lunedì 4 gennaio 2010

Carbone no lavoro si

Non mi dilungo sulla nocività del carbone, altri meglio di me sono più abili a tracciarne gli effetti cancerosi sull’organismo e deleteri sull’ambiente circostante.
Che questi effetti possano ricadere sul territorio di Melito e Montebello, visto il pericolo non assolutamente scampato rispetto alla costruzione della Centrale, mi preoccupa e non poco.
Però mi fermerò a riflettere su un altro aspetto, che mi addolora come cittadino e mi detta la traccia da seguire come soggetto del terzo settore locale.
Quando si affacciò, qualche tempo fa, per la prima volta il progetto di costruzione della Centrale a Carbone nell’area di Saline, a braccetto con l’oasi faunistica,, da parte della SEI, multinazionale svizzera, con indubbi interessi locali, accadde un episodio.
Nella sua populista essenza semplice nei modi ma forte e tragico nei contenuti.
Alla prime proteste sul territorio, in particolare presso il paese di Saline, mi si avvicinò una donna, sfatta, disordinata, apparentemente di mezza età.
Forse giovane, forse no.
Come molte madri e mogli delle nostre parti.
Mi disse, in sintesi…il carbone fa venire il cancro, uccide dopo dieci, quindici anni.
Ma qui siamo senza lavoro.
Moriamo tutti i giorni.
Io voglio la Centrale se questa significa lavoro. Meglio morire occupati che vivere di stenti.
Il ragionamento non tenne conto di tante sfumature, prima tra tutte che il gioco non vale la candela.
Ma la drammatica comunicazione della madre senza età, ancora oggi attuale, ci sbatte in faccia la nuda e cruda realtà, ovvero cosa stiamo facendo, tutti, forze sociali, politiche, culturali, religiose, Istituzioni e quant’altro volgiamo mettere nel calderone, per produrre lavoro e sviluppo.
No, non ho cambiato idea, rimango fermamente contro la costruzione della Centrale a Carbone, nell’area di Saline, deputata alla distruzione e non al progresso.
Ma comprendo il dramma della donna disposta a barattare la vita con il lavoro.
Questa è la realtà con la quale dobbiamo fare i conti, ci piaccia o no.
E su questa realtà dobbiamo impiantare un NO alla Centrale condizionato e supportato da tutte le azioni di sviluppò ed occupazione che tutti dobbiamo ritenere obiettivo prioritario.
Affinché non ci sia più gente disposta a morire per una busta paga.

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