domenica 17 gennaio 2010

la scelta di fallire

Non parlo spesso di me, ma stanno scoccando tre ricorrenze che mi permettono un po’ d’introspezione.
La prima, la principale, è che terminerò gli “anni quaranta” per avvicinarmi al mezzo secolo di vita.
Bene.
Se così è la mezza età che sia benvenuta.
La seconda è che questo è il 98 esimo post del mio blog.
Si avvicina un’altra ricorrenza.
La terza è che oggi mi va di farlo.
Una gita qualunque, scolastica, di tanti anni fa.
Era il 1976.
Avevo appena quindici anni.
A quindici anni il mondo appare netto, senza sfumature, o bianco o nero.
Gli adulti sono spesso oggetto della tua contestazione e mentre contesti gli attribuisci un’importanza che forse non meritano, non tutti.
Una gita qualunque a Taormina, meta possibile di tutte le gite scolastiche.
Il mio insegnante mi affidò un compito.
Missione impossibile.
Far rientrare tutti alle cinque della sera, per la partenza verso casa.
Perché proprio a me? Si fida di me? Sarò capace?
Ovviamente non fui capace.
I ragazzi avvinghiati in discoteca, corteggianti in spazi di liberta che ancora non possedevano, annusanti indipendenza fino al termine, mi mandarono tutti beatamente e giustamente all’inferno.
Alle cinque della sera ci stavo solo io ad attendere comprensione e sostegno per il mio fallimento.
Così non fu.
Il mio delegante insegnate mi apostrofò con una frase storica, un maglio, uno stigma, una bolla papale manco fossi Martin Lutero.
“Sarai un fallito nella vita. “
Ed allora ho scelto di fallire.
A vent’anni scelsi una strada, un percorso diverso dai miei coetanei più “strutturati”.
Scelsi lo stare accanto fisicamente a chi si trova ai margini, e dentro la Società non può stare perché disturba chi non fallisce mai.
Siano bambini, disabili, adulti, madri, figli.
Purché non siano “normali”.
Dalla scelta di impegno a quella formativa.
Non il contrario come tutti quanti.
Allora da lì tante scelte, tutte capovolte. Tutte strane. Tutte da fallito.
A quasi mezzo secolo di vita mi sento bene, soddisfatto e curioso di ciò che mi aspetta ancora e che andrò ovviamente a cercarmi.
Cari amici che leggete questo post introspettivo domenicale un po’ strano, portate ancora pazienza, è quasi finito.
Spero possiate sempre scegliere nella vita la strada che sentite vostra,senza condizionamenti e proseguirla con libertà.
Se questo è il fallimento ve lo auguro di cuore.

venerdì 15 gennaio 2010

L'impegno...corsia privilegiata per la legalità!


La legalità passa anche attraverso le strade dell’impegno e della condivisione con le persone in difficoltà e con gli Enti che di loro si occupano.
Tra mille difficoltà di diverso ordine ed entità.
La cooperativa Rinascita Onlus, che sul territorio dell’Area Grecanica è presente con numerosi Servizi, in particolare con le Strutture di Riabilitazione Psichiatrica site a Saline di Montebello, con la Casa di Riposo Sorriso al Tramonto a Melito e con i servizi domiciliari per Anziani e Disabili sia sul versante sociale che sanitario, dal 7 gennaio 2010 ha avviato il Servizio Civile Nazionale.
Verranno impiegati 8 volontari, precedentemente selezionati tramite bando datato luglio 2009.
L’impiego dei volontari risponde ad una logica di rete più estesa, alla quale appartiene la cooperativa Rinascita, che la vede anello di congiunzione con realtà solide e di spessore come il Consorzio Mare Sol, con sede a Messina e la cooperativa Aurora, di Palermo.
I volontari si affiancheranno al personale delle strutture allocate a Saline,e della Casa di Riposo Sorriso al Tramonto, per favorire la realizzazione del progetto di Servizio Civile “il Capo Sud della 180”.
La cooperativa Rinascita, attraverso l’adesione al Progetto di Servizio Civile,si prefigge di facilitare la crescita dei giovani che hanno scelto questo impegno come terreno di cittadinanza attiva.
La cultura del cambiamento e dell’impegno passa necessariamente attraverso le nuove generazioni.
Permettere ai giovani di contattare un diverso stile di vita, votato alla solidarietà ed all’effettuazione del mandato di cui si è affidatari con onestà ed impegno, potrebbe rivelarsi un contraltare efficace alla cultura del disimpegno e del conformismo, humus fertile di più gravi problematiche.
Il nostro Territorio, affascinante e martoriato, quindi dovrebbe ringraziare questi giovani, sia per il coraggio della loro scelta, effettuata in tempi certamente non favorevoli, ma anche per il contributo che daranno al benessere delle persone in difficoltà grazie alla loro giovanile vivacità.

sabato 9 gennaio 2010

solidarietà a Peppe

cittadini di Melito, in queste poche ore un consigliere comunale è stato obiettivo di atti vandalici seri.
Non fiaccole ma opere di bene, nel senso che sarebbe utile riflettere sulla necessità che chi si assume le resposabilità di amministrare è comunque sotto gli occhi di tutti e non va lasciato solo.
Dichiaro pubblicamente la mia solidarietà a Peppe Latella, persona che non ha mai lesinato impegno nell'assolvere il suo compito di ammnistratore, anche oltre il mandato.
Condanno nei modi e nella coerenza tutte le intimidazioni che rendono difficile assumersi delle responsabilità ed essere onesti, anche contro il comune agire, che non sempre corrisponde alla cosa giusta.
E' bene che i giovani sappiano questo per reagire adeguatamente.
A noi "maturi" il compito di non sopire il loro entusiasmo con la nostra vigliacchieria.

nero a metà

Si sprecano commenti su quanto accade in queste ore a Rosarno, affrontato con la solita deportazione.
Condanno fermamente la violenza, qualsiasi ragione abbia.
È la morte del confronto.
Ma vorrei anch’io immodestamente esprimere un pensiero .
La rivolta degli immigrati attiva Istituzionali rigurgiti razzisti che trovano nella troppa tolleranza la responsabilità di quanto accade in queste ore.
E questo va rilevato senza mezzi termini.
Mi indigna il pensiero, ma mi rende tranquillo che un Ministro lo evidenzi in modo chiaro, tanto per fugare ogni dubbio.
La sicurezza dei cittadini di Rosarno è stata difesa con i denti, e non solo, da risoluti soggetti all’evidente soldo dell’Antistato.
Magari gli stessi che prima hanno compresso la pentola oltre misura, facendo sì che scoppiasse.
Quello che ci è oscuro, visto che apparteniamo alla specie dei rivoluzionari in pantofole e papalina, è il livello della reazione.
Che direttamente deriva dall’esacerbazione di indegne condizioni di vita.
Pur deprecando la violenza, gli immigrati si sono ribellati alla ndrangheta!
A quella riconosciuta, formale, che li ha ridotti in schiavitù.
A quella soft, che in pelliccia di visone e Hogan paga 3 euro l’ora servizi a buon mercato che mai un “locale” farebbe, a quella imprenditoriale che stiva dieci persone in appartamenti che nessun “locale” vorrebbe, facendo pagare somme incredibili.
Che nessun “locale” pagherebbe.
La violenza espressa è stata il parto immondo di questa situazione, che ci piaccia o no.
Da calabrese mi augurerei che con modalità diverse la mia terra si ribellasse allo sfruttamento lavorativo, alla disoccupazione, alla mafia, ai colletti bianchi che barattano le loro poltrone con il futuro dei nostri giovani, ai Piani di Rientro e ad altri innumerevoli orrori ed errori.
Da calabrese oggi mi sento nero a metà.

P.S. non me ne vogliamo i possessori di Hogan, belle scarpe, per aver utilizzato come simbolo di un certo benessere le loro non certo economiche calzature.
Me ne vogliano pure i possessori di pellicce.

lunedì 4 gennaio 2010

Carbone no lavoro si

Non mi dilungo sulla nocività del carbone, altri meglio di me sono più abili a tracciarne gli effetti cancerosi sull’organismo e deleteri sull’ambiente circostante.
Che questi effetti possano ricadere sul territorio di Melito e Montebello, visto il pericolo non assolutamente scampato rispetto alla costruzione della Centrale, mi preoccupa e non poco.
Però mi fermerò a riflettere su un altro aspetto, che mi addolora come cittadino e mi detta la traccia da seguire come soggetto del terzo settore locale.
Quando si affacciò, qualche tempo fa, per la prima volta il progetto di costruzione della Centrale a Carbone nell’area di Saline, a braccetto con l’oasi faunistica,, da parte della SEI, multinazionale svizzera, con indubbi interessi locali, accadde un episodio.
Nella sua populista essenza semplice nei modi ma forte e tragico nei contenuti.
Alla prime proteste sul territorio, in particolare presso il paese di Saline, mi si avvicinò una donna, sfatta, disordinata, apparentemente di mezza età.
Forse giovane, forse no.
Come molte madri e mogli delle nostre parti.
Mi disse, in sintesi…il carbone fa venire il cancro, uccide dopo dieci, quindici anni.
Ma qui siamo senza lavoro.
Moriamo tutti i giorni.
Io voglio la Centrale se questa significa lavoro. Meglio morire occupati che vivere di stenti.
Il ragionamento non tenne conto di tante sfumature, prima tra tutte che il gioco non vale la candela.
Ma la drammatica comunicazione della madre senza età, ancora oggi attuale, ci sbatte in faccia la nuda e cruda realtà, ovvero cosa stiamo facendo, tutti, forze sociali, politiche, culturali, religiose, Istituzioni e quant’altro volgiamo mettere nel calderone, per produrre lavoro e sviluppo.
No, non ho cambiato idea, rimango fermamente contro la costruzione della Centrale a Carbone, nell’area di Saline, deputata alla distruzione e non al progresso.
Ma comprendo il dramma della donna disposta a barattare la vita con il lavoro.
Questa è la realtà con la quale dobbiamo fare i conti, ci piaccia o no.
E su questa realtà dobbiamo impiantare un NO alla Centrale condizionato e supportato da tutte le azioni di sviluppò ed occupazione che tutti dobbiamo ritenere obiettivo prioritario.
Affinché non ci sia più gente disposta a morire per una busta paga.