L’ultimo
giorno di scuola, nell’80, era come tutti gli ultimi giorni di scuola che si
sarebbero susseguiti negli anni a venire.
Un’aria
triste e nello stesso tempo eccitata, frizzante, densa di futuro si respirava
tra i banchi, semivuoti, e tra noi compagni, smarriti nella giovanile
spacconeria.
Il passato
fatto di amori soltanto immaginati, di jeans sdruciti e di gruppi accoglienti e
crudeli nello stesso tempo era già dietro.
Come dietro
di noi erano già le prime assemblee d’istituto, i bianchi, rossi e neri, i
cortei per essere semplicemente ascoltati.
E la
vecchia Simca 1000 verde bottiglia che vorrei poter guidare ancora una
volta….
Le feste
del liceo, i lenti ed il profumo di lei. La lei di tutti noi….
Il durante
erano solo e soltanto gli esami.
Andar bene significava
il futuro, incerto, in giacca e cravatta o in divisa.
Andar male significava
tornare nel liquido amniotico del Liceo, magari con la stelletta fascinosa e
maledetta dei ripetenti.
Ma la vita
non è così semplice, ti avvolge, t’incarta, ti spinge, ti governa. Fa per te
mentre pensi di fare per lei.
Andò bene, compagni
dell’80. Andò bene tra voglia di mare e nostalgia.
I ragazzi
insicuri di qualche anno prima, con gli abiti fuori moda ed i libri nella
cartella, prima delle cinghie, si dovevano trasformare per forza in uomini.
Le ali
cadevano per far posto ai piedi, rigorosamente per terra. Mai sulle nuvole.
Ragazzi, il
profumo dell’ultimo giorno di scuola non lo sentirete più nella vita.
Tenetevelo stretto
nei vostri ricordi, imbottigliatelo e liberatelo sulla via del tramonto, quando
la vita comincia, naturalmente, a profumare di poco.
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