Si sprecano commenti su quanto accade in queste ore a Rosarno, affrontato con la solita deportazione.
Condanno fermamente la violenza, qualsiasi ragione abbia.
È la morte del confronto.
Ma vorrei anch’io immodestamente esprimere un pensiero .
La rivolta degli immigrati attiva Istituzionali rigurgiti razzisti che trovano nella troppa tolleranza la responsabilità di quanto accade in queste ore.
E questo va rilevato senza mezzi termini.
Mi indigna il pensiero, ma mi rende tranquillo che un Ministro lo evidenzi in modo chiaro, tanto per fugare ogni dubbio.
La sicurezza dei cittadini di Rosarno è stata difesa con i denti, e non solo, da risoluti soggetti all’evidente soldo dell’Antistato.
Magari gli stessi che prima hanno compresso la pentola oltre misura, facendo sì che scoppiasse.
Quello che ci è oscuro, visto che apparteniamo alla specie dei rivoluzionari in pantofole e papalina, è il livello della reazione.
Che direttamente deriva dall’esacerbazione di indegne condizioni di vita.
Pur deprecando la violenza, gli immigrati si sono ribellati alla ndrangheta!
A quella riconosciuta, formale, che li ha ridotti in schiavitù.
A quella soft, che in pelliccia di visone e Hogan paga 3 euro l’ora servizi a buon mercato che mai un “locale” farebbe, a quella imprenditoriale che stiva dieci persone in appartamenti che nessun “locale” vorrebbe, facendo pagare somme incredibili.
Che nessun “locale” pagherebbe.
La violenza espressa è stata il parto immondo di questa situazione, che ci piaccia o no.
Da calabrese mi augurerei che con modalità diverse la mia terra si ribellasse allo sfruttamento lavorativo, alla disoccupazione, alla mafia, ai colletti bianchi che barattano le loro poltrone con il futuro dei nostri giovani, ai Piani di Rientro e ad altri innumerevoli orrori ed errori.
Da calabrese oggi mi sento nero a metà.
P.S. non me ne vogliamo i possessori di Hogan, belle scarpe, per aver utilizzato come simbolo di un certo benessere le loro non certo economiche calzature.
Me ne vogliano pure i possessori di pellicce.
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sabato 9 gennaio 2010
nero a metà
ALBERTI, RINASCITA,SALUTE MENTALE
Immigrazione,
Mario Alberti,
Melitotv
domenica 23 agosto 2009
Benvenuti italiani d’Africa
Un paio di anni fa feci una piccola vacanza, giusto qualche giorno, in Sicilia.
Nel mio tour mi recai a Porto palo, in particolare all’Isola delle Correnti, suggestiva lingua di sabbia tra il cielo ed il mare. Si passeggiava in acqua, bassa e calda, con l’orizzonte esteso.
È il punto più a Sud della Sicilia e per ovvi motivi rotta di speranza e fuga da parte di chi cerca, disperatamente per sé e per la propria famiglia, quel benessere e quella sicurezza che non possiede in terra propria.
Nessuno vorrebbe lasciare i propri luoghi.
Questo è certo.
Se non fosse costretto dalle circostanze.
Dalla mia vacanza alla loro sofferenza il passo è breve.
Da quella rotta sono passati migliaia di migranti. Morti insepolti derivano in quelle acque che sembrano raccontare le loro storie ogni sciabordio d'onda.
Che sono le nostre storie quando sui ponti delle navi stracolme andammo in America, sui treni post bellici andammo in Germania e Francia, o più familiarmente in Lombardia e Piemonte.
Noi come voi.
Non dimentichiamolo e mettiamo da parte quella intolleranza becera e conservatrice di uno status spesso creato grazie a quei migranti nostrani del primo novecento.
La nostra isola delle correnti era l’Oceano e l’Europa.
Benvenuti italiani d’Africa.
E scusate la nostra corta memoria.
Accade quando passa tanto tempo ma quando soprattutto si sta discretamente o peggio ancora si fa quasi intendere che i problemi derivano da qualche bocca in più da sfamare, o qualche tessera sanitaria da emettere gratis per “il marocchino”.
E’ l’effetto del tempo e della cattiva politica.
Ma questa è storia aperta.
Nel mio tour mi recai a Porto palo, in particolare all’Isola delle Correnti, suggestiva lingua di sabbia tra il cielo ed il mare. Si passeggiava in acqua, bassa e calda, con l’orizzonte esteso.
È il punto più a Sud della Sicilia e per ovvi motivi rotta di speranza e fuga da parte di chi cerca, disperatamente per sé e per la propria famiglia, quel benessere e quella sicurezza che non possiede in terra propria.
Nessuno vorrebbe lasciare i propri luoghi.
Questo è certo.
Se non fosse costretto dalle circostanze.
Dalla mia vacanza alla loro sofferenza il passo è breve.
Da quella rotta sono passati migliaia di migranti. Morti insepolti derivano in quelle acque che sembrano raccontare le loro storie ogni sciabordio d'onda.
Che sono le nostre storie quando sui ponti delle navi stracolme andammo in America, sui treni post bellici andammo in Germania e Francia, o più familiarmente in Lombardia e Piemonte.
Noi come voi.
Non dimentichiamolo e mettiamo da parte quella intolleranza becera e conservatrice di uno status spesso creato grazie a quei migranti nostrani del primo novecento.
La nostra isola delle correnti era l’Oceano e l’Europa.
Benvenuti italiani d’Africa.
E scusate la nostra corta memoria.
Accade quando passa tanto tempo ma quando soprattutto si sta discretamente o peggio ancora si fa quasi intendere che i problemi derivano da qualche bocca in più da sfamare, o qualche tessera sanitaria da emettere gratis per “il marocchino”.
E’ l’effetto del tempo e della cattiva politica.
Ma questa è storia aperta.
ALBERTI, RINASCITA,SALUTE MENTALE
Immigrazione,
Mario Alberti,
Sicilia
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