domenica 4 agosto 2013

Dal bisogno alla risposta in un afflato di civiltà...



la puntuale disamina effettuata dalla Gazzetta del Sud nell’edizione di domenica 4 agosto a mio avviso non deve rimanere lettera morta. In breve alcuni cittadini, ormai oltre la mezza età, sempre distinti per partecipazione attiva ed anche critica alla vita del paese, intervistati mettono in evidenza come per gli anziani nel nostro paese non esistano luoghi di aggregazione oltre quelli spontanei. Per cui nei mesi freddi non rimane che rintanarsi in casa anche per evitare le insidie dovuta alle patologie stagionali che in taluni casi possono rivelarsi oltremodo pericolose.
E’ una sacrosanta verità, quella descritta dalla voce dei diretti interessati, che con questa mia intendo rafforzare e far risuonare nei contesti del distretto socio – sanitario di Melito.
Grama la vita delle persone anziane, e questa è una amara realtà. A fronte di un sistema familistico ancora resistente, che non abbandona i propri vecchi, pur con mille difficoltà ed enormi sacrifici ( nove carer su dieci sono donne, da una recente ricerca ) di genere, vi è una debole risposta Istituzionale.
Non esiste un sistema di trasporti adeguato ed accessibile che permette la cura in autonomia delle relazioni parentali.
I Servizi alla persona non esistono praticamente più dalla scorsa primavera, compresi i servizi di cure domiciliari di recente interrotti dagli Enti accreditati a causa dei ritardi di pagamento dell’Azienda Sanitaria Provinciale.
Luoghi di aggregazione strutturati, come denunciato nell’articolo di Gazzetta del Sud non ne esistono a fronte di un patrimonio edilizio presente nell’Area che di giorno in giorno si deteriora sempre più, cade in rovina e rappresenta un eterno monumento allo spreco di denaro pubblico.
E tanto si è scritto sulla riduzione di servizi al Tiberio Evoli.Per cui è superfluo soltanto accennarne.
Il bisogno non incontra la risposta.
Si rileva un sistema dove il diritto di avere una risposta si scontra con mille tortuosità burocratiche che diviene slogan elettorale a ridosso della competizioni comunali e vuoto cosmico durante le gestioni ordinarie e straordinarie.
Quali soluzioni di fronte  a questo deserto dei diritti?
Sicuramente far sentire la propria voce, come accaduto, e dare continuità a questa discreta ma ferma querelle. Con il sostegno disinteressato anche di chi non vive la problematica, giusto per una questione di civiltà.
Ripristinare da subito l’ufficio del Piano di Zona, interrotto da oltre un anno, luogo dove per legge e logica il bisogno viene letto e di conseguenza programmata la risposta.
E nulla vale la precotta litania che non vi sono fondi. Non sempre ciò giustifica la mancata programmazione. Anzi, quasi mai.
Far nascere e soprattutto sostenere Associazioni di tutela, ripristinare i ogni comune, a partire dal capofila, Melito, la Consulta delle Politiche Sociali, luogo dove Enti ed Associazioni si mettono al Servizio dell’Ente di Prossimità per esprimere proposte e leggere congiuntamente i bisogni.
Il patrimonio storico posseduto dall’Area Grecanica in termini di Associazioni e cooperative, pur ancora sotto choc dal fumus degli ultimi mesi, deve trovare la giusta collocazione nel sistema della politiche sociali distrettuali, come determinano le leggi ed i regolamenti comunali.
E su questo molto dipende da noi operatori sociali.
Quindi prevedere capitoli di bilancio più centrati sui bisogni delle fasce deboli che su altre azioni effimere anche se di sicuro effetto.
Occorre ripartire e farlo subito, prima che ci si abitui al nulla e lo si consideri norma, mentre norma, in un contesto civile non è.
Nel pigro e sonnacchioso agosto dell’area grecanica fermarsi un attimo in attesa della rinfrescata può essere sicuro danno al mondo dei diritti e dei bisogni.  

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