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giovedì 11 novembre 2010

mettiamoci la faccia....




avviato sull'Area grecanica il battage, tramite conferenza stampa, social network,blog, volantinaggio, mail e contatti personali rispetto alla manifestazione del 13 novembre prossimo.
Dobbiamo essere in piazza, non solo operatori del settore, ma anche semplici cittadini, oltre che utenti, per rivendicare l'applicazione della Costituzione, che parla di diritti e servizi non affidati alla discrezionalità del politico di turno.
Q questi diciamo di ascoltare ed agire. Cappelli alla manifestazione non ce ne sono e non ce ne saranno.
Il dovere di responsabili del pubblico benessere si può perseguire anche senza sfilate in grisaglia.
a Sabato 13....

martedì 31 agosto 2010

la mia lettera ai Sindaci dell'Area Grecanica...


Attraverso una missiva, il Presidente del Forum Distrettuale, Mario Alberti, ha informato i sindaci del Distretto Socio Sanitario di Melito sulla costituzione di detto organismo avvenuta nello scorso giugno 30/6.2010, che ha sede presso il Centro Giovanile “Padre Rempicci” in Condofuri Marina.
Nella missiva Alberti ha enunciato i principali obiettivi del Forum, ovvero l’attivazione l’implementazione e la valorizzazione dei processi di conoscenza, scambio e collaborazione tra le diverse Organizzazioni, attraverso lo scambio di idee, proposte, esperienze, per sostenere sul territorio il Terzo Settore dell’Area Grecanica, valorizzando ovviamente l’attitudine delle Organizzazioni che ne fanno parte.
Il Forum, prosegue Alberti, ha intenzione di collaborare per un progetto comune di crescita culturale, morale, civile, sociale ed economica della comunità. Questo anche rappresentando gli interessi, le istanze ed i valori comuni delle Organizzazioni del Terzo Settore nei confronti di Istituzioni, forze politiche ad altre organizzazioni economiche e sociali;
il Forum non è un sindacato, ma un oggetto attivo nella ricerca dei principi di trasparenza e legalità in tutti i settori della vita pubblica ed intende impegnarsi contro qualsiasi forma di esclusione sociale e discriminazione sostenendo lo sviluppo del terzo settore, dell’associazionismo, dell’impresa sociale e di ogni altra forma di imprenditoria non lucrativa
Di conseguenza la Presenza del Forum Distrettuale va vista come un nodo fondamentale per la costruzione di un processo di permanente di “social governance” al fine di implementare costantemente una metodologia di lavoro condiviso .
Non si può affermare che di un impulso, nel settore in oggetto, il nostro territorio non abbia bisogno. I Piani di Zona non decollano ed i servizi sociali ed alla persona risentono di fattori frenanti come un evidente non aggiornamento della mappa dei bisogni e soprattutto una sostanziale differenza di opportunità tra comuni comunque afferenti allo stesso distretto socio -sanitario.
Il terzo settore locale raramente è stato messo in condizione di poter apportare significativamente il proprio contributo nei contesti formali stabiliti per legge.
Questo, secondo Alberti, ha generato un percorso di stasi nei Servizi Sociali territoriali, anche legato alla carenza progressiva di risorse economiche.
Il presidente conclude la missiva chiedendo, secondo quanto stabilito dalle normative di settore, ovvero legge 328/00 nonché L.R. 23/03, piuttosto che dalle specifiche Delibere di G:R. o circolari medesimo Settore, di essere invitato a rappresentanza del Terzo Settore Distrettuale nei tavoli di concertazione, consultazione, co -progettazione e programmazione od ove la normativa ne stabilisce la presenza.

domenica 4 luglio 2010

giù le mani dai servizi sociali...

La nota di Federico, su Strill, non fa che accrescere la mia preoccupazione.
Appunto perché proviene da un comune piccolo e senza dubbio di non significativo introito fiscale.
Nell’Area grecanica esistono tanti comuni come Bagaladi, caratterizzati da quello che il Sindaco Federico Curatola ha espresso.
Non voglio fare il disfattista, perché non lo sono, ma tutto si orienta verso l’ennesima contrazione dei servizi alla persona. E ne spiego il perché.
Intanto i bisogni provengono da persone spesso senza voce, caratterizzate da debole portata sindacale.
I loro bisogni vanno intercettati. Quindi se non li intercetta nessuno questi bisogni non esistono.
È facile tagliare ciò che non esiste.
Non dimentichiamo che nell’ Area grecanica quasi la metà dei Comuni non ha assistente sociale e quindi da punto di vista tecnico questi comuni sono assolutamente scoperti.
Chi da voce a chi non ha voce?
Il sociale viene ancora considerato una costola dell’assistenzialismo volontaristico.
Perché finanziare un’azione che si dovrebbe alimentare con lo slancio degli uomini di buona volontà. Non è così da almeno vent’anni, per fortuna.
I servizi sono e devono essere professionali, quindi correttamente retribuiti e nello stesso tempo effettuati da persone con le dovute e certificate competenze.
Che costano perché valgono.
Veniamo alle possibili risoluzioni, omettendo quelle che speriamo gli Enti Locali metteranno in campo a livello istituzionale.
Anzitutto quando si riducono le entrate, devono ridursi anche le uscite. Va tagliato il superfluo.
Non i servizi sociali, che sono di prima necessità, piuttosto qualche festa di paese, che può effettuarsi in tono minore, adatto al clima austero, qualche artista a la page , qualche manifestazione di “pennacchio”.
In cambio più servizi alla persona, che portano benessere e, per quanto debole, anche occupazione.
Nessun ente locale si è accorto che i tagli alle Politiche Sociali sono iniziati da almeno tre anni, in modo progressivo, anche se silente.
Anche questo è conseguenza logica di una programmazione assolutamente debole, non concertata con il terzo settore locale e quindi svuotata di aderenza con il territorio ed con i reali bisogni della gente.
Una buona ricetta risiede anche nel consolidamento della rete socio -istituzionale.
Cogliendo nello specifico la nota del sindaco di Bagaladi, le forze sociali saranno senz’altro al suo fianco per lottare congiuntamente a favore dei bisogni del territorio.

giovedì 27 maggio 2010

le stelle non stanno più a guardare....

Il terzo settore è ormai unanimemente riconosciuto come un interlocutore fondamentale per il territorio, la società civile e le istituzioni locali. Diversi interventi legislativi dell’ultimo decennio, a partire dalla legge 328/2000, passando per la riforma del Titolo V della Costituzione, e dai diversi Piani Sanitari e Sociali di carattere nazionale e regionale, individuano nel terzo settore un attore imprescindibile per la costruzione dello stato sociale sulla base del principio di sussidiarietà orizzontale di cui all’art.118 della Costituzione.

La legge 328, in particolare, nel tentativo di innescare un processo di profonda innovazione nella cultura italiana delle politiche sociali, ha introdotto, in relazione al terzo settore, alcuni principi di riferimento fondamentali, ovvero che il ruolo del terzo settore va agevolato ed i soggetti pubblici debbono promuovere azioni per il sostegno e la qualificazione dei soggetti operanti al suo interno, i soggetti del terzo settore sono visti come soggetti attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi, la programmazione e l’organizzazione del sistema obbedisce innanzitutto ai principi della ‘sussidiarietà’,le politiche che riguardano interventi e servizi sociali vanno coordinate e integrate con gli interventi sanitari e dell’istruzione, nonché con le politiche attive di formazione, di avviamento e di reinserimento lavorativo;

Sempre riguardo la partecipazione delle “aggregazioni sociali”, l’Art. 118 della Costituzione, recita testualmente: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”
Un riconoscimento chiaro, quindi, che non tende a relegare le organizzazioni del terzo settore a mere esecutrici di un disegno etero definito, ma le rende soggetti della programmazione, prima ancora che della gestione dei servizi.

In Calabria l’attuazione di questi principi è ancora perlopiù deficitaria. Solo da pochissimo tempo ha visto l’approvazione, a quasi dieci anni dalla pubblicazione della legge 328, il Piano Sociale Regionale, e solo qualche Comune ha provveduto ad attivarsi per strutturare percorsi volti alla definizione dei Piani di Zona.

Peraltro, anche nei territori più virtuosi, il ruolo del Terzo Settore è comunque relegato ad una mera presa visione di atti già scritti, mentre, per la maggior parte dei casi, le organizzazioni no profit rimangono totalmente escluse anche dalle semplici comunicazioni.
In tale contesto non può certo negarsi una parte di responsabilità anche dello stesso terzo settore, che sino ad oggi non è riuscito a fare quadrato, a dotarsi di rappresentanze condivise.

Una autoreferenzialità che purtroppo ha contraddistinto il terzo settore calabrese e che sino ad oggi ha consentito, a chi ne poteva trarre profitto, di dividere e governare, senza alcuna opposizione.

Appare evidente che tale situazione è ancora più accentuata in aree, come quella Grecanica dove, oltre alle difficoltà proprie di tutti i territori, si aggiungono ulteriori elementi di sottosviluppo quali la scarsa preparazione delle istituzioni locali, la carenza di infrastrutture e servizi, le risorse quasi nulle.

E’ in questo contesto, che potrebbe apparire senza speranza, che il Terzo Settore dell’area Grecanica ha deciso di attivarsi per costruire un percorso finalmente unitario volto alla determinazione di linee di intervento condivise.
Le organizzazioni aderenti hanno deciso di avviare un processo di crescita comune che giunga a proporre la propria rappresentanza quale imprescindibile attore di concertazione per la definizione delle politiche sociali e sanitarie della zona.

Da qui la nascita del Forum Distrettuale del Terzo Settore dell’Area Grecanica, suggellata presso il Contro Giovanile Padre Rempicci di Condofuri con la firma del Patto Etico di Responsabilità.

mercoledì 2 settembre 2009

5 settembre 2009, pomeriggio, a Bagaladi, si ragiona come programmare i servizi alla persona nell’Area Grecanica.

Spesso quando si promuove un evento convegnistico la prima reazione è negativa, ovvero monta su una percezione di fumo e chiacchiera ( chiacchiere e tabaccheri di lignu…) che avvolge l’evento di un’aura negativa e disfattista.
Forse eventi fumosi ce ne stanno, ma è sempre bene agire la conoscenza in luogo del pregiudizio. L’evento di sabato 5 settembre prossimo è, francamente, diverso. Perché?
Perché si incastona in un momento proattivo per i servizi sociali calabresi, in quanto il Piano Sociale regionale è all’approvazione in Consiglio. Ma ce ne dobbiamo ancora rendere conto.
Il convegno di sabato permette agli attori sociali di confrontarsi operativamente con gli attori istituzionali, che poi è l’essenza normativa.
Tutto questo per fare buoni servizi che rispondano ai bisogni sociali del cittadino.
È buono il momento di sabato perché dal lunedì successivo si può programmare.
Perché i cittadini devono conoscere i propri diritti e comprendere che il lavoro sociale è cambiato, nel senso che da una logica buonista volontaristica si è passati, per fortuna, ad un sistema organizzato e professionale.
Che dà lavoro perché senza lavoro si genera lo stesso disagio che vogliamo combattere.
Vi fareste mai operare da un medico la cui qualità conclamata è soltanto quella di essere un buon ragazzo e magari un pio uomo?
Lo stesso sistema di garanzia va richiesto nell’affidare il nonnino all’assistente domiciliare o il parente disabile all’accompagnatore.
Lo stesso devono fare gli Enti locali quando affidano i Servizi.
È buono il convegno di Bagaladi perché farà rete tra i Comuni , i cittadini e le Associazioni, dando il giusto protagonismo ad un Ente locale periferico ma carico di storia e di iniziative.
Oltre che di brava gente e buoni amministratori, compresi gli assenti che hanno tracciato la scia..
A volte partendo dall’esterno si arriva al cuore del problema.
Ed è esattamente quello che mi aspetto, sabato 5 settembre, alle ore 16.00, a Bagaladi, Provincia di Reggio Calabria.

lunedì 29 dicembre 2008

non è dolce naufragar in questo mare...

Se vuoi costruire una nave non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro.
Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato.
Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave.
Questa frase scelta da Federico per il suo blog, inevitabilmente, come pensiero di fine anno,mi ha attivato. Per anni questa frase ha protetto il mio pc ed è rimasta incorniciata nel mio studio.
L'ho fatta mia quando mi è stato chiesto di coordinare gruppi di lavoro.
E penso di averlo fatto con onestà ed in maniera quanto più professionale possibile.
Grazie a Mariangela, Carmela, Pasqualina, Orsola, Ciccio, Silvio, Ivana, Alessandra, Lilli, Antonellina ed Antonella, Nino e Marco...
abbiamo costruito una nave che ha solcato i mari del sociale per qualche anno, resistendo alle tempeste ma soccombendo alle nostre scelte...
come grazie a Caterina, Laura, Filomena,Rosa, Angela, Antonella, Patrizia, Lilli,Maria e Gina...la nostra nave ancora resiste e navigherà per tutti il 2009...e speriamo oltre.
ma quante tempeste in questo mare!

domenica 12 ottobre 2008

E se domani….

Tutte le cooperative sociali, l’Ospedalità privata, la diagnostica accreditata, i servizi sociali resi in convenzione, insomma tutte queste tipologie di servizi…..impossibilitate a pagare i dipendenti pur vantando crediti sufficienti per viver dignitosamente e continuare il servizio reso, chiudessero battenti, cosa accadrebbe nel nostro martoriato reggino?
Non ci vuole la palla di vetro per intravedere una serie infinita di posti di lavoro, penso almeno 1000, nutrire di nuova linfa la belva del disagio sociale.
Intorno a questi sfortunati cittadini esiste un mercato che si vedrebbe quantomeno contrarre i ricavi, dovuti all’assenza del potere d’acquisto. E se queste aziende chiudessero i battenti anche loro?
O nella “migliore” dell’ipotesi riducessero il personale? ( dietro ogni “riduzione” c’è sempre il dramma di un essere umano e della sua famiglia)
E l’utenza, vogliamo provare ad intravederla nella nostra famosa palla di vetro? Anzi, lasciamo stare la palla di vetro e guardiamoci attorno settore per settore.
File interminabili, intasamento dei servizi pubblici già congestionati di suo a causa dall’assenza del sillogismo produco - guadagno che invece alberga nei servizi privati, che per esistere devono necessariamente fornire standard elevati all’utenza.
I tre mesi canonici da CUP diventerebbero tre anni!
Ed il settore psichiatrico e della riabilitazione? Pensiamo alla chiusura dei servizi, con dimissione e relativa diaspora dei pazienti verso altri luoghi, generalmente fuori sede.
Vige in Calabria la gestione combinata dei servizi psichiatrici, che prevede l’aspetto riabilitativo affidato al terzo settore.
Se questo scomparisse, che servizio sarà reso ad una utenza “speciale” che non vive di solo pane e cure, ma anche di attività finalizzate alla socializzazione, alle abilità personali ed alla qualità della vita che per centinaia di anni gli è stata inibita?
E la riabilitazione, specie quella intensiva, magari rivolta a bambini in età pediatrica? A quali attese verrebbe sottoposta? Quanta disabilità non troverebbe risposta se non fuori sede, con ulteriori spese per la nostra Regione?
Qui si brucia il presente di tanti lavoratori, ed futuro di molti giovani costretti, guardandosi attorno, a scappare o a colludere.
Così combattiamo la mafia ed il malaffare? Così risaniamo lo sfascio? Producendone altro di portata cosmica. Una seria programmazione deve partire dalle eccellenza che si possiedono e non penalizzare le “voci deboli” del settore che per contro effettuano forse i servizi più qualificati ed efficaci.
e se domani fosse già oggi?

venerdì 26 settembre 2008

è questione di lana caprina

sento e leggo, come "capo d'imputazione" più frequente rivolto al fronte del no, in relazione al progetto di costruzione di una Centrale a Carbone a Saline Ioniche, quello di non proporre alternative valide o pertinenti per, scampato il pericolo, prevedere uno sviluppo della zona.
Quello che i nostri "tosatori" non comprendono, o fanno finta di non comprendere, è che il movimento delle associazioni, nato ad hoc, può diventare forum permanente e proporre in vari ambiti, dallo sviluppo alle politiche sociali, vie da perseguire concertandole con le Istituzioni politiche.
Non dimentichiamo che quest'ultime hanno il dovere di provvedere al benessere ed alla crescita dell'Area.
Adesso incalzate da noi.
Perchè questa diffidenza?
Ho letto da qualche parte che dietro le associazioni ci sarebbe una lobby (!??) di costruttori edili pronti alla speculazione.
Ecco le ragioni del nostro mancato sviluppo.
Approcciarsi con diffidenza cosmica ad un movimento che ha come unica motivazione la crescita sociale, culturale ed economica dell'Area Grecanica rientra purtroppo nell'endemica incapacità di fare associazionismo e spaccare il pelo in quattro di fronte all'impegno altrui, gratuito ed anche, a volte, rischioso, per l'esposizione che inevitabilmente si ha.
Passato, ma non completamente, il tempo del rischio immediato, si apre la stagione delle proposte e dalla partecipazione.
A conforto dei maligni.