Sulla
tematica migranti non si può continuare a sottacere accettando l’uso
strumentale che ne viene fatto, per fornire una ragione a tutti i mali recenti
della nostra società.
Leggo
missive di cittadini indignati che lamentano l’assenza di un servizio sanitario
adeguato a Reggio Calabria a causa dei continui sbarchi. Altri lamentano la
scarsa attenzione che il Governo darebbe alle politiche del lavoro per
privilegiare l’assistenza in mare ai migranti.
È chiaro
che a qualcuno conviene ci sia una guerra tra poveri per coprire endemiche
carenze di servizi e situazioni di crisi le cui responsabilità non sono
assolutamente adducibili alla drammatica contingenza degli sbarchi ripetuti di
persone disperate che sfuggono da bombe, fame, stupri e miseria, sicuramente
peggiore della nostra.
Il
riscontro di casi di pediculosi, evento non raro nelle nostre Scuole o in
contesti caratterizzati da elevata concentrazione di persone, appare in tali
frangenti fenomeno naturale e non sconosciuto. Lo stesso potrebbe valere per i
casi decantati di scabbia.
Da qui
l’appello ai cittadini di non farsi abbindolare da rigurgiti razzisti e
strumentalmente confusivi, e chiamare le cose con il proprio nome e cognome,
ricordando che i fondi che permettono l’accoglienza ed il soccorso dei migranti
provengono dalla Comunità Europea, per via delle Prefetture, e non da risorse
altrimenti destinate a cittadini.
Ed
ovviamente fanno parte delle misure che negli anni scorsi non siamo stati
capaci di trasformare, per incompetenza e colpevole egoismo, in benessere per
la collettività.
I famosi
Fondi UE.
Il lavoro
non c’è perché costa eccessivamente, perché le politiche fin ora non lo hanno
facilitato e soprattutto perché il mantenimento di apparati di profilo politico
– lobbistici toglie risorse ad investimenti in tal senso. In buona sostanza se
tra (spesso) ingiustificate indennità e premi di produzione un dirigente della
P.A. guadagna l’anno l’equivalente delle stipendio di un giovane impiegato,
sottrae risorse alla sua auspicabile assunzione.
Quindi
guadagnare meno e guadagnare tutti. Altro che migranti.
La Sanità
reggina e calabrese in genere è al collasso. Investimenti nel marketing ai
quali non sottintende un corrispettivo in termini di servizio al cittadino è prassi
consolidata.
Che vi
siano ambulanze non medicalizzate, come lamenta il cittadino che ha scritto di
recente su una testata online, è realtà che risale a diversi anni or sono.
Che
l’emergenza – urgenza non sia struttura che possa rispondere completamente ai
rischi che corrono i cittadini per le vie delle proprie città è atto consolidato
e riconosciuto, almeno fino all’arrivo dei migranti.
Dopo tale
evento, a loro tutta la responsabilità di aver tolto efficienza alla macchina
del welfare calabrese.
Immagino
che chiunque dotato di buona memoria ed onestà intellettuale possa ritrovarsi
in questa mia debole e superficiale analisi.
Il resto è
solo fumo negli occhi, per non dire altro.
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