mercoledì 8 settembre 2010

la partecipazione come strumento di cambiamento...


Prendo spunto da un dato recente che mi indice alla riflessione.
Viene stimato il numero di 84 mila disabili ed anziani non autosufficienti nella nostra regione. Di questi il 70% è rappresentato da persone anziane.
Il dato è aggiornato all’anno in corso ed apre alcune riflessioni.
Intanto il bisogno assistenziale che si innesta per salvaguardare l’ovvia esigenza, per fortuna garantita dalla carta costituzionale, di mantenere il proprio stato di salute intesa nell’accezione letterale, ovvero benessere bio – psico – sociale.
Quindi le finestre che si aprono sono immense.
Anzitutto vorrei evidenziare che il sistema parentale tanto enfatizzato nel nostro contesto spesso ricade sui carer di sesso femminile. Se da un lato la famiglia sostiene, anche se di meno rispetto al passato, il congiunto non completamente autosufficiente, altrettanto vero è che questo avviene a discapito dei sogni e della realizzazione di tante giovani donne che sfioriscono alterna dosi nei ruoli di madre e assistente.
Questo una società moderna non lo può permettere né tantomeno visualizzare soltanto la parte buona della vicenda.
Da questa parte buona, ovvero i principi di solidarietà ancora solidi nel contesto calabrese, bisogna partire per dare valore aggiunto ai sevizi e restituire la committente, la famiglia, il ruolo che le compete, ovvero di soggetto attivo nella verifica del sistema servizi.
Auspicabile sarebbe l’incremento delle Associazioni di familiari, ancora poco radicate sui nostri territori, che inevitabilmente agirebbero sul livello partecipativo.
Questo avverrebbe comodamente se si superasse la percezione di inutilità ed il disincanto che spesso, come cittadini, abbiamo nei confronti delle Istituzioni, che per la verità non fanno molto ad agevolare questo passaggio di fondamentale civiltà.
Possiamo quindi identificare nel meccanismo partecipativo la chiave di volta che occorre per snodare alcuni grovigli che non facilitano la riscossione di diritti fondamentali, come la cura e l’assistenza, da parte di molti soggetti deboli.
Posto ciò è necessario che gli Attori Istituzionali come gli Enti locali, competenti per i Servizi territoriali, guardino alle Organizzazioni Sociali ed all’Associazionismo familiare con fiducia e sentimenti collaborativi, oltre quanto sancito dalle normative di settore che quasi stanca ripetere.
D’altronde, giusto per citarne uno, l’art. 118 della costituzione afferma il principio di sussidiarietà, che è un principio regolatore basato sul concetto che le società di ordine superiore devono aiutare, sostenere e promuovere lo sviluppo di quelle minori, con esaltazione dei cosidetti corpi intermedi ( famiglie, associazionismo..) che vanno agevolate, anche finanziariamente, dallo Stato per lo svolgimento di una funzione sociale di cui posseggono adeguato know – how.
Affermato ciò invito a guardare tutti con ottimismo e benevolenza alla recente costituzione del Forum Distrettuale del Terzo Settore dell’Area Grecanica, inteso come catalizzatore di forze buone e professionali in grado di facilitare lo sviluppo del nostro territorio.
Questo attraverso l’esecuzione di buoni servizi alla persona, come quelli che già si fanno, di progettazione altamente professionale e di produzione di lavoro qualificato che nella nostra martoriata terra non risulta mai sufficiente.

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