giovedì 27 maggio 2010

le stelle non stanno più a guardare....

Il terzo settore è ormai unanimemente riconosciuto come un interlocutore fondamentale per il territorio, la società civile e le istituzioni locali. Diversi interventi legislativi dell’ultimo decennio, a partire dalla legge 328/2000, passando per la riforma del Titolo V della Costituzione, e dai diversi Piani Sanitari e Sociali di carattere nazionale e regionale, individuano nel terzo settore un attore imprescindibile per la costruzione dello stato sociale sulla base del principio di sussidiarietà orizzontale di cui all’art.118 della Costituzione.

La legge 328, in particolare, nel tentativo di innescare un processo di profonda innovazione nella cultura italiana delle politiche sociali, ha introdotto, in relazione al terzo settore, alcuni principi di riferimento fondamentali, ovvero che il ruolo del terzo settore va agevolato ed i soggetti pubblici debbono promuovere azioni per il sostegno e la qualificazione dei soggetti operanti al suo interno, i soggetti del terzo settore sono visti come soggetti attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi, la programmazione e l’organizzazione del sistema obbedisce innanzitutto ai principi della ‘sussidiarietà’,le politiche che riguardano interventi e servizi sociali vanno coordinate e integrate con gli interventi sanitari e dell’istruzione, nonché con le politiche attive di formazione, di avviamento e di reinserimento lavorativo;

Sempre riguardo la partecipazione delle “aggregazioni sociali”, l’Art. 118 della Costituzione, recita testualmente: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”
Un riconoscimento chiaro, quindi, che non tende a relegare le organizzazioni del terzo settore a mere esecutrici di un disegno etero definito, ma le rende soggetti della programmazione, prima ancora che della gestione dei servizi.

In Calabria l’attuazione di questi principi è ancora perlopiù deficitaria. Solo da pochissimo tempo ha visto l’approvazione, a quasi dieci anni dalla pubblicazione della legge 328, il Piano Sociale Regionale, e solo qualche Comune ha provveduto ad attivarsi per strutturare percorsi volti alla definizione dei Piani di Zona.

Peraltro, anche nei territori più virtuosi, il ruolo del Terzo Settore è comunque relegato ad una mera presa visione di atti già scritti, mentre, per la maggior parte dei casi, le organizzazioni no profit rimangono totalmente escluse anche dalle semplici comunicazioni.
In tale contesto non può certo negarsi una parte di responsabilità anche dello stesso terzo settore, che sino ad oggi non è riuscito a fare quadrato, a dotarsi di rappresentanze condivise.

Una autoreferenzialità che purtroppo ha contraddistinto il terzo settore calabrese e che sino ad oggi ha consentito, a chi ne poteva trarre profitto, di dividere e governare, senza alcuna opposizione.

Appare evidente che tale situazione è ancora più accentuata in aree, come quella Grecanica dove, oltre alle difficoltà proprie di tutti i territori, si aggiungono ulteriori elementi di sottosviluppo quali la scarsa preparazione delle istituzioni locali, la carenza di infrastrutture e servizi, le risorse quasi nulle.

E’ in questo contesto, che potrebbe apparire senza speranza, che il Terzo Settore dell’area Grecanica ha deciso di attivarsi per costruire un percorso finalmente unitario volto alla determinazione di linee di intervento condivise.
Le organizzazioni aderenti hanno deciso di avviare un processo di crescita comune che giunga a proporre la propria rappresentanza quale imprescindibile attore di concertazione per la definizione delle politiche sociali e sanitarie della zona.

Da qui la nascita del Forum Distrettuale del Terzo Settore dell’Area Grecanica, suggellata presso il Contro Giovanile Padre Rempicci di Condofuri con la firma del Patto Etico di Responsabilità.

Nessun commento: