venerdì 20 giugno 2014

Ofelia



Quando si lotta per qualcosa, si lotta inevitabilmente per qualcuno. Dodici anni fa, in un piccolo paese, viveva una ragazza che per muoversi utilizzava una carrozzina. Era diffidente, restia ed incontrare gente, ad uscire, a vivere. Era restia a tutto ciò che significava relazioni umane. Forse, anzi sicuramente, aveva le sue ragioni. A vent’anni vivere in carrozzina non deve essere una cosa piacevole. La incontrai e mi sputò addosso la sua rabbia, il suo rancore verso la vita che le aveva riservato un destino sicuramente non piacevole.
Le proposi, con la mia faccia tosta, e soprattutto resistendo alle sue motivate acidità, di entrare in un programma che prevedeva l’incontro con un operatore, e da lì uscite sul territorio. 
Ofelia, che non si chiama Ofelia, ma che io chiamerò così, accettò.
Sono stato un buon venditore.
Ma accettò con riserva. Mi chiese di fare una promessa. Una promessa tosta, molto tosta. Mi chiese di promettere che il servizio, che nel frattempo le cominciava a piacere, non sarebbe finito mai. 
Era, veramente, una promessa tosta. Alla fine, dopo lunghe contrattazioni, le promisi che avrei fatto il possibile e l’impossibile per far durare questo servizio.
Non fu così. I soldi finirono, e a nulla valsero le mie questue in giro per i Comuni, per il comune di Ofelia, per la Regione, per la Provincia, per il Mondo.
Per la mia coscienza.
A nulla valsero i miei tentativi di attivare volontari. Nulla, niente. Zero.
Il servizio finì ed Ofelia fu di nuovo sola. Fu sola dopo aver vissuto un anno di affetto e relazioni. Dopo aver vissuto un anno nuovo. Un anno finito troppo presto.
Grazie per averti avuto, anche se ce lo hai tolto…spesso si legge. Ma non è così, sempre.
Ofelia, fu sola. Io fui in parte bugiardo, ogni tanto dico a me stesso. In parte, perché lottai, Dio solo sa quanto lottai…ma Ofelia fu sola lo stesso, ed io fui bugiardo.
Questo è quello che, purtroppo, conta.
Ogni tanto passo dalla casa di Ofelia. Di fronte al mare, in faccia al tramonto, nei dolci pomeriggi di primavera, quando tutto sembra più bello, anche la vita in carrozzina. 
Soprattutto per chi cammina. 
Non ebbi mai il coraggio di entrare, di bussare e dire a sua madre, sofferente madonna, che sono quello che vendeva servizi e prometteva vittorie.
Ancora oggi, ogni tanto, come stasera, penso ad Ofelia, ed allora l’impegno aumenta, la rabbia monta, il disprezzo per chi ignora i diritti della gente assume toni forse inadeguati, forse esagerati.
Ululo alla luna, ed essa non risponde. ( ed allora scrivo)
Ofelia non lo saprà mai, ma io continuo, dopo dodici anni, ad ululare anche per lei.
O forse per me…chissà.

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