giovedì 19 febbraio 2009

allego avviso assegnazione Beni Confiscati del 21 febbraio 2009

la presente per invitarLA a prendere parte alla cerimonia di Assegnazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
La Cerimonia avrà inizio alle ore 11.00 di Sabato 21.2.2009, presso Placanica( Pentedattilo)
La Cooperativa Rinascita offre un servizio navetta, con partenza da Via Annà (accanto caserma dei Vigili del Fuoco) dalle ore 10.30 in poi.
I benefiiciari dei beni, Associazione Piccola Opera, Consorzio Terre del Sole ed Associazione Pro Pentedattilo sono realtà da anni impegnate nel riscatto della nostra terra attraverso l'intervento sociale e la promozione del lavoro.

martedì 17 febbraio 2009

come aiutiamo "la Voce di Fiore" ?

ecc come aiutare la Voce di Fiore a non sparire:


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troppe morti...e troppo strane!

sabato prossimo,21 febbraio 2009, si terrà una pubblica assemblea che una neonata Associazione ha organizzato per stimolare le Istituzioni in relazione ai numerosi casi di neoplasie che si registrano nel comprensorio melitese.
A naso è proprio vero che a Melito si muore moltissimo per questa causa.
Molti amici e conoscenti non ci sono più.
Molti lottano l'inferno quotidiano nell'angoscia delle analisi periodiche e delle invasive ed aggressive terapie.
Si ipotizza che intorno a noi sono stoccate scorie nucleari, rifiuti tossici, amianto, onde elettromagnetiche.
Ovviamente tutto da provare, ma fortemente verosimile.
L'aggregazione spontanea che coagulerà nell'assemblea di sabato è positiva.
Appare strano solo il silenzio delle Istituzioni.
Vedremo se anche loro, dopo un po di quantomai opportuno "traffico", si interrogheranno su quella che ormai è diventata una mattanza quotidiana.

la Voce di Fiore non deve chiudere!

rimando quanto scritto, e da me condiviso, dai giovani del laboratorio antimafia "La voce di Fiore".

Avevamo scritto da principio le ragioni del nostro appello: disavanzo di 10.000 euro e necessità di recupero per continuare. Lo avevamo chiarito.

Avevamo reso pubblico il nostro bilancio e aggiornato puntualmente lavocedifiore.org e ndrangheta.it, rispetto alle donazioni ricevute.

Avevamo chiesto contributi liberi, anche di soli 5 euro, anzitutto per un fatto ideologico e politico, in senso nobile.

Primo, contano le piccole azioni; quando convinte, compiute per adesione a un progetto collettivo.

Secondo, avevamo inteso "misurare" la nostra credibilità e rettitudine, la nostra capacità di dare concrete speranze a una società repressa, in cerca di giustizia, colpita, offesa, affannata; vacillante ma possibilista. Consapevoli che dall’altra parte, in Calabria, c’è chi controlla, chi fa la conta delle adesioni e le liste di proscrizione: l’elenco dei sostenitori di "la Voce di Fiore".

Avevamo voluto capire quanto incidono cultura, informazione e parola, in Calabria. Dove la politica è, insieme alla ’ndrangheta, l’azienda leader, che provvede imponendo il proprio arbitrio: una legge al di là della Legge, spesso impotente, cancellata e perfino derisa.

Avevamo stabilito un limite, per raggiungere la cifra considerata, conti disponibili a chiunque, quale "obiettivo minimo di sopravvivenza". E questo limite lo avevamo prorogato, indicandone i motivi, persuasi d’arrivare al pareggio (siamo, purtroppo a -3.530 euro) e pronti a rimettere le nostre misere risorse per iniziative sul territorio, in Calabria. In merito alle quali avevamo coinvolto lettori e sostenitori in un aperto dibattito in rete.

Siamo andati via dalla Calabria, ma solo fisicamente. Avremmo potuto guardare ai fatti nostri, inseguire soltanto il sogno, legittimo, d’una realizzazione professionale, sociale, personale. In tempi di precarietà esistenziale e lavorativa, di orizzonti oscurati dalla crisi globale: morale, politica e finanziaria. In tempi di enormi limitazioni al progetto individuale e collettivo. Eppure, malgrado la battaglia di sopravvivenza quotidiana, propria d’ogni italiano onesto - l’eroe Giovanni delle Bicocche del rapper Caparezza -, abbiamo coerentemente anteposto le necessità della nostra terra, la Calabria, alle aspirazioni personali. Senza per questo sentirci unti, latori d’una qualche sapienza messianica.

Avevamo messo sul sito il pdf del nostro libro, "La società sparente" (Neftasia, Pesaro, 2007), scaricabile gratis. Il quale, oltre a spiegare la subordinazione della società calabrese, contiene l’elenco dei consiglieri regionali inquisiti e dei rispettivi reati ipotizzati (nel capitolo Lumen gentium: la lista dei presunti, degli assunti e dei consunti); racconta le vicende dell’inchiesta Why not e i rapporti di potere in gioco, assieme alla battaglia civile per la giustizia, condotta, da Catanzaro in poi, da movimenti e cittadini liberi. Ad oggi, 31 gennaio 2009, registriamo 3461 download da "la Voce di Fiore". Ma il testo è disponibile in formato elettronico anche su diversi blog. Si possono ipotizzare, dunque, che ne siano state diffuse almeno 5.000 copie elettroniche.

Avevamo rappresentato la necessità delle vie legali per recuperare i diritti d’autore di "La società sparente", che sarebbe morto, se non fosse stato diffuso su Internet.

Non avevamo chiesto compensi né offerte per il volume, obbligati a pubblicarlo su Internet per via della sua manifesta irreperibilità, di cui s’era occupato il giornalista Roberto Galullo in una puntata (21 gennaio 2009) della trasmissione "Un abuso al giorno, toglie il codice d’intorno", in onda su "Radio 24".

Come raccontato dal lettore Giancarlo Contu, di Genova, l’ordine del libro non viene evaso, e l’acconto è restituito dalla libreria. All’ultimo terminale di vendita, anche secondo altri lettori, il libro non risulterebbe esserci. L’editore Neftasia non è più rintracciabile e ci aveva mandato una mail, comunicando la chiusura degli uffici fino al temine di febbraio (2009).

Avevamo riferito del nostro isolamento e delle minacce e azioni legali subite dall’uscita del libro. Avevamo cercato in ogni modo, scrivendo a tutte le redazioni giornalistiche e a Beppe Grillo, di rendere pubblica la nostra storia. Storia di utopia e persecuzioni; piccola storia di voci che non vogliono tacere, ma che il sistema culturale italiano, forse prima che la ’ndrangheta, ha saputo confinare e abbandonare alla psicologia dei perdenti. Non ci interessavano celebrazioni per televisione o colonne di quotidiani, di settimanali o periodici di élite intellettuali. Ci importava solo che passasse l’immagine della Calabria nel racconto di suoi figli addolorati e costretti alla fuga. Perché questa terra si interpreta unicamente tramite i servizi di cronaca di morte, di cronaca giudiziaria; spesso realizzati da chi arriva, fotografa e torna a casina, al Nord. Ci importava che passasse l’appello alla denuncia civile in ogni angolo della provincia italiana, ormai neppure luogo di ricerca letteraria.

Abbiamo dato questa immagine - d’una "Calabria che brucia", come nel titolo d’un bellissimo saggio dell’antropologo Mauro Minervino - ed esortato alla scrittura di libri sulle emergenze democratiche locali, nei nostri 20 minuti alla manifestazione "Difendiamo la democrazia e la legalità costituzionale" (Roma, Piazza Farnese, 28 gennaio 2009).

Ed è proprio con questo spirito, utopistico sino all’estremo, che abbiamo contribuito alla causa dell’antimafia; che dovrà proseguire nella ricerca della verità e dovrà rappresentare l’alternativa culturale, prima che politica, al vuoto cosmico prodotto e diffuso dalla finzione televisiva. Costruita per sovvertire princìpi e valori, impoverire il pensiero e il linguaggio, abituare alla contemplazione del proprio successo mediatico, distruggere i contenuti, uniformare le coscienze, i desideri, gli universi individuali.

In queste ore, stiamo ricevendo messaggi di incredulità, rispetto all’imminente chiusura di "la Voce di Fiore". Parole di incoraggiamento, finanche di mortificazione, come quelle di un breve commento su Facebook del testimone di giustizia Pino Masciari. Già gravato, nonostante il suo senso dello Stato, da pesanti problemi di sicurezza personale. Molte persone ci sono state e ci sono vicine, ma questo non è bastato.

Salvatore Borsellino venne in tribunale, a Cosenza, all’udienza d’appello riguardante la richiesta di sequestro di "La società sparente". I giudici non lo fecero parlare, ritenendo inutile una sua testimonianza, ma senza ascoltarlo. Da ultimo, fummo condannati a una forma di autosequestro, con l’obbligo di acquistare le copie rimanenti nelle edicole e librerie dell’area di provenienza dell’attore, poi soccombente in ambito penale.

Per ogni cosa servono soldi. Anche per le iniziative dal basso, che sono quelle per cui ci siamo impegnati, senza alcuna brama di clamore.

Le mobilitazioni, l’aggregazione, l’informazione e l’ingegneria sociale costano. Tempo, energie, denaro.

Con una piccola somma, avevamo sovvenzionato dei giovani per uno spettacolo di impegno civile, andato in scena a Castrovillari il 14 dicembre scorso. Muta la stampa, nonostante due straordinari interventi di Gianni Vattimo e Salvatore Borsellino.

Lo avevamo fatto perché l’emancipazione dalla ’ndrangheta passa anche - e forse soprattutto - per i progetti culturali nei comuni. Perché gli interventi dal basso sono efficaci nel lungo periodo; anche in considerazione dell’urgente bisogno di modelli costruttivi, largamente avvertito. Le mafie, e la politica della "Casta", non possono continuare a rappresentare riferimenti assoluti né apparire in una dimensione quasi epica, in quanto comunque vincenti.

Avevamo organizzato il Festival Internazionale della Filosofia in Sila, per due anni. Investendo modeste competenze e risorse personali, prima che ci silurassero, ritenendoci i mandanti, per gli interventi di Marco Travaglio e Aldo Pecora su Nicola Adamo, allora vicepresidente della giunta regionale calabrese, "fresco" d’avviso di garanzia. All’edizione del 2008, liberatisi della nostra ingombrante presenza, lor signori hanno invitato a parlare un pensatore gran maestro onorario del Goi.

mancano 1189,00 euro perchè si salvi una voca libera da condizionamenti e santità occulte, da strumentalizzazioni e clamori della folla.
soltanto così si può continuare a rappresentare la voce della società civile che lavora e rischia di suo, tutti i giorni, per una Calabria veramente migliore, ma per tutti e non per i soliti pochi eletti!

per informazioni e sostegno www.lavocedifiore.org.

mercoledì 11 febbraio 2009

il diritto di scegliere

la morte di Albina,le cui condizioni erano da tempo oggettivamente serie, mi ha portato a riflettere su un troncone del mio pensiero che il dolore per la perdita di una cara amica aveva in qualche modo anestetizzato.
Albina ha scelto di portare a termine la sua vita fermandosi soltanto quando le condizioni di salute l'hanno resa inabile.
Ricordo che la scorsa estate, già provata dal male assassino, abbiamo organizzato una "Consulta aperta" a Pentedattilo, incontrando i giovani dell'Arci Toscana.
Dopo un paio di mesi ci ha lasciato con il suo ricordo ed il suo impareggiabile esempio.
Anche Eluana, lo stesso giorno di Albina, ci ha lasciato.
Ci ha lasciato male,tra mille polemiche, agonia burocratica e svolazzar di tuniche moraliste ed ingerenti.
Anche lei ha scelto,per bocca di un tenero padre.
Ha scelto di definire vita quello che si sente e si prova, la gioia ed il dolore, gli odori ed i sapori.
Eluana non li sentiva più da 17 anni. Albina li ha sentiti fino alla fine.
Entrambe hanno scelto la cosa migliore per sè, dimostrando, da posizioni diametralmente diverse, cosa vuol dire essere padroni della propria esistenza.

lunedì 9 febbraio 2009

ricevo e pubblico

Oggi è mancata all'affetto dei suoi cari e a quanti hanno avuto il piacere e l'onore di conoscerla Albina Artuso Mallamaci, Presidente della Consulta delle Politiche sociali di Melito Porto Salvo.
Non trovo le parole per esprimere cosa sia stata Albina per tutti noi.
Appare più facile dire quello che dovrà rappresentare il suo esempio per il mondo delle associazioni e del no profit.

E’ stata e sarà quel faro, quella luce che indica a tutti noi il percorso da intraprendere per tentare di cambiare il volto di una comunità spesso disattenta verso le esigenze dei suoi cittadini, in particolare di quelli che si trovano in difficoltà.

Non lacrime dunque ma azioni forti per il rilancio del'Area, partendo dalla trasmissione di buone prassi che siano di stimolo ed esempio per tutti quelli che a vario titolo operano nel settore sociale.
E' questo il testimone che Albina istituzionalmente mi trasferisce e con esso in parte quella carica che la caratterizzava.
In virtù di ciò voglio augurare a tutti noi che da questo terribile lutto che a vario titolo ci ha colpiti nasca una coscienza nuova.

Credo che sia questo ciò che Albina vorrebbe.

Il vice presidente della Consulta
delle Politiche sociali di Melito Porto Salvo
dott.ssa Francesca
Laganà

è morta Albina

stamattina è morta Albina Artuso.
Albina è stata Presidente della Consulta alle Politiche Sociali del Comune di Melito Porto Salvo, ed è morta in carica.
Ha resistito al suo male quasi dieci anni, terminando tante cose per il benessere dei cittadini in difficoltà.
Ho lavorato spesso con lei, pur nella diversità ideologica e religiosa. Penso che sia stata amica mia, come io amico suo.
Ci ha accumunati la convinzione che le cose vanno fatte bene e con le giuste procedure, e che la politica altro non è che servizio al popolo.
Mi ha insegnato che le differenze non sono un vincolo se si guarda oltre, verso l'obiettivo e soprattutto se ci si rispetta come persone.
Ma questo è pensiero da signori, ed oggi purtroppo una signora ci ha lasciati per sempre.

mercoledì 4 febbraio 2009

si riprende...mamma mia che confusione!

dopo quasi un mese riprendo ad affidare a questo spazio i miei pensieri, spesso stimolati da fatti e vicende della "vita reale".
Ma realmente...dove siamo?
Siamo in un paese, la nostra cara Italia, dove non si può neanche morire in pace, in nome di una vita per gli altri, ma non per chi la vive incosciente in un letto senza sapori, odori e dolori.
Viviamo in un paese dove quello che sembra deve necessariamente essere quello che è! Da qui la corsa all'apparenza delle cose...meno alla sostanza.
Processiamo i giudici che processano...ma non chi andrebbe processato!Lottiamo la mafia per poi alimentarla con il lavoro nero...magari mascherato da volontariato, effettuato da poveri cristi in attesa che qualcuno gli lanci l'osso!!!
Fiaccoliamo ma non ci schieriamo.Aduliamo, ma non appoggiamo.
Quanto comoda è la vita sul piano dell'apparenza.
E poi la nostra vita politica...non ne parliamo nemmeno!
I rossi moralizzano....i neri appoggiano....i bianchi forse sono gli unici che ancora rompono le scatole!
Mamma mia che confusione!!!!