Basta fare un giro per le spiagge per rendersi conto che
una persona con ridotta mobilità non vi può accedere.
Niente mare per chi vive su ruote!
Gli scivoli, se presenti, arrivano a metà spiaggia e quindi
tutto prosegue sulla buona volontà, o meglio sulle braccia di parenti ed amici.
Ma alla fine tutta questa è pura immaginazione.
La realtà è
che i disabili, a mare, non ci vanno.
E perché dovrebbero andare a mare?
Mica
sono come noi!!!
Ecco, questo è il presupposto “ideologico” che porta chi di
dovere, ovvero la Comunità e lo Stato, nelle sue diramazioni di prossimità, a
non porsi minimamente il problema. Potrei qui sciorinare normative su
normative, articoli, comma e lettere, regolamenti e circolari attuative, per
concludere poi che senza la volontà ciò è tutta carta straccia. Allora che
fare?
Due cose.
La prima, denunciare apertamente le omissioni e le
discriminazioni.
La seconda non far cadere il silenzio sul tema della
disabilità, dell’integrazione e delle pari opportunità.
La cultura cambia
attraverso il confronto e la conoscenza.
E se dovessimo ritrovarci qui tra cent’anni a dibattere sul
tema, ben venga, vuol dire che ancora si crede nel cambiamento.
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