giovedì 20 agosto 2009

il primo passo

Ogni cammino inizia con un primo passo.
Quindi non scoraggiamoci se di fronte “vediamo distante la meta”. Sembra ma a volte è già una meta partire.
Non voglio riflettere su quanto si sta già riflettendo. Mi riferisco ai recenti accaduti che ci vedono sotto i riflettori… e non in positivo.
Ma vorrei invece riflettere sul nostro paese, oltremodo strano.
La cosa che mi colpisce in particolare è la tolleranza, ovvero quell’atteggiamento comune e costante che consiste in minimizzare accaduti anche gravi, annoverandoli nel calderone della normalità.
Ed insisto, non mi riferisco alle vicende eclatanti, sulle quali è anche facile oltre che legittimo esprimere una valutazione. Bensì faccio riferimento a vicende altrettanto gravi, sulle quali nessuno si sofferma.
Provo ad indicarne una, ed unica rimarrà per oggi in questa mi riflessione.
Vi siete mai chiesti se una persona con disabilità fisica, o ridotta mobilità, vorrebbe assistere ad un Consiglio Comunale?
Risparmiamo la battuta scontata, ovvero - ma chi gliela fa fare - e supponiamo ( ma è così) , che voglia scegliere se farlo o no.
Ebbene, non può avere accesso al piano secondo, dove si trova l’aula consiliare in quanto l’ascensore non funziona, non esiste, non si sa e soprattutto non gliene frega a nessuno.
La nuova sala convegni di Via del Fortino presenta l’ascensore non disponibile e quindi lo stesso problema.
Tutto in deroga forzata alle norme di riferimento. Ma non è neanche questo che mi preoccupa. Mi preoccupa il fatto che nessuno affronti la cosa forse considerandolo un problema di nicchia.
Ma tutti, domani, potremmo trovarci in quell’anfratto.
Non l’affrontano gli Amministratori, cui abbiamo delegato l’ottimale governo del paese, ma non l’affrontano i cittadini, i preti, le associazioni, la mafia, i buoni,i cattivi, la polizia, gli sportivi.
Niente e nessuno.
Tutto normale.
Peggio per te che se un uomo a rotelle! Non vorrai mica partecipare alla vita politica, o diventare consigliere?
Oggi ho assistito ad un incontro tra giovani che stanno fondando una associazione culturale di partecipazione attiva ed inclusione sociale.
Ce li troveremo spesso tra i piedi.
Li ho sentiti liberi, autonomi, indipendenti, arrabbiati e decisi sui diritti altrui e sul senso della vera solidarietà, fattiva e non “pelosa”.
Oggi sono tornato a casa ottimista anche se veramente mi basta poco. Oggi sento che è stato fatto “il primo passo” per un cambiamento.

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