sabato 3 ottobre 2009

la poltrona

La poltrona è forse l’elemento d’arredo più gettonato nel nostro contesto.
A tutti i livelli appoggiare il sedere lì, magari dietro una distanziante scrivania che fa la differenza, è il massimo.
Se poi questa poltrona appoggia su scorie radioattive, lastroni di eternit, gente disoccupata, servizi inesistenti, traffico soffocante….poco conta.
La poltrona dà l’immunità dalle malattie e dal disagio.
Se guardiamo fissa una poltrona, quella ci parla.
Ci racconta delle lotte tra sederi avvenute prima della sua occupazione.
Lotta impari tra sederi e cervelli.
Molti sederi e qualche cervello.
Spesso vincono i primi e se ci guardiamo attorno quello che vediamo ne è l’indubbio effetto.
La poltrona ci cambia.
Se prima usavamo i jeans, dopo, per far aderire bene il nostro deretano, e non farlo scivolare verso il popolo, sarà d’obbligo la cravatta firmata.
Ci si siede meglio griffati, su alcune poltrone.
Se prima ci distingueva l’umiltà e l’impegno, spesso dopo svolazziamo tra le bollicine del potere e ci inebriamo della loro effervescenza.
Su alcune poltrone dovrebbero sedersi i migliori ma non accade così.
Per loro soltanto sedie di plastica.
Ma nella scomodità si dorme male, ed è bene che ciò si sappia, per un impegnato risveglio.

Nota dell’ autore:
in questa sciocca quisquilia del fine settimana i riferimenti a persone, fatti od accadimenti non è casuale, ma assolutamente voluto.
Chi pensa di ritrovarsi ed offendersi, faccia pure.
Chi sente il duro della plastica sotto il proprio sedere, e vuole svegliarsi, altrettanto proceda.
Mi troverà accanto.

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