mercoledì 6 maggio 2009

il luogo di Angelo

Alla morte del grande Giacinto Facchetti, terzino dell’Inter anni 70 ed 80, anche lui uomo perbene, il figlio ha citato un passo tratto da "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury.
"Ognuno deve lasciarsi qualcosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno, un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero o il fiore che abbiamo piantato noi saremo là".
Rileggendo questa frase mi chiedo dove posso trovare, domani, il posto di Angelo.
Ai nostri Convegni, sul sociale, sui servizi rivolti ai più deboli, dove non è mai mancato e con forza ha difeso il nostro impegno?
O in tutta l’Area, dove spinse per realizzare la rete, ovvero la connessione di forze tendenti per un comune benessere che non si vive sotto il proprio campanile ma sotto il portico di tutti quelli che discendono dai greci e dalla spuma del mare che generò Afrodite Dea dell’amore?
Nella gioventù di Bagaladi che foriera di impegno ed innovazione cresce e si moltiplica come forse in nessun altro paese ai piedi della Montagna?
Molti affermano che l’unica certezza della vita è proprio la morte.
Guai se fosse così. O almeno soltanto così. La certezza vera sta nelle opere che si compiono e generano il bene, il lavoro, i servizi, la concordia e le umane relazioni.
Su questo Angelo è stato una persona dalle molte certezze infusa agli altri.
Si lascia dietro un’opera maestosa che tutti sentiamo ma non vediamo, avvertiamo ma non tocchiamo…
Ci lascia davanti una via da percorrere, quella dell’impegno, dell’unità senza divisioni, senza invidie e contrapposizioni, per il supremo comune benessere del nostro territorio.
Questo è il luogo, da oggi in poi, dove troveremo Angelo.