la forma dei numeri abbia significato molto, per le Istituzioni, tant’è che alcuni segnali di “ripartenza” nei giusti binari sono stati registrati.
Adesso il dialogo con gli Enti Locali sembra riattivato.
Sento il dovere di ringraziare gli operatori della Stampa, cartacea ed on – line, dei Blog e delle TV locali.
Ci hanno seguiti con attenzione dando il giusto rilievo alle notizie.
Per questo ho scelto come immagine finale del 2010 l'articolo che l'amico Peppe ha redatto per la Gazzetta del Sud, a seguito di un torneo di calcetto dove ai vecchi rapporti consolidati si sono aggiunti nuove speranze per la nostra rete sociale.
Attraverso ciò passa il cambiamento.
La trasparenza ci ha contraddistinti in ogni nostra azione, anche oltre il dovuto. E spero che il Territorio su questo ci dia atto.
Non è stato un anno facile per nessuno.
Servizi sono scomparsi e sacrificati all’altare del risparmio per sprechi generati da altri, giovani in piazza a rivendicare il diritto al futuro, ritardi nei pagamenti delle forniture agli Enti accreditati ed autorizzati a dispetto di una casta che si arricchisce sempre di più e nuota agevolmente nei privilegi….
Questi eventi sono stati rilevanti per il nostro Stato Sociale.
Il sistema perverso ha reagito ai nostri attacchi attraverso intimidazioni e vendette di vario tipo. Se vogliamo, è un indicatore che si è sulla via giusta.
E questa via maestra intendiamo proseguire per l’anno che verrà.
Il 2011 non sarà un anno facile. Il lavoro sarà duro perché ciò che è stato avviato non può permettersi rallentamenti.
E mi chiedo: perché dovrebbe?
Sento forte l’entusiasmo in tutti noi nell’affrontare adeguatamente i problemi soprattutto notevole lo sforzo di adeguare i tempi alle vicende.
Il tempo, nel Sociale, non è amico. Sommerge di fatalismo e rassegnazione ogni cosa.
E di questo si è consapevoli.
L’anno che varrà, sono certo, ci vedrà protagonisti su molteplici fronti aperti, dove è d’obbligo non tradire la rete.
Gli indecisi, i disincantati, i disfattisti…non temete, saranno agganciati.
Stamattina ho inviato gli auguri di buon anno nuovo alla rete sociale interno alla cooperativa con una frase, che mi ha colpito particolarmente, è di Albert Camus. “Sii realista, chiedi l'impossibile”. È lo slogan dell’anno passato che si aggancia all’anno che verrà.
E l’impossibile chiederemo a tutti noi affinché diventi consolidata e dinamica realtà.
Buon 2010 a tutti.

venerdì 3 dicembre 2010

il mio pensiero sulla chiusura del punto nascite a Melito

Fatto salvo il decreto ministeriale, le Regioni assicurano l'assistenza sanitaria al proprio interno.
Questo non lo dico io, ma la legge che nel 1978 istituì il Servizio sanitario Nazionale dopo anni di diseguale assistenza mutualistica.
Per la cronaca la legge n.833.
Detto ciò è detto poco, perché migliaia di decreti hanno determinato le scelte.
Penso che in virtù delle competenze regionali in materia di sanità, l'introduzione del concetto di deroga, valido in altri casi, sarebbe quanto mai opportuno.
Quindi una modifica ad hoc del decreto che rende l’applicazione tarata sull’orogeografia dell’Area distrettuale di riferimento.
Non mi risulta superata la carta costituzionale, quando afferma il diritto alla salute.
Questo diritto viene compromesso se intervengono complicazioni ad un evento naturale come il parto ed il servizio apposito si trova d oltre ottanta kilometri.
Personalmente e con dati alla mano la risposta degli ultimi anni fornita al welfare in genere è stata debole e progressivamente ( in termini di risorse destinate ad hoc) ridotta.
Dobbiamo prendere atto come personalmente prendo atto, sul piano ideologico, che la destra non parla il linguaggio del welfare.
Ma è, appunto, un'opinione personale.
Bene dice un commentatore quando afferma che l'impegno dei dirigenti e del personale potrebbe fornire nuova linfa ad un Ospedale malamente percepito dal cittadino, a torto od a ragione, non come servizio affidabile.
Non condivido però l'inesistenza di una potenziale penalizzazione per il nostro nosocomio.
La chiusura del punto nascita a livello organizzativo interno inevitabilmente penalizzerebbe il servizio di Pediatria e trasversalmente quantomeno il Laboratorio analisi chimico - cliniche.
Anche questi reparti, non raggiungendo i risultati, potrebbero essere messi a rischio?
Personalmente vedo questa imminente chiusura come un troian horse per un ulteriore indebolimento di tutto il Nosocomio, proprio quando la coscienza del rilancio sta passando anche attraverso gli operatori ed i dirigenti.
I cittadini, le associazioni e la società civile tutta devono reagire di fronte a questa situazione, estendendo la protesta nell’hinterland, perché viene leso il diritto alla salute ed inferto un colpo mortale al ripopolamento dei borghi antichi dell'area.
La chiusura del punto nascita rappresenta, in termini di costi, un debole deterrente in quanto indurrebbe al ricovero improprio in forma protettiva mamme distanti dal centro più vicino con sanitarizzaizone eccessiva del parto e consequenziale incremento della spesa sanitaria.
Oltre e non da poco la delicatezza rappresentata dell’aspetto psicologico delle future o già mamme che vivrebbero con incertezza uno dei momenti più delicati della vita.
È questo il diritto alla Salute?

venerdì 26 novembre 2010

l'elenco


Vi regalo la foto della mia innocente automobile, gommizzata ieri…ancora cammina.
Come le mie idee ed il mio impegno…
Non posso entrare in merito alle possibili cause, perché non le conosco.
Fare sociale, servizi, legalità come rispetto delle procedure, da stimolare sempre in un contesto come il nostro dove i percorsi paralleli diventano sempre la via maestra forse infastidisce qualcuno o qualcosa….
Sarà così…altro non immagino.
Ma quello che in questi frangenti salta all’occhio ed è una naturale prosecuzione di eventi come il 13 novembre scorso, è senz’altro la coesa risposta del mondo del sociale che rifiuta, adesso finalmente anche con i fatti, ogni prevaricazione ed ogni distorsione dalla legalità.
Oggi più che mai.
Questo è il valore aggiunto al nostro impegno.
Questo aggiunge grinta al mio impegno.
Adesso faccio un elenco. Un elenco di cose che sto facendo e che mi chiedo, chiedo a voi, a chi possono dare fastidio e perché….
1. Cerco di coordinare, meglio possibile, i servizi sociali della mia cooperativa, che ringrazio per la fiducia;
2. Lotto per un mondo pulito dove si respiri aria buona e lavoro per tutti, insieme al coordinamento per l’alternativa al Carbone;
3. Insegno,nei ritagli di tempo, nei corsi per Operatore Socio Sanitario la mia materia, ovvero organizzazione dei Servizi Socio Sanitari.;
4. Presiedo, fino a quando inevitabilmente mi sovrasteranno i giovani, il Forum Distrettuale del III settore;
5. Appoggio, quando posso in termini di presenza fisica, Libera;
6. Faccio quando posso l’uomo di casa;
7. Passeggio per la vie periferiche e non del mio paese, a piedi e spesso in solitudine;
8. Scrivo e studio;
9. Navigo in rete ed esprimo le mie opinioni;
10. Commetto errori.
Tutto qua.
Grazie a tutti quelli che sono stati accanto a me in un civile sdegno verso tutto ciò che è violenza ed intimidazione.

martedì 23 novembre 2010

non giriamoci dall'altra parte....

Il Forum Distrettuale del III settore Area Grecanica aderisce idealmente alla manifestazione del 25 novembre, a Villa San Giovanni.
Le problematiche lavorative sono la priorità del momento attuale ed e' bene che la società civile se ne renda conto. Il mondo del III settore grecanico non può non essere accanto ai lavoratori in questo frangente, con la convinzione che da lavoro parte il benessere, si consolida il mercato e cresce l'economia, si libera l'uomo da ogni forma di giogo, ivi compresa la ndrangheta ed i vari padroni mascherati che insistono nel nostro contesto. Viceversa e' solo disagio e sofferenza. Il mondo del Sociale, che vive costantemente nel precariato, nei ritardi pagamento da parte degli Enti Pubblici, nel contatto quotidiano con la sofferenza generata anche dalla povertà e dalla perdita di ruolo lavorativo non può e non deve girarsi dall’altra parte di fronte a questi esplosivi allarmi sociali.
Ci auguriamo quindi che la politica, non casta ma rappresentanza dei cittadini per la produzione del benessere comune, prenda adeguatamente atto di ciò, applichi i principi di concertazione e sussidiarietà, ascolti il proprio popolo e soprattutto provveda immediatamente ad una risoluzione in forma definitiva.

giovedì 18 novembre 2010

SOLDATI DI UN FRONTE SENZA FINE.....


Non passa giorno che in tutti i settori della vita pubblica si assiste a manifestazioni di protesta. Sovente queste derivano da una caduta verticale dei diritti garantiti non da uno status, se c’è non certo invidiabile, ma da leggi della Repubblica.
Lo status di chi protesta non è, come scritto, assolutamente invidiabile, perché si tratta di precari che stanno diventando disoccupati, studenti che vivono l’angoscia del futuro, ammalati che non riescono ad avere la dovute prestazioni.
Questa è crisi del welfare.
A fronte assistiamo ad indagini su borse di studio pilotate dalla lobby della cultura universitaria, a funzionari super pagati per ingolfare di burocrazia sovietica gli uffici che invece dovrebbero produrre servizi e benessere, politici dilettanti che hanno portato la nostra Repubblica nell’era glaciale.
Fin qui è moralismo.
Da ora in poi però dobbiamo conoscere e reagire.
Ritengo non sia possibile che la società civile non prenda coscienza di quanto accade, protetta da un sipario di carta velina che è rappresentato dalla convinzione che “a me non serve tutto ciò…”
La salute è un bene collettivo la cui compromissione non deriva dal proprio reddito.

Anche se questo pesa indubbiamente nelle cure.
La condizione di disabilità potrebbe incombere su tutti noi, da un momento all’altro.

Non è un anatema, è realtà lapalissiana.
Ieri è toccato al settore psichiatrico, dopo anni d’incertezza e di successi, dopo aver abbattuto uno dei più incrostati lager d’Italia, con amore e sacrificio, “puzzo di piscio e segatura” ancora si è nell’incertezza sostanziale e formale.
Questo non è più possibile ed è bene che la società civile, se civile è, se ne renda conto…

giovedì 11 novembre 2010

mettiamoci la faccia....




avviato sull'Area grecanica il battage, tramite conferenza stampa, social network,blog, volantinaggio, mail e contatti personali rispetto alla manifestazione del 13 novembre prossimo.
Dobbiamo essere in piazza, non solo operatori del settore, ma anche semplici cittadini, oltre che utenti, per rivendicare l'applicazione della Costituzione, che parla di diritti e servizi non affidati alla discrezionalità del politico di turno.
Q questi diciamo di ascoltare ed agire. Cappelli alla manifestazione non ce ne sono e non ce ne saranno.
Il dovere di responsabili del pubblico benessere si può perseguire anche senza sfilate in grisaglia.
a Sabato 13....

martedì 9 novembre 2010

il 13 novembre..le ragioni in piazza...


Che si torni alla piazza è atto, pur se nostalgico, dovuto.
La manifestazione del 13 novembre 2010, a Reggio Calabria, indica un disagio che, attenzione, non vive solo in III settore in quanto portatore di interesse diretto, ma vive, sia pur ancora a livello inconscio, tutta la società civile.
Quando si parla d’implosione dello stato sociale, di indebolimento del welfare, di abbassamento oltre misura dei livelli essenziali di prestazioni socio – sanitarie, siamo allo stato dei fatti e non alla drammatizzazione grecanica dell’esistente.
Ed a nulla vale la motivazione bandita della recessione generalizzata, perche i termini sono concettuali e non soltanto economici.
Ovvero, la domanda è - fino a che punto i servizi alla persona in questo attuale sistema di governace sono considerati primari?
Ovviamente poco se non per nulla.
Prova ne è l’assoluta assenza di adeguata programmazione dei Servizi Socio sanitari, il mancato rispetto dei ruoli sanciti dal principio di sussidiarietà e soprattutto l’inesistente attenzione verso le fasce deboli della società.
Concetto quest’ultimo dinamico ed in evoluzione, in quanto tra poco comprenderà anche gli operatori del settore socio – sanitario soffocati dai ritardati pagamenti o assoluta possibilità di prevedere se il mese prossimo - non dico tra un anno ma tra un mese- si lavorerà ancora!
Quello che mi preoccupa oltremodo è l’abbassamento progressivo ed ulteriore della soglia del possibile.
Il fatalismo ormai avvolge gli utenti e spesso anche gli operatori del settore, che non lottano più adeguatamente ma sia accontentano di poche e consolatorie risposte fornite dal costoso funzionario di turno, per niente toccato dalla famosa recessione di cui sopra.
Adesso è ora di smetterla.
Dal 13 novembre prossimo è ora di cambiare marcia.
Non possiamo assoggettarci più ad una logica che fa pagare la crisi generata dei forti ai soggetti deboli che in questa spora storia non c’entrano nulla!
In qualità di Presidente del Forum Distrettuale dell’Area Grecanica non posso assistere allo scempio delle esperienze e professionalità trentennali che hanno fatto crescere la nostra società rendendola civile e foriera di valori, come la solidarietà e l’impegno, vero contraltare ai fenomeni devastanti, come la ndrangheta ed il nichilismo, che ci affliggono.
Non si può assistere inerti alla solitudine dei malati terminali, dei disabili, delle persone anziane e delle loro famiglie, dei disoccupati vecchi e nuovi.
Lo abbiamo fatto per troppo tempo…adesso basta!
Termino con una frase di un insospettabile….
” il vero guerriero non è chi combatte perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di una altro essere umano, ma chi si prende cura degli anziani, dei deboli e soprattutto dei bambini, il vero futuro dell’umanità….” ( Tatanka I’iotanka – toro Seduto – (1837 – 1890)
Il welfare c’è sempre stato, dalla notte dei tempi.
Non distruggiamolo .

domenica 24 ottobre 2010

Il Forum Aderisce al coordinamento delle associazioni


il Forum Distrettuale del III settore dell'Area Grecanica, con delibera dell'Assemblea tenutasi il 15 ottobre scorso, afferma con forza il No alla costruzione della centrale a carbone nel sito di Saline Ioniche.
IL'associazionismo locale ritiene altra e diversa la vocazione del territorio grecanico e su questo pensa si possa e si debba spingere per una riconversione del sito di Saline, ex Liquichimica.
Il mare, il sole, la terra potrebbe dare di più, dare lavoro e benessere, se ben utilizzati.
Ma una speculazione come tante che abbiamo già subito ci sembra l'ipotesi più lontana dai nostri bisogni.
Sulla portata dell'indotto lavorativo nutriamo seri dubbi, visto le cifre altelenanti e contrastanti che vengono sciorinate dai favorevoli alla Centrale.
Nessun dubbio invece nutriamo sulla nocività del carbone, nè sulla possibile devastazione di un Area che, per quanto non valorizzata a dovere, vanta bellezze notevoli, quali il
laghetto di Saline adiacente appunto alla Liquichimica.
Il Forum ha già inviato una mail di formale adesione al coordinamento delle Associazioni contro la Centrale ribadendo che non siamo i cultori del No ad ogni costo, ma del Si allo sviluppo sostenibile
nel rispetto pieno della nostra vocazione e dei nostri territori.
Questo è incompatibile con una proposta come la costruzione della Centrale a Carbone.

lunedì 27 settembre 2010

il cibo della mafia





La mafia si combatte con le forze dell’Ordine, sia a livello preventivo che repressivo, con l’innesto di una nuova cultura basata sui diritti e sul senso dello Stato, ma anche togliendole l’humus di consenso che negli anni, antistato riconosciuto, si è creata e consolidata.
Per far ciò, ovviamente, non bastano le iniziative pubbliche, che però sono indispensabili per rafforzare in tutti noi il concetto, visivo, di una società civile presente.
Insomma, servono a contarci.
Non è il durante, il giorno della conta, se diecimila o quarantamila, piuttosto è il giorno dopo. Ed i giorni a seguire.
La mafia si ciba anche dei momenti celebrativi fini a se stessi, ma potrebbe soffocare se questi momenti rimbalzano nella vita di tutti i giorni, nel tempo.
Quando ci si comincia a domandare se ciò che chiediamo appartiene alla categoria dei diritti o dei favori.
Domanda cruciale nei nostri contesti. Proviamo a rispondere.
La mafia si ciba di ottusità e lungaggini burocratiche.
Di apparati dello stato che non riescono, in tempo utile, a stabilire, per esempio, se le Scuole devono esser chiuse o no. E qui un dispiacere.
Forse il mondo dell’Istruzione Calabrese avrebbe potuto far di più, il 25 settembre scorso, nel garantire una presenza più vasta ed armonica.
Ed un grazie va ai ragazzi coraggiosi che, nonostante tutto, hanno levato alte le voci del futuro.
Per ultimo il piatto forte..la mafia vince perché è impresa!
E soprattutto sfonda le porte aperte della disoccupazione e del terrore del futuro.
La via maestra per la riduzione del potere mafioso sta nel dare lavoro.
E soprattutto mantenerlo.
Per il resto, parlano le foto.

Maria e gli studi....

La chiameremo così, Maria.
Nata nel 1917, adesso non c’è più.
Allora, nel 2001, ci stava e mi raccontò una bella storia. Bella e triste.
Maria era la prima di quattro figli, piccolo centro pedemontano della nostra stupenda area. Il torrente, maestoso quanto secco, allora non lo era.
Maria era la prima ma spesso essere primi e femmine non è cosa buona. Non lì, non in quel momento.
Quindi lei era la vice mamma…quella alla quale lo studio era negato dai suoi stessi genitori, per doveri familiari. Maria doveva accudire ai fratelli quando la madre lavorava nei campi.
Maria però veniva fortemente attirata da quei libri colorati, che parlavano di terre lontane, di battaglie e di belle storie.
Come la sua della quale non scriveranno mai i libri.
Al lume della candela Maria leggeva di nascosto, ed imparava a far di conto. Con la scusa di aiutare i fratelli, tutti maschi e quindi da far studiare, Maria imparava anche se ogni tanto i genitori le ricordavano i “doveri femminili”.
Maria imparò a cucire, ricamare e rammendare. Utile nei tempi del fai da te…
Maria non “ebbe mai gli studi”, ma mi raccontò questa storia un decennio fa ed adesso mi ritorna in mente , chissà perché.
Forse perché ancora lapidano donne, nel mondo, perché le ragazze sono le prime ad alzarsi per sparecchiare la tavola, o perché per le mamme tutto è più difficile.
Si passa dal ruolo di mamme per i propri figli a quello di assistente per i genitori, ormai anziani, propri e del marito.
Eterna ruota del dovere. Che spesso gira da una parte sola.
Da qui dobbiamo stare attenti. Il recupero delle tradizioni che da qualche tempo noi “grecanici” abbiamo ri - attivato richiede che un minimo di selezione, su ciò che è cultura e ciò che non è, vdaa fatto.
Penso al ruolo della donna che nelle nostre tradizioni, al di là dell’enfasi che si fa sul ruolo matriarcale sovente occulto, non esprime certo valorizzazione.
La storia di Maria ne è chiara testimonianza.

giovedì 23 settembre 2010

par condicio



Come l’esposizione mediatica possa orientare il dolore e l’impegno è cosa nota. Per esempio così è accaduto con Sakineh Ashtiani , condannata alla lapidazione, che una mobilitazione mondiale è riuscita per il momento a distanziare dall’esecuzione. Le voci si rincorrono contrastanti, come una recente che metterebbe addirittura in dubbio l’esistenza stessa di una condanna a morte. Ma sappiamo tutti come nei regimi la propaganda assume un ruolo centrale e quindi l’informazione va letta con i dovuti dubbi. Quello che ho considerato inaccettabile invece è stato il sillogismo islamico quindi crudele e integralista.
Queste considerazioni, specie nei social network, sono state espresse da singoli cittadini, di manifesta fede cattolica.
Siamo fuori strada se la mettiamo su questo piano. Ed il ragionamento aprirebbe molte finestre che porterebbero la riflessione ancora di più fuori dai binari. Quello che invece ci dovrebbe far pensare è il ricorso alla pena di morte, illegittima per qualsiasi delitto e per qualsiasi persona. In Virginia Teresa Lewis è stata uccisa. Non condivido il termine “giustiziata”. Un delitto e sempre un delitto, maggiormente se di Stato. È stata uccisa stanotte. Veniva ritenuta una persona con un limitato quoziente intellettivo ed è stata la prima donna ad essere giustiziata in Virginia da circa un secolo. Parità dei diritti. Nessun clamore all’ombra della fede e dei social network. Questo è quanto

sabato 18 settembre 2010

il mare di settembre ( nonsoloforum)


Il mare di settembre e' un'altra cosa.
Un altro odore ed un altro rumore. Non più creme, schiamazzi, interminabili partite di pallavolo, che fanno dell' estate una stagione leggera e gioiosa, ma odore di salmastro e solitudine.
Sei tu ed il mare. L'onda si ritira e porta con sé l'estate.
L'onda batte, si avvicina e porta con sé invece le aspettative e l'impegno autunnale. Il lavoro, la politica, gli imprevisti, insomma la vita…
Perché questo breve post? Per dare voce ad una sensazione positiva, ovvero quello che passa ritorna e tutto cambia e si muove secondo un ordine al quale dobbiamo contribuire.
Rendiamo l’autunno come il mare di settembre. Carico di aspettative ed impegno. Di progetti ed aspettative.
Allora tutto sarà leggero. Come l’estate.

giovedì 16 settembre 2010

rassegna stampa....




la pubblicazione di questi articoli nel mio blog non deriva da un attacco di narcisimo acuto, che tengo a bada agevolmente, piuttosto dall'opportunità di rendere visibile ogni azione di tutela del lavoro e dei servizi nella nostra Area. Il momento è difficile ma non è scontato che a pagare debbano essere solo e soltanto i deboli ed i "senza voce". adesso...pubblicità!

mercoledì 15 settembre 2010

Forum....in trasparenza i nostri successivi passi...


Il Forum sta proseguendo le attività, in atto caratterizzate da una restituzione territoriale del ruolo del terzo Settore.
Storicamente la nostra è un Area ricca di organizzazioni sociali.
A realtà antiche, che operano nel contesto da più di trent’anni, si sono aggiunte altre organizzazioni che hanno diversificato l’intervento, prima quasi esclusivamente rivolto a situazioni di disabilità ed estrema gravità.
Adesso viene offerta la ludoteca piuttosto che servizi domiciliari “leggeri” o assistenza scolastica. Nello stesso tempo mi preme rimarcare che all’impulso dei primi anni duemila, dove abbiamo assistito, attori sociali partecipi, a progetti in rete come il Dopo di Noi territoriale, l’Assistenza scolastica, il progetto “un anziano per amico”, prove generali per il Piano di zona, ed altrettanti impulsi provenienti dalle Amministrazioni locali, purtroppo ci si trova in un momento di pericolosa stasi.
Perché pericolosa?
Perché quest’allentamento del percorso di social governance avviene in un periodo storico di contrazione delle risorse, e soprattutto di indebolimento nella collettività del concetto di Livello Essenziale di Prestazione.
Adesso rischiamo di percepire, visto la già citata contrazione delle risorse, come non essenziale, per esempio, un servizio domiciliare o un centro diurno.
Si registra un estremo ricorso alle risorse economiche familiari per un sistema sociale parallelo, surrogante il servizio pubblico.
Le indennità d’accompagnamento diventano, causa situazioni di inadeguatezza di reddito, proventi aggiuntivi senza apportare qualitative modifiche all’intervento per il familiare disabile o anziano.
La previsione di voucher da assegnare alla famiglie, se non in qualche modo blindata al ricorso ad Enti certificati e qualificati, potrebbe ulteriormente implementare questo sistema riparatorio. .
D'altronde, la povertà in Calabria si aggira, rispetto al sistema familiare, sul 29%.
Il recente “ Rapporto Sulle non autosufficienze” 2010 redatto del Governo centrale mette in evidenza dei dati a dir poco inquietanti.
In Italia il ricorso all’assistenza privata, tramite badanti, è notevole. Circa 770.000 badanti operano sul territorio nazionale, e tenendo conto che soltanto una su tre è portatrice di un regolare contratto di lavoro, questa cifra andrebbe ritoccata verso l’alto.
L’offerta residenziale per persone non autosufficienti nel Sud è 8 volte inferiore agli standard europei!
Nel contesto del Distretto Socio Sanitario n.4 questi fenomeni rilevati a livello nazionale assumono contorni più percepibili.
Come considerevole è il fenomeno più volte denunciato, ovvero l’offerta di servizi non omogenea per vari Comuni, nonostante il principio della legge 328, che va verso altra direzione.
Vediamo un capofila di Distretto, il comune di Melito di Porto Salvo, in qualche modo coperto da vari servizi, mentre una periferia distrettuale a mio avviso ancora distante dai livelli minimi di prestazione sociale.
E mi distanzierei anche, tecnicamente, dal concetto di famiglia carer come tradizione da valorizzare, specie nei territori limitrofi.
Ciò è valido non in sostituzione del Servizio Pubblico, ma a sostegno.
Nelle nostre famiglie il peso della cura è distribuito in maniera schiacciante sulle donne, che passano incessantemente dal ruolo di madri e quello di badanti, senza spazi di vita adeguati e soprattutto sostegno alla proprie ambizioni personali e professionali.
Difatti nei servizi domiciliari “pubblici” assistiamo ad una prevalenza di unità di sesso femminile.
Tornando al terzo settore, che nell’Area Grecanica è numeroso e variegato, non posso non registrare un ulteriore indebolimento del principio di sussidiarietà, ovvero quel sistema definito dall’art.118 della Costituzione che legittima l’impegno delle organizzazioni piccole ma attrezzate nello svolgimento di compiti pubblici con la facilitazione dello Stato e sue diramazioni locali.
I principi della legge 328/2000, attuata nel 2003 in Calabria attraverso la legge regionale n.23, ovvero l’art. 1, comma 4 ( Gli enti locali, le regioni e lo Stato, nell’ambito delle rispettive competenze, riconoscono e agevolano il ruolo degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle associazioni e degli enti di promozione sociale), comma 5. (Alla gestione ed all’offerta dei servizi provvedono soggetti pubblici nonché, in qualità di soggetti attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi, organismi non lucrativi di utilità sociale, organismi della cooperazione, organizzazioni di volontariato), nonché art.3 comma 2 lettera b ( concertazione e cooperazione tra i diversi livelli istituzionali, tra questi ed i soggetti di cui all’articolo 1, comma 4, che partecipano con proprie risorse alla realizzazione della rete) sembrano lontani nel tempo e soprattutto nello spazio di diritto.
Ultimamente non si può negare che i Piani d’intervento vengono redatti senza che questi principi siano applicati, se non, in taluni casi, più per rispondere ad una forma che usufruire di una risorsa preziosa.
Mi riferisco alla concertazione partecipata.
Nel distretto queste avvengono a titolo personale, senza il rispetto del principio di rappresentanza ed omogeneità.
Il Forum non è un sindacato, è stato più volte espresso, ma non può non richiamare questi principi, anche verso gli stessi componenti del Terzo Settore, affetti sovente da autoreferenzialità conservativa.
Per un piccolo diritto, destinato nel tempo ad assottigliarsi e scomparire del tutto, non si può perdere un processo di adeguamento a principi e norme che regolerebbero, verso il welfare condiviso, i diritti e la crescita di tutti gli stakeholders.
Per anni questo meccanismo è scattato anche negli attori sociali, che a questo punto, per etica e responsabilità, hanno deciso di voltare pagina e costituirsi in Forum.
Lo stato delle Politiche Sociali dell’Area a mio avviso richiede una svolta di metodo, quindi un viraggio verso un sistema di concertazione fattiva e non simbolica, quindi di sfruttamento del know – how territoriale posseduto dal Terzo Settore.
Da qui le nostre pressanti richieste verso le Istituzioni per essere considerati per quello che possiamo apportare al territorio in termini di ridefinizione di un modello di welfare adeguato ai diritti dei cittadini dell’Area.
Come Forum annunciamo l’attivazione di un percorso di animazione territoriale, dove si ascolteranno gli stakeholders per arrivare ad una visione generale ed esaustiva tendente all’attivazione di un meccanismo democratico di social governance.
Specifiche commissioni su aree tematiche di rilievo, come “le non autosufficienze”, il sistema giovanile, l’immigrazione, saranno attivate entro il mese di ottobre con lavori ad evidenza pubblica.
Non demorderemo se il percorso incontrerà degli ostacoli, ce lo aspettiamo.
Ma siamo anche convinti che questo nostro impegno vedrà consenso e partecipazione, anche in chi non porta interessi diretti, ma soprattutto nei giovani e speriamo, anche negli Amministratori illuminati, che potranno percepire in questo percorso un sistema di benessere equanime e soprattutto centrato sugli effettivi bisogni del territorio.

mercoledì 8 settembre 2010

la partecipazione come strumento di cambiamento...


Prendo spunto da un dato recente che mi indice alla riflessione.
Viene stimato il numero di 84 mila disabili ed anziani non autosufficienti nella nostra regione. Di questi il 70% è rappresentato da persone anziane.
Il dato è aggiornato all’anno in corso ed apre alcune riflessioni.
Intanto il bisogno assistenziale che si innesta per salvaguardare l’ovvia esigenza, per fortuna garantita dalla carta costituzionale, di mantenere il proprio stato di salute intesa nell’accezione letterale, ovvero benessere bio – psico – sociale.
Quindi le finestre che si aprono sono immense.
Anzitutto vorrei evidenziare che il sistema parentale tanto enfatizzato nel nostro contesto spesso ricade sui carer di sesso femminile. Se da un lato la famiglia sostiene, anche se di meno rispetto al passato, il congiunto non completamente autosufficiente, altrettanto vero è che questo avviene a discapito dei sogni e della realizzazione di tante giovani donne che sfioriscono alterna dosi nei ruoli di madre e assistente.
Questo una società moderna non lo può permettere né tantomeno visualizzare soltanto la parte buona della vicenda.
Da questa parte buona, ovvero i principi di solidarietà ancora solidi nel contesto calabrese, bisogna partire per dare valore aggiunto ai sevizi e restituire la committente, la famiglia, il ruolo che le compete, ovvero di soggetto attivo nella verifica del sistema servizi.
Auspicabile sarebbe l’incremento delle Associazioni di familiari, ancora poco radicate sui nostri territori, che inevitabilmente agirebbero sul livello partecipativo.
Questo avverrebbe comodamente se si superasse la percezione di inutilità ed il disincanto che spesso, come cittadini, abbiamo nei confronti delle Istituzioni, che per la verità non fanno molto ad agevolare questo passaggio di fondamentale civiltà.
Possiamo quindi identificare nel meccanismo partecipativo la chiave di volta che occorre per snodare alcuni grovigli che non facilitano la riscossione di diritti fondamentali, come la cura e l’assistenza, da parte di molti soggetti deboli.
Posto ciò è necessario che gli Attori Istituzionali come gli Enti locali, competenti per i Servizi territoriali, guardino alle Organizzazioni Sociali ed all’Associazionismo familiare con fiducia e sentimenti collaborativi, oltre quanto sancito dalle normative di settore che quasi stanca ripetere.
D’altronde, giusto per citarne uno, l’art. 118 della costituzione afferma il principio di sussidiarietà, che è un principio regolatore basato sul concetto che le società di ordine superiore devono aiutare, sostenere e promuovere lo sviluppo di quelle minori, con esaltazione dei cosidetti corpi intermedi ( famiglie, associazionismo..) che vanno agevolate, anche finanziariamente, dallo Stato per lo svolgimento di una funzione sociale di cui posseggono adeguato know – how.
Affermato ciò invito a guardare tutti con ottimismo e benevolenza alla recente costituzione del Forum Distrettuale del Terzo Settore dell’Area Grecanica, inteso come catalizzatore di forze buone e professionali in grado di facilitare lo sviluppo del nostro territorio.
Questo attraverso l’esecuzione di buoni servizi alla persona, come quelli che già si fanno, di progettazione altamente professionale e di produzione di lavoro qualificato che nella nostra martoriata terra non risulta mai sufficiente.

martedì 31 agosto 2010

la mia lettera ai Sindaci dell'Area Grecanica...


Attraverso una missiva, il Presidente del Forum Distrettuale, Mario Alberti, ha informato i sindaci del Distretto Socio Sanitario di Melito sulla costituzione di detto organismo avvenuta nello scorso giugno 30/6.2010, che ha sede presso il Centro Giovanile “Padre Rempicci” in Condofuri Marina.
Nella missiva Alberti ha enunciato i principali obiettivi del Forum, ovvero l’attivazione l’implementazione e la valorizzazione dei processi di conoscenza, scambio e collaborazione tra le diverse Organizzazioni, attraverso lo scambio di idee, proposte, esperienze, per sostenere sul territorio il Terzo Settore dell’Area Grecanica, valorizzando ovviamente l’attitudine delle Organizzazioni che ne fanno parte.
Il Forum, prosegue Alberti, ha intenzione di collaborare per un progetto comune di crescita culturale, morale, civile, sociale ed economica della comunità. Questo anche rappresentando gli interessi, le istanze ed i valori comuni delle Organizzazioni del Terzo Settore nei confronti di Istituzioni, forze politiche ad altre organizzazioni economiche e sociali;
il Forum non è un sindacato, ma un oggetto attivo nella ricerca dei principi di trasparenza e legalità in tutti i settori della vita pubblica ed intende impegnarsi contro qualsiasi forma di esclusione sociale e discriminazione sostenendo lo sviluppo del terzo settore, dell’associazionismo, dell’impresa sociale e di ogni altra forma di imprenditoria non lucrativa
Di conseguenza la Presenza del Forum Distrettuale va vista come un nodo fondamentale per la costruzione di un processo di permanente di “social governance” al fine di implementare costantemente una metodologia di lavoro condiviso .
Non si può affermare che di un impulso, nel settore in oggetto, il nostro territorio non abbia bisogno. I Piani di Zona non decollano ed i servizi sociali ed alla persona risentono di fattori frenanti come un evidente non aggiornamento della mappa dei bisogni e soprattutto una sostanziale differenza di opportunità tra comuni comunque afferenti allo stesso distretto socio -sanitario.
Il terzo settore locale raramente è stato messo in condizione di poter apportare significativamente il proprio contributo nei contesti formali stabiliti per legge.
Questo, secondo Alberti, ha generato un percorso di stasi nei Servizi Sociali territoriali, anche legato alla carenza progressiva di risorse economiche.
Il presidente conclude la missiva chiedendo, secondo quanto stabilito dalle normative di settore, ovvero legge 328/00 nonché L.R. 23/03, piuttosto che dalle specifiche Delibere di G:R. o circolari medesimo Settore, di essere invitato a rappresentanza del Terzo Settore Distrettuale nei tavoli di concertazione, consultazione, co -progettazione e programmazione od ove la normativa ne stabilisce la presenza.

domenica 4 luglio 2010

giù le mani dai servizi sociali...

La nota di Federico, su Strill, non fa che accrescere la mia preoccupazione.
Appunto perché proviene da un comune piccolo e senza dubbio di non significativo introito fiscale.
Nell’Area grecanica esistono tanti comuni come Bagaladi, caratterizzati da quello che il Sindaco Federico Curatola ha espresso.
Non voglio fare il disfattista, perché non lo sono, ma tutto si orienta verso l’ennesima contrazione dei servizi alla persona. E ne spiego il perché.
Intanto i bisogni provengono da persone spesso senza voce, caratterizzate da debole portata sindacale.
I loro bisogni vanno intercettati. Quindi se non li intercetta nessuno questi bisogni non esistono.
È facile tagliare ciò che non esiste.
Non dimentichiamo che nell’ Area grecanica quasi la metà dei Comuni non ha assistente sociale e quindi da punto di vista tecnico questi comuni sono assolutamente scoperti.
Chi da voce a chi non ha voce?
Il sociale viene ancora considerato una costola dell’assistenzialismo volontaristico.
Perché finanziare un’azione che si dovrebbe alimentare con lo slancio degli uomini di buona volontà. Non è così da almeno vent’anni, per fortuna.
I servizi sono e devono essere professionali, quindi correttamente retribuiti e nello stesso tempo effettuati da persone con le dovute e certificate competenze.
Che costano perché valgono.
Veniamo alle possibili risoluzioni, omettendo quelle che speriamo gli Enti Locali metteranno in campo a livello istituzionale.
Anzitutto quando si riducono le entrate, devono ridursi anche le uscite. Va tagliato il superfluo.
Non i servizi sociali, che sono di prima necessità, piuttosto qualche festa di paese, che può effettuarsi in tono minore, adatto al clima austero, qualche artista a la page , qualche manifestazione di “pennacchio”.
In cambio più servizi alla persona, che portano benessere e, per quanto debole, anche occupazione.
Nessun ente locale si è accorto che i tagli alle Politiche Sociali sono iniziati da almeno tre anni, in modo progressivo, anche se silente.
Anche questo è conseguenza logica di una programmazione assolutamente debole, non concertata con il terzo settore locale e quindi svuotata di aderenza con il territorio ed con i reali bisogni della gente.
Una buona ricetta risiede anche nel consolidamento della rete socio -istituzionale.
Cogliendo nello specifico la nota del sindaco di Bagaladi, le forze sociali saranno senz’altro al suo fianco per lottare congiuntamente a favore dei bisogni del territorio.

venerdì 18 giugno 2010

la sostanza e l'apparenza

la "protesta" di giovedì 17 giugno, effettuata dalla cooperativa Rinascita, per portare all'attenzione dei cittadini di Melito, soprattutto del primo cittadino, il disagio economico dovuto ai ritardi del pagamento delle prestazioni effettuate, non può che lasciare l'amaro in bocca.
E ne spiego le ragioni.
Ragioni di sostanza e non d’apparenza.
Ovviamente senza entrare in merito alle somme contestate al Comune di Melito, soggette a diversa visione da parte dello stesso Ente Locale.
Saranno altri e con "carte alla mano", le stesse che hanno generato la somma espressa in tale frangente da due coraggiosi dipendenti della cooperativa, a dirimere la questione.
Il problema è un altro ed a mio avviso più grave.
Intanto la problematica va ben al di là di un mercanteggiare una somma oggetto di dubbi.
Su questo è stata fatta, troppa eccessiva enfasi.
Non sempre ciò che appare è. Anzi quasi mai.
La sostanza è che non ritenersi responsabili di un disastro in quanto portatori di un’insolvenza relativa, pur ancora oggetto di dubbio, rispetto a ad altri committenti, leggi ASP 5 di Reggio Calabria , non giustifica la stessa insolvenza.
L’angolatura non deve essere rappresentata dal binomio mi giustifico e poi attacco, ma ascolto e poi mi alleo.
Questo, caro Sindaco, è mancato totalmente.
Mi sarei aspettato una promessa di verifica sulle somme, che non c’è stata, un affiancamento nella lotta contro un apparato pubblico che genera lo stesso disagio, e non c’è stato.
Non mi sarei aspettato certamente un’impari contestazione, con funzionari a fianco, verso sessanta lavoratori giustamente sprovvisti di “prove provate”, se non altro perché giunti nella casa di cittadini per ricevere risposte e non attacchi.
A breve, se le somme promesse verranno erogate, Rinascita pagherà ai dipendenti il mese di gennaio. Quindi per noi l’anno nuovo inizia adesso.
Questa è la sostanza.
http://www.melitotv.it/index.php?option=com_seyret&Itemid=14&task=videodirectlink&id=453

sabato 12 giugno 2010

e li chiamano matti....


Nel 1978, dopo un decennio ed anche più nel quale il Movimento di psichiatria democratica affermò una nuova concezione della malattia mentale, vene promulgata la famosa legge n.180.
La stessa, qualche mese dopo, divenne parte integrante delle legge che riordinò il Servizio Sanitario nazionale fino al momento francamente confuso e corporativo, la n.833.
Anno 1978. Trentadue anni fa.
Ma oggi come siamo messi nell’applicazione di una normativa che fu rivoluzionaria?
La persona con disabilità non più soggetto deviante da internare, a vantaggio della società tutta ( concetto di Franco Basaglia) piuttosto persona ammalata da curare.
E dove? Non più nei manicomi ma in ospedale per le acuzie come tutti i malati e nel territorio per il reinserimento sociale.
Che rivoluzione.
Ma dopo trentadue anni come vengono considerate le persone affetta da patologia psichiatrica. Ancora matti e non v’è dubbio. Perché?
Perché il territorio è uno sconosciuto, il welfare crolla dietro i colpi dei Piani di Rientro di spese esagerate generate dalla stessa casta che adesso risparmia sulla pelle dei più deboli, perché, almeno giù da noi, pochi conoscono le potenzialità di una persona con disabilità psichica.
Sapete che potenzialità possiede un disabile mentale?
Nessuna e tutte. Esattamente come te e come me….
E se invece di una patologia psichica il nostro amico avesse una gastrite cronica o l’artrosi ci porremmo il problema di cosa sa fare, di come si relaziona, di come si veste, se potrà mai amare…
Penso di no.
Basaglia scriveva così: “ Ogni volta che affronto il problema della psichiatria mi sento sempre più confuso. Tendenzialmente la psichiatria è sempre oppressiva , è uno strumento di controllo sociale , ed a partire da questo punto di vista l’assunto diviene più complesso . La psichiatria nacque come elemento di liberazione dell’ uomo , se ricordiamo Pinel liberò i folli dalle prigioni , ma infelicemente li rinchiuse in un'altra prigione , il manicomio . Dopo Pinel , se esaminiamo la storia di tutta la psichiatria , spiccano soltanto nomi di grandi psichiatri , e dei malati rimangono solo le etichette , come isteria , mania , schizofrenia , astenia , ecc.ecc.
La storia della psichiatria è la storia degli psichiatri, e non dei malati , e questo tipo di situazione ha legato indissolubilmente il malato al suo medico , creando una situazione di dipendenza dalla quale il malato non poté più liberarsi “ .
Ancora oggi è così e forse peggio perché non abbiamo superato gli OPG ( Ospedali psichiatrici Giudiziari) che per legge non sono Sanità, ma Giustizia, perché i gruppi di convivenza autonomi sono ancora una chimera, perché i Centri Diurni rimangono fantascienza e non ultimo perché contraendo i costi si intaccano principi quali la riabilitazione che sono prodromi ad un vero e proprio reinserimento nella società per il disabile mentale.
I servizi domiciliari psichiatrici a sostegno delle famiglie sono deboli, carenti e centrati prevalentemente sull’aspetto sanitario puro.
Questo è quanto e non possiamo dormire sonni tranquilli.
A proposito, vi domanderete cosa c’entra il veliero?
È fatto con migliaia di stuzzicadenti messi insieme con dovizia e metodo.
Lo ha creato una persona affetta da patologia “speciale”, al quale auguro di alzare le vele verso l’autonomia ed il benessere, ovvero la vita.
E poi…. li chiamano matti…

lunedì 7 giugno 2010

Forti con i deboli e deboli con i forti



Si continua a registrare purtroppo, per quanto riguarda la problematica pagamenti delle cooperative ed associazioni in convenzione con l’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabra, la solita insolvenza.
Le prestazioni nel campo psichiatrico sono svolte efficacemente e puntualmente dalle cooperative, lo stesso non si può dire dei pagamenti delle fatture, che l’ASP di Reggio non esegue con la corretta puntualità.
L’ultima fattura pagata da parte dell’Asp 5 è stata quella relativa al mese di dicembre 2009.
I mesi di ritardo a questo punto sono cinque, e corrispondono esattamente al credito che i soci e dipendenti vantano nei confronti della cooperative convenzionate.
Ovviamente se l’ASP non onora le prestazioni svolte con la fatturazione puntuale, le cooperative non si trovano in condizione di poter pagare i dipendenti.
Il servizio viene però effettuato con la solita professionalità e puntualità..ma fino a quando?
Fino a quando delle persone “fuori dal mercato” , in quanto economia debole nonostante la professionalità e la formazione posseduta, potranno reggere questo sistema?
Che è già al collasso.
È un problema annoso e sempre più aggravato dal lassismo delle Istituzioni che non intendono affrontare la problematica se non proponendo tagli, dai quali puntualmente le stesse rimangono fuori a conservare un privilegio di casta sempre più evidente.
È facile contrarre il debito, che non abbiamo certo generato noi cooperatori, non pagando le prestazioni.
Forti con i deboli e deboli con i forti, ecco il sistema in uso in questo momento nella nostra Azienda.
A meno che non sia questa crisi un preludio per privarsi, in barba a quanto sancito dalla legge 180 del 1978, dell’intervento sociale in psichiatria.
Nelle larghe maglie del Diritto e dei Doveri Istituzionali il manicomio, convitato di pietra in questa brutta storia, sta rientrando dalla porta di servizio.
È questo il mondo che vogliamo…

sabato 5 giugno 2010

IL PEDAGOGISTA CLINICO

Il Pedagogista Clinico, abilitato all’esercizio della professione dopo una formazione triennale, post-laurea, presso l’ISFAR, Istituto Superiore di Formazione Aggiornamento Ricerca, di Firenze, rappresenta nel territorio nazionale, dal 1974, una figura professionale che per dovere deontologico libera la persona da tutti quegli ostacoli, che impediscono il completo ed armonioso sviluppo della personalità e rifiuta ogni principio educativo basato sul criterio di “ammaestramento” dell’altro, poiché questa disciplina si oppone a coloro che intendono educare attraverso la persuasione ed attraverso l’obbedienza dell’altro.

Finalmente anche nel territorio reggino, dove non manca il disagio sociale ed un affermato spirito imprenditoriale, si sta affacciando questa nuova figura professionale, ciò determina un riconoscimento importante considerato il vuoto professionale che si è registrato fino ad oggi nell’ambito educativo e socio-relazionale.

Il Pedagogista Clinico è un libero professionista che interviene sulle situazioni di disagio con interventi di aiuto basati su tecniche educative, si tratta di modi dello stare assieme alla persona, affinché possa sempre vivere con agio la propria situazione. Egli ha recepito quali sono le nuove esigenze sociali, così pone come suo dovere quello di aiutare gli uomini a liberarsi dagli ostacoli, a ritrovare il loro equilibrio, a riportare l’espansione del disordine verso l’ordine, a realizzare esperienze conoscitive coordinate in un insieme coerente e consapevole di sé.

Il termine "clinico" non assume qui il significato di "esame o cura del malato", né si connota come competenza medica, psicologica o sanitaria, bensì ha come unico significato quello di "azione umana di aiuto alla persona", la pedagogia clinica guarda quello che c’è sotto, non si ferma all’evidenza come fa la medicina.

Modus operandi della pedagogia clinica è che si caratterizza per l'attività e l'impegno rivolti alla persona, considerata globalmente come unità psico-fisica complessa, anziché al problema, quindi l'intervento di aiuto segue metodi di ricerca sperimentale ed elaborazioni teoriche cui fanno seguito tecniche e metodologie capaci di far fronte alle difficoltà pertinenti la crescita espressivo-comunicativa e rappresentativa, fino a far raggiungere una concreta conquista dell'autonomia.
Venuto a conoscenza, attraverso la diagnosi pedagogico clinica, delle potenzialità, delle abilità e delle disponibilità della persona, il pedagogista clinico è in grado di strutturare interventi mirati e personalizzati con abilità eclettica e strategie educative capaci di favorire un'equilibrata evoluzione socio-relazionale e psico-affettiva, idonee a far superare difficoltà e disagi nell'espressione e a migliorare la comunicazione e il rapporto.
Vengono utilizzati vari metodi con marchio registrato® esclusivi del Pedagogista Clinico iscritto all'Albo Nazionale dei Pedagogisti Clinici:
- Metodo Writing Codex® per la codifica scrittoria
- Metodo Edumovement® per lo sviluppo delle potenzialità organizzativo-motorie
- Metodo Educromo® per il recupero della capacità di lettura
- Ludopedagogia® per lo sviluppo delle funzioni emozionali
- Metodo Inter-Art® per lo sviluppo della creatività
- Metodo MPI® (Memory Power Improvement) per lo sviluppo dell'attentività e della mnesi
- Metodo Bon Gest® per favorire abilità grafo-gestuali
- Metodo Prismograph® per educare al segno grafico
- Musicopedagogia® per il potenziamento delle capacità comunicative e interazionali
- Metodi: Discover Project®, Trust System®, Touch-Ball®, Body-Work® per favorire la conoscenza e la coscienza topografico-corporea
- Reflecting® per favorire lo sviluppo del Sè
- Training Induttivo (TI)® metodo di rilassamento per fronteggiare gli stati di disagio psico-fisico
- Psico-Fiabe® per stimolare l'immaginazione
- Cyberclinica® per il rinforzo ergico dell'Io
- PicturePhantasmagory® immagini fantasmagoriche
- ClinicalMentalPicture® immagini mentali utilizzate in diverse situazioni di aiuto (sport, gravidanza, disagi alimentari, rinforzi ergici e ricerca di nuove disponibilità al rapporto con gli altri).

Il Pedagogista Clinico offre interventi di aiuto rivolti:
- AI SOGGETTI IN ETÀ EVOLUTIVA
Sono rivolti principalmente alle difficoltà di apprendimento, comportamento, espressivo-elocutorie, organizzativo-motorie, comunicative e relazionali. Tali interventi sono tesi a sollecitare l’autonomia e la coscienza di sé, la grafo-espressività, le abilità codificatorio e decodificatorio-scrittorie e logico-matematiche; le potenzialità cinestetiche, l’espressività verbale, la creatività e la disponibilità alla relazione.
- AL SINGOLO ADULTO
Si tratta di un percorso pedagogico-clinico volto alla conoscenza di sé e delle dinamiche che si sono instaurate con gli altri, teso a favorire il benessere interiore e quindi lo star bene con gli altri. L’intento primario di tale intervento è soddisfare i bisogni della persona di ogni età con modalità educative capaci di ripristinare nuovi equilibri e abilità nell’affrontare ostacoli, disagi psico-fisici e socio-relazionali.
L'intervento, adattato alle necessità di ogni specifico utente, sia egli adolescente, adulto e anziano, si sviluppa nel tempo con l'ausilio di tecniche specifiche che favoriscono la distensione psicofisica ed il recupero delle energie, la riflessione su di sé e sull'ambiente sociale il potenziamento delle abilità relazionali.
- A SOGGETTI PORTATORI DI HANDICAP
Tesi a favorire il raggiungimento dell’autonomia, le capacità comunicative, la socializzazione, l’integrazione, la coscienza e conoscenza di sé, l’adattamento alla realtà e la riabilitazione. L’obiettivo fondamentale è favorire l’autonomia del soggetto, in quanto finché la dipendenza dall'altro sarà totale, egli rimarrà anche un emarginato. Un altro importante obiettivo è l’instaurarsi della relazione sia con il pedagogista, che con le persone che gravitano intorno al soggetto. Inoltre l’intervento sarà teso a recuperare quelle abilità carenti o mancanti mediante tecniche specifiche.
- ALLA COPPIA E ALLA FAMIGLIA
Si realizzano mediante consulenze pedagogiche utili a chiarire le origini di eventuali disagi e per prospettare il tipo di intervento per la coppia e per la famiglia.
In passato non capitava spesso di sentir ammettere ad un genitore quanto fosse difficile educare un figlio, né ad una persona quanto fosse difficile convivere con un’altra. Anche per questo si parla sempre più spesso della specificità dell’intervento pedagogico e dell’opportunità della sua realizzazione finalizzata ad educare "alla" e "nella" famiglia. Il principale obiettivo di tali interventi è quello di consentire l’acquisizione di consapevolezza delle proprie modalità conoscitive, comunicative, emozionali e relazionali. Successivamente l’apprendimento di capacità che consentano di decentrarsi dai propri schemi di riferimento e considerare quelli altrui, per raggiungere una migliore comprensione di che ci sta vicino e riuscire a costruire più adatte modalità di stare insieme al partner e/o ai figli, rispettando le differenze di ognuno.
- AI GRUPPI

Trovano nelle diverse tecniche e modalità di utilizzo, occasioni importanti per uscire dal disordine e dal caos, conoscere e affrontare i rischi e le delusioni esistenziali, ogni singolo ha l'opportunità di attingere alla propria fonte viva di significati e di risorse per acquisire un adeguato stile relazionale e comunicativo.
- ALL’ANZIANO
Per favorire il ripristino di nuovi equilibri e nuove disponibilità allo scambio con gli altri, nella convinzione che la persona ad ogni età può sentirsi ed essere protagonista del proprio benessere psico-fisico e del proprio percorso di crescita.
Inoltre, non si limita al proprio studio o al proprio atelier, poiché sa che alla categoria occorre farsi conoscere e apprezzare da un sociale sempre più vasto, e per questo stipula convenzioni con le Scuole e assume in queste la consulenza per il Servizio di Orientamento, partecipa a progetti di Enti, Cooperative e Centri per anziani, propone progetti alle A.S.L., ai Comuni e alle Province, suggerisce ed offre ai genitori o agli adulti occasioni di incontri di gruppo su una molteplicità di tematiche.
Grazie all’intervento di questi specialisti, Enti pubblici e privati potranno trovare innovative ed efficaci risposte per risolvere situazioni di disagio o difficoltà nella gestione dei rapporti e del rendimento in ambito sociale, professionale, scolastico o familiare.

Il Pedagogista clinico, con la sua attività responsabile, e in quanto espressione di una volontà di rinnovamento delle modalità di aiuto alla persona, mantiene vivo il progetto di trasformazione della società e di valorizzazione di ogni singolo uomo.

Con la speranza che la presenza di questo professionista, soprattutto, nelle istituzioni sociali venga saggiamente affrontata da una politica motivata a che il nostro territorio recuperi la distanza che lo separa da quelli più attenti e sensibili al benessere dei cittadini.

Questo uno dei motivi principali che ci porta ad organizzare in zona, tra breve tempo, un incontro dove si discuterà dell’importanza della figura del Pedagogista Clinico e di quelle Nuove Professioni che sono disconosciute nel nostro territorio, ma che sono fondamentali per un cambiamento culturale scientifico indirizzato al nuovo vasto panorama dei bisogni educativi della persona di ogni età, della coppia o del gruppo.

per gentile concessione della collega ed amica Dott.ssa Maria Gabriella Guglielmini ( Pedagogista Clinico, Educatore Professionale Extra Scolastico )

giovedì 27 maggio 2010

le stelle non stanno più a guardare....

Il terzo settore è ormai unanimemente riconosciuto come un interlocutore fondamentale per il territorio, la società civile e le istituzioni locali. Diversi interventi legislativi dell’ultimo decennio, a partire dalla legge 328/2000, passando per la riforma del Titolo V della Costituzione, e dai diversi Piani Sanitari e Sociali di carattere nazionale e regionale, individuano nel terzo settore un attore imprescindibile per la costruzione dello stato sociale sulla base del principio di sussidiarietà orizzontale di cui all’art.118 della Costituzione.

La legge 328, in particolare, nel tentativo di innescare un processo di profonda innovazione nella cultura italiana delle politiche sociali, ha introdotto, in relazione al terzo settore, alcuni principi di riferimento fondamentali, ovvero che il ruolo del terzo settore va agevolato ed i soggetti pubblici debbono promuovere azioni per il sostegno e la qualificazione dei soggetti operanti al suo interno, i soggetti del terzo settore sono visti come soggetti attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi, la programmazione e l’organizzazione del sistema obbedisce innanzitutto ai principi della ‘sussidiarietà’,le politiche che riguardano interventi e servizi sociali vanno coordinate e integrate con gli interventi sanitari e dell’istruzione, nonché con le politiche attive di formazione, di avviamento e di reinserimento lavorativo;

Sempre riguardo la partecipazione delle “aggregazioni sociali”, l’Art. 118 della Costituzione, recita testualmente: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”
Un riconoscimento chiaro, quindi, che non tende a relegare le organizzazioni del terzo settore a mere esecutrici di un disegno etero definito, ma le rende soggetti della programmazione, prima ancora che della gestione dei servizi.

In Calabria l’attuazione di questi principi è ancora perlopiù deficitaria. Solo da pochissimo tempo ha visto l’approvazione, a quasi dieci anni dalla pubblicazione della legge 328, il Piano Sociale Regionale, e solo qualche Comune ha provveduto ad attivarsi per strutturare percorsi volti alla definizione dei Piani di Zona.

Peraltro, anche nei territori più virtuosi, il ruolo del Terzo Settore è comunque relegato ad una mera presa visione di atti già scritti, mentre, per la maggior parte dei casi, le organizzazioni no profit rimangono totalmente escluse anche dalle semplici comunicazioni.
In tale contesto non può certo negarsi una parte di responsabilità anche dello stesso terzo settore, che sino ad oggi non è riuscito a fare quadrato, a dotarsi di rappresentanze condivise.

Una autoreferenzialità che purtroppo ha contraddistinto il terzo settore calabrese e che sino ad oggi ha consentito, a chi ne poteva trarre profitto, di dividere e governare, senza alcuna opposizione.

Appare evidente che tale situazione è ancora più accentuata in aree, come quella Grecanica dove, oltre alle difficoltà proprie di tutti i territori, si aggiungono ulteriori elementi di sottosviluppo quali la scarsa preparazione delle istituzioni locali, la carenza di infrastrutture e servizi, le risorse quasi nulle.

E’ in questo contesto, che potrebbe apparire senza speranza, che il Terzo Settore dell’area Grecanica ha deciso di attivarsi per costruire un percorso finalmente unitario volto alla determinazione di linee di intervento condivise.
Le organizzazioni aderenti hanno deciso di avviare un processo di crescita comune che giunga a proporre la propria rappresentanza quale imprescindibile attore di concertazione per la definizione delle politiche sociali e sanitarie della zona.

Da qui la nascita del Forum Distrettuale del Terzo Settore dell’Area Grecanica, suggellata presso il Contro Giovanile Padre Rempicci di Condofuri con la firma del Patto Etico di Responsabilità.

venerdì 21 maggio 2010

Teatro in rete



La cooperativa Rinascita, da anni impegnata nel campo teatrale attraverso la partecipazione degli ospiti delle strutture di riabilitazione psichiatrica, insieme ad alcune cooperative del reggino e della Pina, che si occupano dello stesso ambito, lunedì 24 alle 10.00, dove… metterà in scena la commedia brillante “non ti pago”, scritta da Eduardo De Filippo.
Gli ospiti della cooperativa Rinascita hanno già rappresentato “non ti pago” presso diverse rassegne teatrali del comprensorio ed in partenariato con compagnie professionali di notevole spessore.
Il valore aggiunto a questi eventi è dato dalla particolarità degli “attori”, persone ospiti delle comunità alloggio di Saline Ioniche.
Il pregiudizio si destruttura, a volte, attraverso azioni di estrema semplicità.
Basta conoscere, parlare, confrontarsi con chi vive una condizione diversa dalla nostra, per comprendere che la diversità è un patrimonio comune e trasversale a tutti gli esseri umani.
Per fortuna!
Quando la persona con disabilità, sia mentale che fisica, si esprime come vuole e come può, ed in particolare attraverso l’arte, il primo messaggio che spero arriva è addirittura rivoluzionario.
Il “resto del modo” comincia a chiedersi come mai la persona che prima veniva ritenuta inutile, incapace, dipendente, grazie allo spettro del pregiudizio, adesso riesce a cantare, ballare, recitare…
Quindi vive e muore, ama ed odia…esattamente come tutti noi.
Niente altro.
Il messaggio è di chiara e lampante semplicità e così vuol rimanere, anche se dietro si intravede una cultura, quella dell’integrazione, che dagli anni settanta, nel campo della psichiatria, ha sostituito quella totalizzante degli Istituti massificanti e custodiali.
Adesso quanto detto appartiene al passato, purché non cada mai il silenzio su queste buone storie.

martedì 18 maggio 2010

il welfare...questo sconosciuto

Welfare state significa letteralmente stato di benessere e significa stato sociale, ovvero un sistema di norme ed interventi che tende ad eliminare le diseguaglianze innestando circuiti virtuosi sulle aree di bisogno. L’assistenza sanitaria, sociale, l’istruzione, il lavoro….
Questa è la teoria, ma la realtà…è tutt’altra cosa.
Un esempio è ‘istruzione Pubblica, area robusta fino agli anni novanta, che da quest’anno vede contrazioni spaventose di servizi, un incremento numerico degli alunni per classe sproporzionato all’offerta e la triste novità della disoccupazione che sostituisce il precariato negli Insegnati “annuali”.
Sulla Sanità, omissis e sul sociale si spiega dopo.
Ci ritroviamo una Sanità che non riesce in Calabria a quantificare il debito e che promette lacrime e sangue, leggi tasse, che a pagare saranno sempre i più deboli, come nel caso dei precedenti tiket.
I servizi sono quelli che vediamo.
Una sola autoambulanza per coprire i bisogni dell’Area Grecanica ( 33.000 residenti circa) mentre le postazioni di Continuità Assistenziale non ripartono, nonostante una sentenza del Tar di Reggio Calabria che ridefinisce il rapporto ottimale servizio – cittadino centralizzando quest’ultimo e non l’esigenza di risparmiare soldi spesi da altri…
Ma su questo ci torneremo con più specificità in seguito
Adesso vorrei centrarmi sul terzo settore locale, che rischia di diventare “fascia debole” come l’oggetto del proprio impegno.
Le Cooperative ed Associazioni che dagli anni 80 effettuano servizi alla persona in regime convenzionato o accreditato oggi sempre più annaspano, a causa di un riconoscimento sostanziale da parte degli Enti Pubblici ancora fumoso e spesso inesistente.
I mesi di riardo nell’erogazione dei pagamenti, per prestazione resa, soprattutto riguardo ai convenzionati con l’ASP 5 di Reggio, ammontano ormai a cinque.
Quindi il dipendente di una cooperativa che svolge servizio in regime di convenzionamento con l’azienda Sanitaria di Reggio ha ricevuto adesso il compenso relativo a dicembre 2009.-
Cosa accadrebbe se non ci fosse più un servizio di riabilitazione psichiatrica presso i servizi esistenti?
Ovvero se il “pubblico” decidesse di svolgere in proprio l’attività riabilitativa.
Anzitutto aumenterebbero i costi.
Altro è il compenso di un educatore professionale dipendente è notevolmente al di sotto di un analogo professionista dipendente pubblico, anche se nella nostra ASP forse non se n’è mai visto uno.
Lo stesso dicasi per gli Assistenti Sociali, Fisioterapisti, Infermieri ed altro…
Quindi i costi che si vogliono contrarre di fatto aumenterebbero.
A meno che si decidesse di non effettuare più attività riabilitative, riportando indietro la problematica della salute mentale agli anni settante, prima delle riforma sanitaria e soprattutto della legge 180 del 1978.
Questo configgerebbe con le norme di legge, a partire dalla Carta Costituzionale, con i vari Piani Sanitari regionali e soprattutto con i bisogni dell’utenza.
Ciò che sta accadendo con la Riabilitazione, nel contesto reggino, è emblematico.
E se l’utente ancora non vive il disagio nei servizi è grazie alla coscienza ed all’abnegazione del terzo settore convenzionato che lo rende centrale nel proprio impegno.
Ma fino a quando?
Fino a quando si potrà reggere un sistema diseguale, che vede il terzo settore divenire sempre di più fascia debole, con reddito basso e discontinuo, con riconoscimento debole a livello istituzionale e confusione rispetto al ruolo svolto ed alla professionalità dimostrata?
Questa è la madre di tutte le domande.
Ma il nostro terzo settore, storico e competente, non ci sta più ed ha deciso di scendere in campo per i propri diritti e quelli dei propri assistiti.
Quindi per i diritti di tutto il territorio.
Le azioni saranno visibili e tendenti ad informare tutti, affinché diventi un problema della Comunità e non del singolo.
Attraverso la massima diffusione possibile.
Alla prossima puntata….

lunedì 19 aprile 2010

i fiori sbagliati

Alcuni fiori sbagliano strada, crescono in terreni dove la loro bellezza verrà inevitabilmente ammorbata dalle esalazioni mortifere o da altri fiori come loro, purtroppo sbagliati.
Chi fa servizi sociali e sanitari, chi insegna, vede tanti, troppi, fiori sbagliati.
Come si fa a riconoscerne uno?
Basta immaginarlo da un altra parte, dove sarebbe cresciuto florido e rigoglioso.
Ma quest’altra parte per molti non c'e'.
Oppure basta prestare attenzione a cosa accade nelle aule scolastiche, dove sarebbe tutto bello e tranquillo
Se non ci fossero loro, i fiori sbagliati.
Ma come un fiore può crescere nel terreno giusto?
Ma un fiore se cresce sbagliato può tornare a rivivere?
Si… certo…. forse non tutti…. ma quelli che hanno la fortuna di incontrare chi crede nel cambiamento certamente sì.
Dobbiamo crederci tutti noi... operatori sociali, scolastici, preti….
Essere sole terra ed acqua per questi fiori.
Noi che abbiamo la fortuna o la sfortuna di incontrarli.
Proprio adesso ne sto pensando uno.....

sabato 27 marzo 2010

il cambiamento.....

Il grande giorno è arrivato..si contano le ore, si affilano le unghie per gli ultimi voti, quelli porta a porta.
Vecchi e giovani, sani e malati..vivi e morti.
Regionali…comunali,,la battaglia è uguale.
Stesse armi, stessi sistemi, stesse promesse, a volte, purtroppo, stesse facce.
Noi umili cittadini ci prepariamo agli ultimi assalti.
Chi a difendere la propria idea contro gli ammiccamenti ed il paternalismo dell’amico o del conterraneo, chi a difendere le proprie promesse per opportunità’…ma quale???
Promesse fatte a tutti, a tanti..a troppi.
Mi sento tranquillo.
Il vero amico capisce..il falso se ne va…le promesse, tanto sono sempre uguali.
Allora, cari candidati vecchi…vergognatevi.!
Con quale coraggio ci promettete le cose che non avere mantenuto prima!
Candidati tutti, nuovi e vecchi, ma vi sembra veramente che il popolo è totalmente bue?
Vi sembra possibile che tutti votano tutti? È un concerto per solo tromba….
Ricordatevi tutti che il popolo a volte si copre per non vedere…per non sentire…
Per non vedere i propri giovani andar via per non finire sfruttati, vessati e malpagati in un esercizio commerciale…magari appartenente a quelle stesse persone che si lamentano perché…c’è la crisi….
Per non vedere i propri malati a questuare raccomandazioni per ottenere una visita prima che li colga la morte…
Per non vedersi soffocati da un sistema che premia i lecchini e reprime i migliori, o i coraggiosi .
Quelli che fanno le “cose per bene…..”
Le “cosa per bene” sono diventate l’anormalità….la devianza….
L’accomodamento la norma.
Amici, guardate dritto verso la scheda elettorale..vedrete la vostra idea, qualsiasi essa sia, nascosta dei volti dei potenti.
Scostate questi volti arroganti e scrivete ciò che volete.
Ecco il cambiamento.

domenica 28 febbraio 2010

la scelta di scegliere...

caro Federico,
Leggo con attenzione prima la tua candidatura, resa definitiva dalla scadenza della presentazione delle liste, e poi, ben più importanti, le tue ragioni.
Tu l’hai avuta e ti faccio i miei affettuosi complimenti.
Pensa che per queste elezioni regionali mi sento così indeciso e veramente, adesso, mi manca il coraggio di scegliere. Che guazzabuglio!
Da sinistra a destra. Passando per un centro sempre più intasato e confuso.
Socialisti di destra e socialisti di sinistra…boh!
La destra è giovane. La sinistra è vecchia. Ed io sono confuso. Dove sono le mie idee? Dove il mio partito?
Anche se la responsabilità di questa mia confusione sta senz’altro nella disorganizzazione ideologica ed arrivista di tutte le compagini.
Ma torniamo a noi.
Ho letto le tue ragioni e penso tu sappia che non sarà facile.
Il lavoro non è così semplice da raggiungere,. perché del lavoro e dei giovani, adesso, non frega più niente a nessuno, ma tutti lo promettono e lo decantano.
Qualcuno più coraggioso dice che i giovani non vogliono più lavorare come una volta.
Magari è un becero imprenditore, come ce ne sono tanti dalle nostre parti, che si lamenta perché qualche ragazza non si è accontentata della sua elemosina in cambio di dieci ore al giorno a contare dietro un bancone i soldi che guadagna lui!
Tu sai, caro Federico, che non è così e che non è giusto.
Il tuo paese è vivo ma lo sviluppo e le opportunità ancora non decollano.
I giovani stanno per andar via anche dal lì, come in tutti gli altri posti.
Nuova emigrazione per vecchi problemi. La speranza uccisa favorisce la fuga.
Sai che sul Sociale non si scherza.
Tutti vorremmo non ci fosse bisogno di interventi riparatori.
Immagina quando a mancare sono entrambe le cose!
Questo è un altro arduo compito.
Tuo padre, se dovessi ricordarlo con una metafora, lo immaginerei come un bonario pescatore che intrecciava, riparava e tesseva la rete dove non abboccava nessuno, ma tutti sceglievano di starci dentro.
Perché i modi fanno contenuto. Questo ricordalo sempre.
Fai rete con tutti, anche con chi non sopporti o non stimi. Scoprirai cose nuove.
Attraverso le connessioni passa lo sviluppo dei territori.
Guarda sempre oltre la Valle del Tuccio.
Termino con un sentimento poco nobile. L’invidia.
Forse ti invidio un po’ perché hai in mano la possibilità di cambiare le cose ed io, almeno per il momento, no.
Lo faccio, per ora, anche attraverso te e quelli come te che scendono in campo con ideali onesti ed elevati.
So che non è poco ma sentiti addosso anche questa responsabilità.
E vedrai che sarà una bella avventura!

domenica 17 gennaio 2010

la scelta di fallire

Non parlo spesso di me, ma stanno scoccando tre ricorrenze che mi permettono un po’ d’introspezione.
La prima, la principale, è che terminerò gli “anni quaranta” per avvicinarmi al mezzo secolo di vita.
Bene.
Se così è la mezza età che sia benvenuta.
La seconda è che questo è il 98 esimo post del mio blog.
Si avvicina un’altra ricorrenza.
La terza è che oggi mi va di farlo.
Una gita qualunque, scolastica, di tanti anni fa.
Era il 1976.
Avevo appena quindici anni.
A quindici anni il mondo appare netto, senza sfumature, o bianco o nero.
Gli adulti sono spesso oggetto della tua contestazione e mentre contesti gli attribuisci un’importanza che forse non meritano, non tutti.
Una gita qualunque a Taormina, meta possibile di tutte le gite scolastiche.
Il mio insegnante mi affidò un compito.
Missione impossibile.
Far rientrare tutti alle cinque della sera, per la partenza verso casa.
Perché proprio a me? Si fida di me? Sarò capace?
Ovviamente non fui capace.
I ragazzi avvinghiati in discoteca, corteggianti in spazi di liberta che ancora non possedevano, annusanti indipendenza fino al termine, mi mandarono tutti beatamente e giustamente all’inferno.
Alle cinque della sera ci stavo solo io ad attendere comprensione e sostegno per il mio fallimento.
Così non fu.
Il mio delegante insegnate mi apostrofò con una frase storica, un maglio, uno stigma, una bolla papale manco fossi Martin Lutero.
“Sarai un fallito nella vita. “
Ed allora ho scelto di fallire.
A vent’anni scelsi una strada, un percorso diverso dai miei coetanei più “strutturati”.
Scelsi lo stare accanto fisicamente a chi si trova ai margini, e dentro la Società non può stare perché disturba chi non fallisce mai.
Siano bambini, disabili, adulti, madri, figli.
Purché non siano “normali”.
Dalla scelta di impegno a quella formativa.
Non il contrario come tutti quanti.
Allora da lì tante scelte, tutte capovolte. Tutte strane. Tutte da fallito.
A quasi mezzo secolo di vita mi sento bene, soddisfatto e curioso di ciò che mi aspetta ancora e che andrò ovviamente a cercarmi.
Cari amici che leggete questo post introspettivo domenicale un po’ strano, portate ancora pazienza, è quasi finito.
Spero possiate sempre scegliere nella vita la strada che sentite vostra,senza condizionamenti e proseguirla con libertà.
Se questo è il fallimento ve lo auguro di cuore.

venerdì 15 gennaio 2010

L'impegno...corsia privilegiata per la legalità!


La legalità passa anche attraverso le strade dell’impegno e della condivisione con le persone in difficoltà e con gli Enti che di loro si occupano.
Tra mille difficoltà di diverso ordine ed entità.
La cooperativa Rinascita Onlus, che sul territorio dell’Area Grecanica è presente con numerosi Servizi, in particolare con le Strutture di Riabilitazione Psichiatrica site a Saline di Montebello, con la Casa di Riposo Sorriso al Tramonto a Melito e con i servizi domiciliari per Anziani e Disabili sia sul versante sociale che sanitario, dal 7 gennaio 2010 ha avviato il Servizio Civile Nazionale.
Verranno impiegati 8 volontari, precedentemente selezionati tramite bando datato luglio 2009.
L’impiego dei volontari risponde ad una logica di rete più estesa, alla quale appartiene la cooperativa Rinascita, che la vede anello di congiunzione con realtà solide e di spessore come il Consorzio Mare Sol, con sede a Messina e la cooperativa Aurora, di Palermo.
I volontari si affiancheranno al personale delle strutture allocate a Saline,e della Casa di Riposo Sorriso al Tramonto, per favorire la realizzazione del progetto di Servizio Civile “il Capo Sud della 180”.
La cooperativa Rinascita, attraverso l’adesione al Progetto di Servizio Civile,si prefigge di facilitare la crescita dei giovani che hanno scelto questo impegno come terreno di cittadinanza attiva.
La cultura del cambiamento e dell’impegno passa necessariamente attraverso le nuove generazioni.
Permettere ai giovani di contattare un diverso stile di vita, votato alla solidarietà ed all’effettuazione del mandato di cui si è affidatari con onestà ed impegno, potrebbe rivelarsi un contraltare efficace alla cultura del disimpegno e del conformismo, humus fertile di più gravi problematiche.
Il nostro Territorio, affascinante e martoriato, quindi dovrebbe ringraziare questi giovani, sia per il coraggio della loro scelta, effettuata in tempi certamente non favorevoli, ma anche per il contributo che daranno al benessere delle persone in difficoltà grazie alla loro giovanile vivacità.

sabato 9 gennaio 2010

solidarietà a Peppe

cittadini di Melito, in queste poche ore un consigliere comunale è stato obiettivo di atti vandalici seri.
Non fiaccole ma opere di bene, nel senso che sarebbe utile riflettere sulla necessità che chi si assume le resposabilità di amministrare è comunque sotto gli occhi di tutti e non va lasciato solo.
Dichiaro pubblicamente la mia solidarietà a Peppe Latella, persona che non ha mai lesinato impegno nell'assolvere il suo compito di ammnistratore, anche oltre il mandato.
Condanno nei modi e nella coerenza tutte le intimidazioni che rendono difficile assumersi delle responsabilità ed essere onesti, anche contro il comune agire, che non sempre corrisponde alla cosa giusta.
E' bene che i giovani sappiano questo per reagire adeguatamente.
A noi "maturi" il compito di non sopire il loro entusiasmo con la nostra vigliacchieria.

nero a metà

Si sprecano commenti su quanto accade in queste ore a Rosarno, affrontato con la solita deportazione.
Condanno fermamente la violenza, qualsiasi ragione abbia.
È la morte del confronto.
Ma vorrei anch’io immodestamente esprimere un pensiero .
La rivolta degli immigrati attiva Istituzionali rigurgiti razzisti che trovano nella troppa tolleranza la responsabilità di quanto accade in queste ore.
E questo va rilevato senza mezzi termini.
Mi indigna il pensiero, ma mi rende tranquillo che un Ministro lo evidenzi in modo chiaro, tanto per fugare ogni dubbio.
La sicurezza dei cittadini di Rosarno è stata difesa con i denti, e non solo, da risoluti soggetti all’evidente soldo dell’Antistato.
Magari gli stessi che prima hanno compresso la pentola oltre misura, facendo sì che scoppiasse.
Quello che ci è oscuro, visto che apparteniamo alla specie dei rivoluzionari in pantofole e papalina, è il livello della reazione.
Che direttamente deriva dall’esacerbazione di indegne condizioni di vita.
Pur deprecando la violenza, gli immigrati si sono ribellati alla ndrangheta!
A quella riconosciuta, formale, che li ha ridotti in schiavitù.
A quella soft, che in pelliccia di visone e Hogan paga 3 euro l’ora servizi a buon mercato che mai un “locale” farebbe, a quella imprenditoriale che stiva dieci persone in appartamenti che nessun “locale” vorrebbe, facendo pagare somme incredibili.
Che nessun “locale” pagherebbe.
La violenza espressa è stata il parto immondo di questa situazione, che ci piaccia o no.
Da calabrese mi augurerei che con modalità diverse la mia terra si ribellasse allo sfruttamento lavorativo, alla disoccupazione, alla mafia, ai colletti bianchi che barattano le loro poltrone con il futuro dei nostri giovani, ai Piani di Rientro e ad altri innumerevoli orrori ed errori.
Da calabrese oggi mi sento nero a metà.

P.S. non me ne vogliamo i possessori di Hogan, belle scarpe, per aver utilizzato come simbolo di un certo benessere le loro non certo economiche calzature.
Me ne vogliano pure i possessori di pellicce.

lunedì 4 gennaio 2010

Carbone no lavoro si

Non mi dilungo sulla nocività del carbone, altri meglio di me sono più abili a tracciarne gli effetti cancerosi sull’organismo e deleteri sull’ambiente circostante.
Che questi effetti possano ricadere sul territorio di Melito e Montebello, visto il pericolo non assolutamente scampato rispetto alla costruzione della Centrale, mi preoccupa e non poco.
Però mi fermerò a riflettere su un altro aspetto, che mi addolora come cittadino e mi detta la traccia da seguire come soggetto del terzo settore locale.
Quando si affacciò, qualche tempo fa, per la prima volta il progetto di costruzione della Centrale a Carbone nell’area di Saline, a braccetto con l’oasi faunistica,, da parte della SEI, multinazionale svizzera, con indubbi interessi locali, accadde un episodio.
Nella sua populista essenza semplice nei modi ma forte e tragico nei contenuti.
Alla prime proteste sul territorio, in particolare presso il paese di Saline, mi si avvicinò una donna, sfatta, disordinata, apparentemente di mezza età.
Forse giovane, forse no.
Come molte madri e mogli delle nostre parti.
Mi disse, in sintesi…il carbone fa venire il cancro, uccide dopo dieci, quindici anni.
Ma qui siamo senza lavoro.
Moriamo tutti i giorni.
Io voglio la Centrale se questa significa lavoro. Meglio morire occupati che vivere di stenti.
Il ragionamento non tenne conto di tante sfumature, prima tra tutte che il gioco non vale la candela.
Ma la drammatica comunicazione della madre senza età, ancora oggi attuale, ci sbatte in faccia la nuda e cruda realtà, ovvero cosa stiamo facendo, tutti, forze sociali, politiche, culturali, religiose, Istituzioni e quant’altro volgiamo mettere nel calderone, per produrre lavoro e sviluppo.
No, non ho cambiato idea, rimango fermamente contro la costruzione della Centrale a Carbone, nell’area di Saline, deputata alla distruzione e non al progresso.
Ma comprendo il dramma della donna disposta a barattare la vita con il lavoro.
Questa è la realtà con la quale dobbiamo fare i conti, ci piaccia o no.
E su questa realtà dobbiamo impiantare un NO alla Centrale condizionato e supportato da tutte le azioni di sviluppò ed occupazione che tutti dobbiamo ritenere obiettivo prioritario.
Affinché non ci sia più gente disposta a morire per una busta paga.