Sarà la
fissazione, come suol dirsi, ma sento nell’aria un afflato di cultura e poi di
libertà.
Non è l’aria
frizzante di fine dicembre, ma la lettura, forse un po’ ottimistica, di un pulviscolo
infinitesimale che non si posa ovunque, ed è questo forse il problema.
A ancora si
posa dove può.
Prima o poi
si poserà dove vuole. Poi, alla fine, si poserà ovunque.
Mi riferisco,
visto che la sto tirando a lungo con le metafore, alla cultura melitese che si
risveglia e promette risveglio.
Nonostante tutto, musica nostrana
si sente, per chi la vuol sentire.
Versi nostrani si recitano, per chi li vuol ascoltare. Storie nostrane si scrivono, per chi li vuol leggere.
Figli della nostra terra c’inorgogliscono, per chi si sente pieno di quest’orgoglio altruista che cede l’io, per il noi.
Cosa manca?
Forse la Comunità,
ma questa è storia di un’altra volta.
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