domenica 15 novembre 2009

Cucchi...vergogna di Stato!

Non voglio dilungarmi su quanto accaduto al povero Stefano Cucchi, c’è un’indagine in corso che pare abbastanza avanzata.
La parte buona dello Stato che prende le redini. Almeno nella fase istruttoria. Poi vedremo al termine delle indagini cosa accadrà.
Speriamo si faccia la cosa giusta.
I fatti sono cosa nota.
Il pestaggio, l’incuria, intesa come mancanza di cure, presso la struttura sanitaria, la morte in croce.
Si..queste sono le reali morti in croce che oggi, Domenica, vorrei sentire dai pulpiti delle Chiese.
Ma vorrei riagganciarmi a quanto ragionato venerdì 13 ottobre 2009, durante la puntata di Tandem ( www.melitotv,.it) dal tema “Pedagogia e Legalità”.
Quando ad essere incongruente è lo stesso Stato che “chiama a sé” la legalità.
E qui si aprono finestre inquietanti ma necessarie affinché si prenda la giusta coscienza di quanto è opportuno essere coerenti se si vuol trasmettere un messaggio.
Come può un operatore di polizia commettere lo stesso reato per cui, ad esempio, a Giulianova, è morta una persona uccisa da tre rom?
Forse perché le carceri sono uno Stato nello Stato dove vigono leggi speciali non scritte alle quali tutti si adeguano?
Se così fosse, e probabilmente così è, la cosa è seria. Ma a tutti la cosa va bene.
Vendetta non giustizia!
Sanità. Esistono malati di serie A e malati di serie B?
Anche questa è cosa nota e sfido chiunque ad affermare il contrario.
Prova ne è l’accesso ai servizi complicato per i più, agevole per altri.
Ma Cucchi era un malato di serie Z.
E le prove ci sono e saranno utilizzate dagli Inquirenti non certamente da me che trasmetto questo pensiero sulla scorta di quanto letto nei quotidiani, delle mie opinabili convinzioni e del ribrezzo che provo.
Da questa storiaccia esce sconfitto lo Stato, qualsiasi auspicabile azione legale venga intrapresa.
E prima di parlare di legalità, e ricordiamoci che non basta una conferenza per trasmettere ai giovani questo concetto, ma essere d’esempio con i fatti, prendiamo coscienza di ciò che accade.
Per cambiare bisogna conoscere e sviluppare una adeguata coscienza critica.
Questa è la formazione non l’indottrinamento passivo in base a cliché precotti.
Dopo si può far tutto.

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