sabato 12 dicembre 2009

Il Capodoglio della Sanità

Prendo spunto dall’interessante dibattito tra persone oneste ed innamorate della propria terra e dei propri contesti lavorativi e politici, trasmesso su Melito TV qualche giorno fa, per intraprendere una breve riflessione.
Basata principalmente su tre punti.
In questo momento la nostra Sanità, come i capodogli di Foggia, si sta spiaggiando in situazioni dalle quali difficilmente potrà venir fuori.
Primo punto.
A pagare la contrazione della spesa, leggi ottimizzazione, sono decisamente le fasce deboli del settore.
Intendo gli operatori poco protetti, scoperti dalle corporazioni forti, come i medici sostituti di Guardia o in contrattisti ospedalieri ( infermieri, medici..)
Nessun Manager, che in altri Paesi Europei commisura i lauti guadagni con i risultati prodotti, e nel nostro caso sono gli stessi che ci hanno portato a questa progressiva distruzione, si trova a dover convivere con il precariato e la disoccupazione.
Non possono affermare lo stesso i trecentocinquanta medici che da oltre un decennio sostituivano i titolari presso le postazioni di Guardia Medica in zone non messe illegalmente a bando dalla Regione Calabria e né segnalate dalle Aziende Sanitarie. Alla faccia della programmazione.
Arrivederci e grazie.
Paga la fascia debole della popolazione.
Quella che ha necessità riabilitative ( la regione non paga da oltre un anno le prestazioni riabilitative effettuate presso i Centri convenzionati.)i disabili mentali, gli anziani che non trovano adeguati servizi di prevenzione territoriale utili a contrarre i ricoveri impropri, magari chiesti per ingiustificata paura di un sintomo o peggio ancora per solitudine.
Quanto costa una settimana di ricovero rispetto ad una postazione di Guardia Medica non sto certo ad evidenziarlo. È risaputo.
Secondo punto…. la qualità percepita del Servizio Pubblico, particolarmente in termini organizzativi.
Questa carenza, che esprimo attraverso l’esempio dei Centri unici di Prenotazione assolutamente inefficienti, spinge l’utenza verso il Privato.
Se lo scrivente, utente per un giorno, magari in cinta o con problematica deambulazione, trovandomi a fare un’odissea tra CUP allocati in una Sede e Strutture che devono poi eseguire le prestazioni, allocate dall’altra parte della città, dove rischio di arrivare, com’è accaduto a Reggio Calabria, quando lo stesso servizio ha chiuso i battenti, a quel punto cambio operatore.
Mi rivolgo alla Sanità Privata.
Il livello malevolmente percepito dalla popolazione nella nostra Sanità è assolutamente quello organizzativo.
Mettiamo quindi da parte sterili difese corporative ed interveniamo sui passaggi organizzativi dove l’utente non è assolutamente percepito come un cliente da fidelizzare, ma quasi come un optional.
Cambiando questa mentalità,evidentemente carente sul versante del marketing organizzativo, allora potrebbero venire giustamente apprezzate le potenzialità professionali che esistono nella Sanità Pubblica.
Terzo punto , la partecipazione del cittadino.
Non mi sento benevolo neanche verso l’utente, la Politica locale o le Organizzazioni di tutela.
Perché le inefficienza diventano voci di corridoio, ingigantite, personalizzate e rese becere dai modi e dalle mistificazioni?
Perché se il CUP non riesce a smaltire le richieste prima di tre ore non intervengono le Associazioni di Tutela, attraverso pubblica denuncia a chi Governa l’ASP, affinché rafforzi quel servizio che se funzionante permetterebbe una maggior erogazione di prestazioni pubbliche?
Questi sono ragionamenti senz’altro di basso profilo rispetto a politiche più elevate, le quali però ci hanno fino ad ora distrutto a sufficienza.
Ma è dal Servizio che dobbiamo partire se vogliamo far prendere il mare aperto al nostro agonizzante capodoglio chiamato Sanità Calabrese.

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