lunedì 27 settembre 2010

il cibo della mafia





La mafia si combatte con le forze dell’Ordine, sia a livello preventivo che repressivo, con l’innesto di una nuova cultura basata sui diritti e sul senso dello Stato, ma anche togliendole l’humus di consenso che negli anni, antistato riconosciuto, si è creata e consolidata.
Per far ciò, ovviamente, non bastano le iniziative pubbliche, che però sono indispensabili per rafforzare in tutti noi il concetto, visivo, di una società civile presente.
Insomma, servono a contarci.
Non è il durante, il giorno della conta, se diecimila o quarantamila, piuttosto è il giorno dopo. Ed i giorni a seguire.
La mafia si ciba anche dei momenti celebrativi fini a se stessi, ma potrebbe soffocare se questi momenti rimbalzano nella vita di tutti i giorni, nel tempo.
Quando ci si comincia a domandare se ciò che chiediamo appartiene alla categoria dei diritti o dei favori.
Domanda cruciale nei nostri contesti. Proviamo a rispondere.
La mafia si ciba di ottusità e lungaggini burocratiche.
Di apparati dello stato che non riescono, in tempo utile, a stabilire, per esempio, se le Scuole devono esser chiuse o no. E qui un dispiacere.
Forse il mondo dell’Istruzione Calabrese avrebbe potuto far di più, il 25 settembre scorso, nel garantire una presenza più vasta ed armonica.
Ed un grazie va ai ragazzi coraggiosi che, nonostante tutto, hanno levato alte le voci del futuro.
Per ultimo il piatto forte..la mafia vince perché è impresa!
E soprattutto sfonda le porte aperte della disoccupazione e del terrore del futuro.
La via maestra per la riduzione del potere mafioso sta nel dare lavoro.
E soprattutto mantenerlo.
Per il resto, parlano le foto.

Maria e gli studi....

La chiameremo così, Maria.
Nata nel 1917, adesso non c’è più.
Allora, nel 2001, ci stava e mi raccontò una bella storia. Bella e triste.
Maria era la prima di quattro figli, piccolo centro pedemontano della nostra stupenda area. Il torrente, maestoso quanto secco, allora non lo era.
Maria era la prima ma spesso essere primi e femmine non è cosa buona. Non lì, non in quel momento.
Quindi lei era la vice mamma…quella alla quale lo studio era negato dai suoi stessi genitori, per doveri familiari. Maria doveva accudire ai fratelli quando la madre lavorava nei campi.
Maria però veniva fortemente attirata da quei libri colorati, che parlavano di terre lontane, di battaglie e di belle storie.
Come la sua della quale non scriveranno mai i libri.
Al lume della candela Maria leggeva di nascosto, ed imparava a far di conto. Con la scusa di aiutare i fratelli, tutti maschi e quindi da far studiare, Maria imparava anche se ogni tanto i genitori le ricordavano i “doveri femminili”.
Maria imparò a cucire, ricamare e rammendare. Utile nei tempi del fai da te…
Maria non “ebbe mai gli studi”, ma mi raccontò questa storia un decennio fa ed adesso mi ritorna in mente , chissà perché.
Forse perché ancora lapidano donne, nel mondo, perché le ragazze sono le prime ad alzarsi per sparecchiare la tavola, o perché per le mamme tutto è più difficile.
Si passa dal ruolo di mamme per i propri figli a quello di assistente per i genitori, ormai anziani, propri e del marito.
Eterna ruota del dovere. Che spesso gira da una parte sola.
Da qui dobbiamo stare attenti. Il recupero delle tradizioni che da qualche tempo noi “grecanici” abbiamo ri - attivato richiede che un minimo di selezione, su ciò che è cultura e ciò che non è, vdaa fatto.
Penso al ruolo della donna che nelle nostre tradizioni, al di là dell’enfasi che si fa sul ruolo matriarcale sovente occulto, non esprime certo valorizzazione.
La storia di Maria ne è chiara testimonianza.

giovedì 23 settembre 2010

par condicio



Come l’esposizione mediatica possa orientare il dolore e l’impegno è cosa nota. Per esempio così è accaduto con Sakineh Ashtiani , condannata alla lapidazione, che una mobilitazione mondiale è riuscita per il momento a distanziare dall’esecuzione. Le voci si rincorrono contrastanti, come una recente che metterebbe addirittura in dubbio l’esistenza stessa di una condanna a morte. Ma sappiamo tutti come nei regimi la propaganda assume un ruolo centrale e quindi l’informazione va letta con i dovuti dubbi. Quello che ho considerato inaccettabile invece è stato il sillogismo islamico quindi crudele e integralista.
Queste considerazioni, specie nei social network, sono state espresse da singoli cittadini, di manifesta fede cattolica.
Siamo fuori strada se la mettiamo su questo piano. Ed il ragionamento aprirebbe molte finestre che porterebbero la riflessione ancora di più fuori dai binari. Quello che invece ci dovrebbe far pensare è il ricorso alla pena di morte, illegittima per qualsiasi delitto e per qualsiasi persona. In Virginia Teresa Lewis è stata uccisa. Non condivido il termine “giustiziata”. Un delitto e sempre un delitto, maggiormente se di Stato. È stata uccisa stanotte. Veniva ritenuta una persona con un limitato quoziente intellettivo ed è stata la prima donna ad essere giustiziata in Virginia da circa un secolo. Parità dei diritti. Nessun clamore all’ombra della fede e dei social network. Questo è quanto

sabato 18 settembre 2010

il mare di settembre ( nonsoloforum)


Il mare di settembre e' un'altra cosa.
Un altro odore ed un altro rumore. Non più creme, schiamazzi, interminabili partite di pallavolo, che fanno dell' estate una stagione leggera e gioiosa, ma odore di salmastro e solitudine.
Sei tu ed il mare. L'onda si ritira e porta con sé l'estate.
L'onda batte, si avvicina e porta con sé invece le aspettative e l'impegno autunnale. Il lavoro, la politica, gli imprevisti, insomma la vita…
Perché questo breve post? Per dare voce ad una sensazione positiva, ovvero quello che passa ritorna e tutto cambia e si muove secondo un ordine al quale dobbiamo contribuire.
Rendiamo l’autunno come il mare di settembre. Carico di aspettative ed impegno. Di progetti ed aspettative.
Allora tutto sarà leggero. Come l’estate.

giovedì 16 settembre 2010

rassegna stampa....




la pubblicazione di questi articoli nel mio blog non deriva da un attacco di narcisimo acuto, che tengo a bada agevolmente, piuttosto dall'opportunità di rendere visibile ogni azione di tutela del lavoro e dei servizi nella nostra Area. Il momento è difficile ma non è scontato che a pagare debbano essere solo e soltanto i deboli ed i "senza voce". adesso...pubblicità!

mercoledì 15 settembre 2010

Forum....in trasparenza i nostri successivi passi...


Il Forum sta proseguendo le attività, in atto caratterizzate da una restituzione territoriale del ruolo del terzo Settore.
Storicamente la nostra è un Area ricca di organizzazioni sociali.
A realtà antiche, che operano nel contesto da più di trent’anni, si sono aggiunte altre organizzazioni che hanno diversificato l’intervento, prima quasi esclusivamente rivolto a situazioni di disabilità ed estrema gravità.
Adesso viene offerta la ludoteca piuttosto che servizi domiciliari “leggeri” o assistenza scolastica. Nello stesso tempo mi preme rimarcare che all’impulso dei primi anni duemila, dove abbiamo assistito, attori sociali partecipi, a progetti in rete come il Dopo di Noi territoriale, l’Assistenza scolastica, il progetto “un anziano per amico”, prove generali per il Piano di zona, ed altrettanti impulsi provenienti dalle Amministrazioni locali, purtroppo ci si trova in un momento di pericolosa stasi.
Perché pericolosa?
Perché quest’allentamento del percorso di social governance avviene in un periodo storico di contrazione delle risorse, e soprattutto di indebolimento nella collettività del concetto di Livello Essenziale di Prestazione.
Adesso rischiamo di percepire, visto la già citata contrazione delle risorse, come non essenziale, per esempio, un servizio domiciliare o un centro diurno.
Si registra un estremo ricorso alle risorse economiche familiari per un sistema sociale parallelo, surrogante il servizio pubblico.
Le indennità d’accompagnamento diventano, causa situazioni di inadeguatezza di reddito, proventi aggiuntivi senza apportare qualitative modifiche all’intervento per il familiare disabile o anziano.
La previsione di voucher da assegnare alla famiglie, se non in qualche modo blindata al ricorso ad Enti certificati e qualificati, potrebbe ulteriormente implementare questo sistema riparatorio. .
D'altronde, la povertà in Calabria si aggira, rispetto al sistema familiare, sul 29%.
Il recente “ Rapporto Sulle non autosufficienze” 2010 redatto del Governo centrale mette in evidenza dei dati a dir poco inquietanti.
In Italia il ricorso all’assistenza privata, tramite badanti, è notevole. Circa 770.000 badanti operano sul territorio nazionale, e tenendo conto che soltanto una su tre è portatrice di un regolare contratto di lavoro, questa cifra andrebbe ritoccata verso l’alto.
L’offerta residenziale per persone non autosufficienti nel Sud è 8 volte inferiore agli standard europei!
Nel contesto del Distretto Socio Sanitario n.4 questi fenomeni rilevati a livello nazionale assumono contorni più percepibili.
Come considerevole è il fenomeno più volte denunciato, ovvero l’offerta di servizi non omogenea per vari Comuni, nonostante il principio della legge 328, che va verso altra direzione.
Vediamo un capofila di Distretto, il comune di Melito di Porto Salvo, in qualche modo coperto da vari servizi, mentre una periferia distrettuale a mio avviso ancora distante dai livelli minimi di prestazione sociale.
E mi distanzierei anche, tecnicamente, dal concetto di famiglia carer come tradizione da valorizzare, specie nei territori limitrofi.
Ciò è valido non in sostituzione del Servizio Pubblico, ma a sostegno.
Nelle nostre famiglie il peso della cura è distribuito in maniera schiacciante sulle donne, che passano incessantemente dal ruolo di madri e quello di badanti, senza spazi di vita adeguati e soprattutto sostegno alla proprie ambizioni personali e professionali.
Difatti nei servizi domiciliari “pubblici” assistiamo ad una prevalenza di unità di sesso femminile.
Tornando al terzo settore, che nell’Area Grecanica è numeroso e variegato, non posso non registrare un ulteriore indebolimento del principio di sussidiarietà, ovvero quel sistema definito dall’art.118 della Costituzione che legittima l’impegno delle organizzazioni piccole ma attrezzate nello svolgimento di compiti pubblici con la facilitazione dello Stato e sue diramazioni locali.
I principi della legge 328/2000, attuata nel 2003 in Calabria attraverso la legge regionale n.23, ovvero l’art. 1, comma 4 ( Gli enti locali, le regioni e lo Stato, nell’ambito delle rispettive competenze, riconoscono e agevolano il ruolo degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle associazioni e degli enti di promozione sociale), comma 5. (Alla gestione ed all’offerta dei servizi provvedono soggetti pubblici nonché, in qualità di soggetti attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi, organismi non lucrativi di utilità sociale, organismi della cooperazione, organizzazioni di volontariato), nonché art.3 comma 2 lettera b ( concertazione e cooperazione tra i diversi livelli istituzionali, tra questi ed i soggetti di cui all’articolo 1, comma 4, che partecipano con proprie risorse alla realizzazione della rete) sembrano lontani nel tempo e soprattutto nello spazio di diritto.
Ultimamente non si può negare che i Piani d’intervento vengono redatti senza che questi principi siano applicati, se non, in taluni casi, più per rispondere ad una forma che usufruire di una risorsa preziosa.
Mi riferisco alla concertazione partecipata.
Nel distretto queste avvengono a titolo personale, senza il rispetto del principio di rappresentanza ed omogeneità.
Il Forum non è un sindacato, è stato più volte espresso, ma non può non richiamare questi principi, anche verso gli stessi componenti del Terzo Settore, affetti sovente da autoreferenzialità conservativa.
Per un piccolo diritto, destinato nel tempo ad assottigliarsi e scomparire del tutto, non si può perdere un processo di adeguamento a principi e norme che regolerebbero, verso il welfare condiviso, i diritti e la crescita di tutti gli stakeholders.
Per anni questo meccanismo è scattato anche negli attori sociali, che a questo punto, per etica e responsabilità, hanno deciso di voltare pagina e costituirsi in Forum.
Lo stato delle Politiche Sociali dell’Area a mio avviso richiede una svolta di metodo, quindi un viraggio verso un sistema di concertazione fattiva e non simbolica, quindi di sfruttamento del know – how territoriale posseduto dal Terzo Settore.
Da qui le nostre pressanti richieste verso le Istituzioni per essere considerati per quello che possiamo apportare al territorio in termini di ridefinizione di un modello di welfare adeguato ai diritti dei cittadini dell’Area.
Come Forum annunciamo l’attivazione di un percorso di animazione territoriale, dove si ascolteranno gli stakeholders per arrivare ad una visione generale ed esaustiva tendente all’attivazione di un meccanismo democratico di social governance.
Specifiche commissioni su aree tematiche di rilievo, come “le non autosufficienze”, il sistema giovanile, l’immigrazione, saranno attivate entro il mese di ottobre con lavori ad evidenza pubblica.
Non demorderemo se il percorso incontrerà degli ostacoli, ce lo aspettiamo.
Ma siamo anche convinti che questo nostro impegno vedrà consenso e partecipazione, anche in chi non porta interessi diretti, ma soprattutto nei giovani e speriamo, anche negli Amministratori illuminati, che potranno percepire in questo percorso un sistema di benessere equanime e soprattutto centrato sugli effettivi bisogni del territorio.

mercoledì 8 settembre 2010

la partecipazione come strumento di cambiamento...


Prendo spunto da un dato recente che mi indice alla riflessione.
Viene stimato il numero di 84 mila disabili ed anziani non autosufficienti nella nostra regione. Di questi il 70% è rappresentato da persone anziane.
Il dato è aggiornato all’anno in corso ed apre alcune riflessioni.
Intanto il bisogno assistenziale che si innesta per salvaguardare l’ovvia esigenza, per fortuna garantita dalla carta costituzionale, di mantenere il proprio stato di salute intesa nell’accezione letterale, ovvero benessere bio – psico – sociale.
Quindi le finestre che si aprono sono immense.
Anzitutto vorrei evidenziare che il sistema parentale tanto enfatizzato nel nostro contesto spesso ricade sui carer di sesso femminile. Se da un lato la famiglia sostiene, anche se di meno rispetto al passato, il congiunto non completamente autosufficiente, altrettanto vero è che questo avviene a discapito dei sogni e della realizzazione di tante giovani donne che sfioriscono alterna dosi nei ruoli di madre e assistente.
Questo una società moderna non lo può permettere né tantomeno visualizzare soltanto la parte buona della vicenda.
Da questa parte buona, ovvero i principi di solidarietà ancora solidi nel contesto calabrese, bisogna partire per dare valore aggiunto ai sevizi e restituire la committente, la famiglia, il ruolo che le compete, ovvero di soggetto attivo nella verifica del sistema servizi.
Auspicabile sarebbe l’incremento delle Associazioni di familiari, ancora poco radicate sui nostri territori, che inevitabilmente agirebbero sul livello partecipativo.
Questo avverrebbe comodamente se si superasse la percezione di inutilità ed il disincanto che spesso, come cittadini, abbiamo nei confronti delle Istituzioni, che per la verità non fanno molto ad agevolare questo passaggio di fondamentale civiltà.
Possiamo quindi identificare nel meccanismo partecipativo la chiave di volta che occorre per snodare alcuni grovigli che non facilitano la riscossione di diritti fondamentali, come la cura e l’assistenza, da parte di molti soggetti deboli.
Posto ciò è necessario che gli Attori Istituzionali come gli Enti locali, competenti per i Servizi territoriali, guardino alle Organizzazioni Sociali ed all’Associazionismo familiare con fiducia e sentimenti collaborativi, oltre quanto sancito dalle normative di settore che quasi stanca ripetere.
D’altronde, giusto per citarne uno, l’art. 118 della costituzione afferma il principio di sussidiarietà, che è un principio regolatore basato sul concetto che le società di ordine superiore devono aiutare, sostenere e promuovere lo sviluppo di quelle minori, con esaltazione dei cosidetti corpi intermedi ( famiglie, associazionismo..) che vanno agevolate, anche finanziariamente, dallo Stato per lo svolgimento di una funzione sociale di cui posseggono adeguato know – how.
Affermato ciò invito a guardare tutti con ottimismo e benevolenza alla recente costituzione del Forum Distrettuale del Terzo Settore dell’Area Grecanica, inteso come catalizzatore di forze buone e professionali in grado di facilitare lo sviluppo del nostro territorio.
Questo attraverso l’esecuzione di buoni servizi alla persona, come quelli che già si fanno, di progettazione altamente professionale e di produzione di lavoro qualificato che nella nostra martoriata terra non risulta mai sufficiente.