venerdì 27 dicembre 2013

storie nascoste.....



Sarà la fissazione, come suol dirsi, ma sento nell’aria un afflato di cultura e poi di libertà.
Non è l’aria frizzante di fine dicembre, ma la lettura, forse un po’ ottimistica, di un pulviscolo infinitesimale che non si posa ovunque, ed è questo forse il problema.
A ancora si posa dove può.
Prima o poi si poserà dove vuole. Poi, alla fine, si poserà ovunque.
Mi riferisco, visto che la sto tirando a lungo con le metafore, alla cultura melitese che si risveglia e promette risveglio. 
Ma ancora rimane, forse, un pò nascosta. 
Nonostante tutto, musica nostrana si sente, per chi la vuol sentire.                                    
                                       
Versi nostrani si recitano, per chi li vuol ascoltare.                                        Storie nostrane si scrivono, per chi li vuol leggere.


Figli della nostra terra c’inorgogliscono, per chi si sente pieno di quest’orgoglio altruista che cede l’io, per il noi.
Cosa manca?
Forse la Comunità, ma questa è storia di un’altra volta.

giovedì 26 dicembre 2013

l'orologio di Natale......

la notte di Natale di quasi quarant'anni fa, adolescente, la passai con due amici, con i quali condividevo i genitori poco inclini alle veglie ed un pò di solitudine.
In tre ci avventurammo per le vie del Paese Vecchio di Melito.
Un Presepe naturale. Freddo, poca luce, eccezione fatta dai braceri che si intravedevano, o s'intuivano. Non ricordo.
Per strada tre ragazzi e qualche cane randagio, con i quali facilmente avevamo siglato, tacitamente, un patto di non aggressione!
Solo tra solitudini è facile rispettarsi.
Girando girando per terra trovammo un orologio d'oro.
Francamente ci pensammo un pò su. Lo rigirammo tra le mani per provarne la consistenza, il valore, il funzionamento.
L'orologio si poteva trasformare facilmente in quei Levi's nuovi che ci erano rimasti in gola, o nell'ultimo LP di Roberto Vecchioni. O di Guccini.
Ma si poteva anche trasformare in un sostanzioso rimorso. Di quelli che ti prendono alla gola, allo specchio che ti riflette l'anima nuda, così com'è.
Allora, senza esitare, consegnammo l'orologio all'unica radio locale del vecchio romantico Melito anni settanta, affinchè facesse un annuncio di smarrimento.
Non abbiamo saputo più nulla.
Chissa se i miei due vecchi compagni ed amici ricordano quest'episodio, questo sottile filo di ricordi che lega le persone, gli amici ed a volte anche i nemici.
E quello fu, quasi quarant'anni fa, un Natale che ancora oggi ritorna a bussare.
Un Natale diverso.

sabato 21 dicembre 2013

la coesione salverà il mondo....



Facendo seguito all’articolo del giornalista Toscano, edito da Gazzetta del Sud sabato 21 dicembre scorso, ritengo opportuno che tale approfondita riflessione apra percorsi concreti di realizzazione per quanto correttamente fatto intravedere.
Non siamo più nell’epoca delle scelte politiche neutre, forse quest’epoca non è mai esistita. Oggi più che mai.
La forbice tra i benestanti ed i poveri è sempre più ampia.
L’innalzamento dei tributi locali non facilita l’avvicinamento di questi due mondi opposti e divergenti.
Il nuovo deve avanzare, è vero, ma si è veramente nuovi soltanto quando si ha il coraggio di ripartire dai bisogni di un territorio e di ogni singolo componente.
Alla lacerazione si deve rispondere con la coesione.
Da qui l’appello ai commissari prefettizi di Melito, che peraltro è comune capofila del distretto socio sanitario n.4.
Mettiamo in condizione i cittadini di usufruire dei beni comuni, le Associazioni, ricchezza del territorio, di poter celebrare eventi frequentemente. Tali momenti, e se ne contano parecchi, sempre “in fieri”, sostenuti da creatività e gratuità, devono trovare sede nei beni comuni, agevolmente, per contribuire a quel processo di coesione e cambiamento, unica arma efficace per il ripristino sostanziale della legalità.
I cittadini devono avere casa. E casa pubblica.
Mercato coperto, via del Fortino, eventualmente la Casa Comunale, gli spazi pubblici, siano essi al servizio di chi il mondo lo vuole cambiare davvero, attraverso la cultura e l’incontro.
Si decantano i giovani come motore di cambiamento. 
Essi però vanno messi nelle condizioni di esprimersi attraverso lo sport, la cultura, l’incontro.
Va data loro concretamente fiducia.
Come egualmente vanno portati ad emersione gli afflati di cultura locale, che si manifesta attraverso gli scritti e l’arte.
Non intendo citare nessuno per non far torto a che rimane dietro le quinte. 
E’ questo il compito che le forze buone del paese devono prefiggersi da subito, senza attendere future inevitabili campagne elettorali dove la promessa e l’inganno fanno da progetto sommerso a vaghe intenzioni e labili obiettivi.
Che si ripristini da subito la Consulta delle Politiche sociali, prevista dallo Statuto comunale, e magari si attivi la Consulta delle Associazioni in senso più ampio. 
Non omettendo di immaginare una Consulta dei Giovani, perché sia vero cambiamento.
Alle Istituzioni si chiede di fidarsi e sostenere i processi di cambiamento.
Melito è oppressa dalla mafia ma non è assolutamente terra di mafia!
Non confondiamo le vittime con i carnefici!
E’ questa la vera sfida per il prossimo decennio che potrebbe portare il nostro paese ad essere motore di crescita per tutta l’Area.
Che tutto cambi a partire dal basso, in termini di proposte e disponibilità, e dall’alto, dalle Istituzioni, affinché si facilitino concretamente i processi costruttivi sani di cambiamento.
La coesione salverà il mondo.

lunedì 25 novembre 2013

il vento e le storie



Girando nel mistero delle relazioni umane, e negli umani scritti, mi convinco sempre più che siamo un paese di scrittori.
Tutti, e ci credo, hanno qualcosa da raccontare, tutti hanno una buona storia, ma non tutti hanno una buona stella che permette di possedere il coraggio, la determinazione, il convincimento per poterla esporre.
E faccio riferimento al sommerso presente nel nostro Melito, che si percepisce ma non si vede.
Che si sente ma non appare.
Basta fare un giro, al mattino, e fermarsi all’edicola, sul corso Garibaldi, e leggere i “dazebao” appesi per rendersi conto di essere di fronte a pillole di storia locale ed estemporanea.
Per la via del mare l’estrosa e creativa professoressa non si farà pregare, e ti leggerà una poesia intensa e scolpita nella sabbia e nel sole locale.
L’amore per gli animali, cantato in versi, profuma di civiltà.
Se sali verso il Paese Vecchio incontri Orchisimia, ed i suoi versi antichi.
Se scendi incontrerai Michelle e le sue introspezioni collettive che permettono a tutti di mettersi a nudo senza prender freddo.
Una giovane ed un uomo hanno raccontato un prete antico, e lo hanno fatto bene.
Comprendo di essere criptico ma non è data ed ora per redigere liste, ma è data ed ora per prenderci un impegno.
Quello di essere cultori della cultura, non perdonatemi il gioco di parole, è voluto, e soprattutto pretendere che questa necessità diventi virus, contamini e si diffonda con capillarità.
Se ognuno ha una buona storia, che la racconti.
Che l’affidi al vento, o agli amici.
Meglio agli amici, il vento, si sa, soffia dove vuole.