domenica 27 settembre 2009

ETERNIT A PERDERE

È sconcertante nella sua crudezza il servizio che Melito Tv, con coraggio e con la collaborazione di Giancarlo Liberati, ha messo in onda oggi.
La fiumara Tuccio è stata stuprata da ignoti e l’immondo frutto consiste in montagne di rifiuti e soprattutto di eternit, che tutti conosciamo come sostanza cancerosa.
Rifiuti, televisori dismessi, soprattutto eternit, in tutte le salse, frantumato, intero, stoccato, accatastato, impilato, abbandonato, che ci guarda con occhio mortifero.
Con l’eternit si muore ed il suo smaltimento ha dei processi ben definiti e delle procedure di sicurezza codificate.
Tutto scorre ed anche questo schifo andrà verso il mare, a proseguire la violenza iniziata.
Non possiamo lasciare solo Enzo Vinci nelle sue denuncie.
Né lui né nessuna persona coraggiosa.
Lo facciamo per noi e per i nostri figli.
E per quelli che devono nascere …e per farlo devono aver un buon motivo.
Per questo scrivo.
Scrivo lo schifo al quale ho assistito, e che non conoscevo, ma nello stesso tempo esprimo profonda meraviglia per la totale assenza dello Stato in questa storia.
Le denuncie sono cadute nel vuoto.
I cittadini sanno ma non si ribellano, la gente muore e noi preghiamo per la loro salvezza. Nient’altro?
Assurdo.
Grazie Enzo.
Grazie Giancarlo.
Non lasciamo cadere nel vuoto questo coraggio e mettiamoci accanto a loro.
Stavolta la sveglia è suonata, prima che suoni la campana.
Da domani, anzi da oggi, perché non c’è tempo, il fronte è aperto.

questa nostra strana politica...

Anche se ho la sensazione di, come dice l’amico Vincenzo, “farla fuori dal vaso”, desidero lo stesso esprimermi su una situazione che, forse a causa della mia profonda incompetenza, non mi affatto chiara.
Siamo nel campo della politica locale e la domanda espressa da un ingenuo come me è questa: .
A cosa servono i gruppi consiliari?
Lo stimolo viene dall’amico Pasquale, persona seria e stimabile, come gli altri componenti del gruppo, che con le sue dichiarazioni mi ha aperto delle riflessioni.
In Consiglio Comunale ci sono o ci sono stati altri gruppi, almeno due, come i Giovani Amministratori Melitesi o la Margherita.
Almeno ci stanno tre gruppi.
Che significa attivare un gruppo consiliare, nel nostro caso secondo parametri diversi?
Uno basato sull’età, pare, e l’altro su uno schieramento ricalcante il livello nazionale.
Ad esempio, tornando alle dichiarazioni dell’amico Pasquale, le motivazioni di “progresso per Melito” sembrano un programma elettorale, un po’ in ritardo.
Ed alcune mi inquietano.
“Un progetto che abbia al centro l’interesse della collettività “, come dichiarato, mi pone la domanda ovvia…
Prima di questo gruppo cosa ci stava al centro del vostro impegno?
Analogo discorso vale per il “riaffermare i principi di moralità, uguaglianza e legalità”.
E prima?
Ma sostenere l’azione amministrativa non compete principalmente alla maggioranza?
Ovviamente, e sono d'accordo, non sempre si può essere contro e contrapposti.
Questi dubbi penso rimarranno senza risposta.
E poi, rivolgere l’attenzione ai problemi del paese non è mandato del Consiglio e di ogni espressione del popolo come i consiglieri eletti?
Perché rimarcare questo aspetto come elemento costitutivo di un gruppo consiliare?
Non posso che essere d’accordo sul recupero della centralità del cittadino nelle scelte che lo riguardano, quindi i Comitati di Quartiere,spettri mai evocati nel nostro paese, ma sempre invocati, e soprattutto nel fare di Melito un centro dove la cultura diventa strumento per la crescita e lo sviluppo.
Per far questo bisogna cambiare mentalità, ma come? Ovviamente dando l’esempio, tutti quanti, e non soltanto proponendo rimedi o gruppi.
La storia del possibile affondamento di una nave con contenuto ignoto, quindi preoccupante, indipendentemente dai prematuri dotti approfondimenti sull’ingegneria nucleare sentiti in questi giorni, ne è occasione.
La carenza di Vigili Urbani che si riflette pesantemente sul traffico e sulla legalità è un’altra occasione per dimostrare il proprio contributo alla crescita del paese.
I trasporti interni inesistenti, l’inaccessibilità per un disabile alla Sala Consiliare e spero momentaneamente alla Sala Convegni di via del Fortino, è altro terreno d’impegno.
Ma questi aspetti si vedono solo dall’esterno mentre essere dentro un meccanismo significa poi vedere altro ed in altro modo?
A voi gruppi e sottogruppi, la risposta.

mercoledì 23 settembre 2009

Se avessi una bacchetta magica….

Vecchi gioco utilizzato nei gruppi formativi.
Cosa cambierei. Beh…inizierei della politica, che amo e che i politici hanno distrutto per la loro incapacità di mettersi al servizio del popolo e non di sé stessi e dei propri accoliti.
Cambierei i politici e di conseguenza cambierebbe anche la modalità nefasta con la quale la gente percepisce la politica.
Con un colpo solo di bacchetta!
Ho ancora qualche colpo e quindi cambierei quelli come me, di mezza età, che blaterano contro “la gioventù moderna” che non è come noi!!
Cambierei questa mentalità giudicante in una bella assunzione di responsabilità.
Nessuno si può tirare fuori, e di colpo i cinquantenni diventerebbero educatori e non critici distruttivi.
Allora cambierebbero anche i giovani, ovviamente in meglio.
Anche questo con un colpo solo di bacchetta…perché bisogna risparmiare.
A proposito di risparmiare, cambierei la capoccia ai chi governa la Scuola e la Sanità.
Non si può risparmiare sulla pelle dell’utenza, sia discenti che pazienti.
Se funzionanti, i servizi, senza classi da 30 alunni stipati in stanzacce o ammalati questuanti alla ricerca di un luogo dove pagare il ticket, attendere il posto al Cup, ritirare la Tac… cambierebbe, in meglio, anche l’utenza.
Con un colpo solo.
L’ultimo colpo di bacchetta lo userei per cambiare me stesso.
Adesso basta con i sogni, con gli impegni, con il voler cambiare le cose…hai cinquant’anni…quasi… e devi “riggettarti”.
Sei stanco. Non cambi mai!
Allora mi accorgerei che il potere magico della bacchetta, visto gli sforzi immensi a cambiare le teste dei politici, dei generali, dei ministri e dei moralisti, si è esaurito.
Allora me la scamperei, senza cambiare, almeno per qualche anno ancora, radioattività permettendo, le mie convinzioni e..tutto sommato… mantenendo i miei sogni!

domenica 20 settembre 2009

Breve comunicato per un giornalista coraggioso

L’ho già fatto in forma privata ma desidero pubblicamente complimentarmi con te e la tua trasmissione, Tandem, nella quale in verità mi sento dentro avendo diverse volte partecipato attivamente.
La trasmissione sulle navi sommerse, che ci riguarda da vicino, è stata partecipata, coraggiosa e condotta con tocco arguto.
Questo è il sistema per denunciare le cose senza cadere di stile o creare acredini inutili che non giovano alla crescita del nostro contesto.
I cittadini ci hanno dimostrato come ancora ci sono verità sommerse che nessuno vuole andare a scovare.
È stato anche il loro spazio.
L’invito è, caro Enzo, di continuare con il coraggio e lo stile dimostrato, tenendo in debito conto che altro è toccare argomenti leggeri, per quanto importanti, altro è la salute, l’inquinamento, le connivenze, la mafia e lo Stato assente, se non peggio.
Ciò comporta attacchi, invidie, delegittimazioni e rischi che la storia ci indica come fisiologiche reazioni anticorpali alla verità.
Sappi che avrai il mio sostegno.

sabato 19 settembre 2009

la voce del mare di settembre

Solo a settembre , magari inoltrato, si possono sentire le onde sciabordare.
In spiaggia non c’è nessuno, né salti né urla.
Allora si sente il mare.
Oggi, nuotando nel mare di Melito, mi sono sentito tra Scilla e Cariddi.
Quegli immensi polifemi che sovrastano la nostra collina per mandare nell’etere segnali che facilitano, anzi, ridondano, la nostra comunicazione.
Al largo il mostro senza volto, ma vivente per bocca di un pentito.
Cosa avrà nella sua pancia il mostro? Scorie di alta tossicità media, bassa, poco conta prima che si apra la sua pancia…. speriamo presto.
Le onde sciabordano e portano voci lontane, che sussurrano cose più grandi di noi.
Mafia, politica, servizi segreti.
Stupratori seriali del nostro mare e delle nostre vite.
Ma è vero o non è vero che ogni cammino inizia con un primo passo?
O è solo una frase da cioccolatini?
Domano tornerò a trovare il nostro liquido primordiale che ancora, complice il bel tempo, ancora ci abbraccia e gli chiederò scusa per non averlo difeso come merita.
E confidando nel suo perdono.

venerdì 18 settembre 2009

le tre domande

Oggi a Melito un pubblico consesso permetterà ai cittadini di ascoltare quello che le Istituzioni ritengono utile fare per identificare, monitorare e bonificare la nave sommersa con il suo oscuro carico, nei fondali del nostro mare.
Apparati statali colpevoli, le cosche esecutrici, le istituzioni silenti.
Ciò detto è già storia.
Da adesso in poi ci interessa la vicenda, perché le domande sono tante, e tutte inquietanti.
La prima è la madre di tutte le domande.
Cosa giace nel nostro mare? Cosa e quanta spazzatura ammorba le acque dove ci immergiamo da maggio ad ottobre?
Ovviamente bisogna effettuare una ricognizione per sapere ciò, magari facendoci raccontare dai protagonisti di questa vicenda che, se provata la correlazione con l’incidenza tumorale, potrebbe essere una strage.
Ma questo è allarmismo e casomai se ne parla dopo.
La seconda è cosa le Istituzioni pensano di fare.
Oggi pomeriggio sentiremo da loro i processi che intendono attivare, anche perché adesso è inutile sommergere anche l’iceberg emerso oltre le punta!
Se danni ci possono essere per il turismo e l’immagine forse ci sono già.
Anzi triplicherebbero se non si affronta bene e visibilmente la situazione.
La terza domanda è quando pensano di intervenire.
E tutti speriamo …subito!
Bene ha fatto Enzo Vinci a prendere di petto la situazione senza omissioni o timori di disturbare nessuno.
Qualche remora personalmente la mantengo sulla location dell’ Evento.
Se ancora permane l’impossibilità per le persone disabili ad accedere alla Sala a causa, come si è detto, dell’ascensore non attivo, ciò non va bene.
A pomeriggio…

mercoledì 9 settembre 2009

il pupazzo di stracci

Se per un istante Dio dimenticasse che io sono un pupazzo di stracci
e mi regalasse un poco di vita, forse non direi tutto quello che penso
ma in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle cose, non per ciò che valgono,ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più,sapendo che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi perdiamo sessanta secondi di luce.
Andrei quando gli altri si fermano,starei sveglio quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano,e come gusterei un buon gelato di cioccolata!
Se Dio mi concedesse un poco di vita,vestirei leggero, mi appiattirei al sole,
lasciando scoperto non solo il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio
e aspetterei il sorgere del sole.
Dipingerei sulle stelle una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh,
e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che dedicherei alla luna.
Annaffierei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle spine
e il bacio incarnato dei petali.
Dio mio, se avessi un poco di vita.
non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente che amo, che la amo.
Convincerei ogni donna o uomo che sono i miei preferiti e vivrei innamorato dell’amore.
Agli uomini dimostrerei quanto si sbagliano a pensare che si smette di innamorarsi quando si invecchia, senza sapere che si invecchia quando si smette di innamorarsi.
A un bambino darei ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con il dimenticare.
Tante cose ho appreso da voi uomini.
Ho appreso che ognuno vuole vivere in cima alla montagna, senza sapere che
la vera felicità sta nel modo di salire la scarpata.
Ho appreso che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno,
per la prima volta, il dito di suo padre, lo tiene intrappolato per sempre.
Ho appreso che un uomo ha il diritto di guardare un altro dall’alto in basso
soltanto quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma alla fine
non potranno servirmi molto perché quando mi riporrete dentro la valigia,
purtroppo io starò morendo.
( G.G.Marquez)

il confine

Prendo spunto da un fatto di cronaca riportato oggi dai media, Ovvero la morte di un detenuto di origine tunisina presso il carcere di Pavia.
Questa persona si è lasciata morire, dentro i suoi 21 chili terminali, spontaneamente, nell’indifferenza dello Stato che avrebbe, nel contesto rieducativo quale dovrebbe essere l’istituto di Pena, essere protetto e garantito a livello di salute fisica e psichica.
e' dato certo che le nostre carceri assumono sempre di più le caratteristiche di veri e propri manicomi, in quanto generano disagio e servono alla Società per non vedere i “mostri” ( questo concetto lo affermava Franco Basaglia , padre della psichiatria democratica).
Molto meno servono alla rieducazione dei detenuti.
Dov’è la Carta Costituzionale in questi postacci?
Per caso è rimasta fuori ad uso e consumo del perbenismo imperante che genera lo stesso malessere spesso affrontato con l’isolamento e la segregazione?
Quello che morto ieri è un uomo, forse con i sui errori, se li ha commessi, ma senz’altro con i suoi diritti che sono stati apertamente violati .
A questo punto apro una riflessione.
Dove finisce la “rieducazione” e dove inizia la vendetta.
Le condizioni dei detenuti si fanno sempre più drammatiche.
Affollamento, prevaricazione, carente tutela della salute, inesistente sicurezza, scarse speranze di inserimento successivo nei processi vitali societari.
Come può un essere umano, per quanto colpevole di qualsiasi delitto, riflettere sulla propria vita e non abbrutirsi per sopravvivere in quei contesti?
Dove stanno le forze sociali alle quali la società demanda il perseguimento del welfare?
Un primo passo va fatto.
E potrebbe essere il non cancellare dalla mente l’esistenza di questi esseri umani ai quali viene spesso negato il “diritto” di scontare una pena e non di subire una vendetta.
Anche quello il nostro luogo.

domenica 6 settembre 2009

Il linguaggio comune parla ancora una lingua diversa

Non voglio assolutamente ridurre l’importanza del convegno del 5 settembre, a Bagaladi. Abbiamo operativamente tracciato una pista da seguire da oggi in poi. Personalmente ho scoperto una realtà viva, quella di Bagaladi, dove fervono giovani idee e notevoli iniziative, non ultima quella di ragionare sui Servizi alla persona.
Quello che mi è mancato, ieri, è stata l’Area.
L’assenza di alcuni Enti Locali è pesata.
Da domani Bagaladi e Melito parleranno il linguaggio comune nei servizi alla persona, ovvero attiveranno progettazione, mappatura del terzo settore, attivazione delle risorse umane ed economiche, censimento dei bisogni e sportello unico d’acceso e programmazione.
E gli altri?
Continueranno a ragionare sotto il campanile o dovremmo attivare un sistema di comunicazione e rete, anche grazie ai convenuti di pregio, come Melito che è capofila e sede di distretto, e la Comunità Montana.
Magari perdendo un pò di tempo non preventivato.
Ecco la scommessa.
Convincere anche gli assenti della necessità che parlare una koinè in questo settore vuo dire civiltà.
Se da domani attivassimo i servizi alla persona in modo capillare, come richiede il territorio, oltre sulla diffusione del benessere potremmo intervenire anche sul versante occupazionale, che poi è buona politica.
L’Azienda Sanitaria Locale non è stata presente e va coinvolta.
Contro una logica pregressa di compartimenti stagni che ha creato queste differenza sostanziali tra territori sia in termini di opportunità di servizio che occupazionali.
L’odissea della famiglia che gira per l’area, cambiando residenza in cerca di un servizio che possa rispondere adeguatamente ai bisogni del proprio figlio con disabilità, ci urla addosso e parla il linguaggio della sofferenza.
E ci chiede di chinare il capo per rialzalo soltanto al momento dell’impegno.

mercoledì 2 settembre 2009

5 settembre 2009, pomeriggio, a Bagaladi, si ragiona come programmare i servizi alla persona nell’Area Grecanica.

Spesso quando si promuove un evento convegnistico la prima reazione è negativa, ovvero monta su una percezione di fumo e chiacchiera ( chiacchiere e tabaccheri di lignu…) che avvolge l’evento di un’aura negativa e disfattista.
Forse eventi fumosi ce ne stanno, ma è sempre bene agire la conoscenza in luogo del pregiudizio. L’evento di sabato 5 settembre prossimo è, francamente, diverso. Perché?
Perché si incastona in un momento proattivo per i servizi sociali calabresi, in quanto il Piano Sociale regionale è all’approvazione in Consiglio. Ma ce ne dobbiamo ancora rendere conto.
Il convegno di sabato permette agli attori sociali di confrontarsi operativamente con gli attori istituzionali, che poi è l’essenza normativa.
Tutto questo per fare buoni servizi che rispondano ai bisogni sociali del cittadino.
È buono il momento di sabato perché dal lunedì successivo si può programmare.
Perché i cittadini devono conoscere i propri diritti e comprendere che il lavoro sociale è cambiato, nel senso che da una logica buonista volontaristica si è passati, per fortuna, ad un sistema organizzato e professionale.
Che dà lavoro perché senza lavoro si genera lo stesso disagio che vogliamo combattere.
Vi fareste mai operare da un medico la cui qualità conclamata è soltanto quella di essere un buon ragazzo e magari un pio uomo?
Lo stesso sistema di garanzia va richiesto nell’affidare il nonnino all’assistente domiciliare o il parente disabile all’accompagnatore.
Lo stesso devono fare gli Enti locali quando affidano i Servizi.
È buono il convegno di Bagaladi perché farà rete tra i Comuni , i cittadini e le Associazioni, dando il giusto protagonismo ad un Ente locale periferico ma carico di storia e di iniziative.
Oltre che di brava gente e buoni amministratori, compresi gli assenti che hanno tracciato la scia..
A volte partendo dall’esterno si arriva al cuore del problema.
Ed è esattamente quello che mi aspetto, sabato 5 settembre, alle ore 16.00, a Bagaladi, Provincia di Reggio Calabria.