Oggi, 25 aprile 2014, è una bella giornata, un sole luminoso fa
splendere Melito al di là dei propri meriti, e si celebra la Resistenza, o la
Liberazione qualsivoglia dire. Diciamo entrambe, visto che l’una è conseguenza
dell’altra. Al di là dei fiumi di parole che oggi si sprecheranno, farcite
magari da qualche polemica sulla violenza della guerra partigiana, come se ciò
possa anestetizzare la violenza e le barbarie del nazi – fascismo, mi vengono
spontanee alcune, poche ed indolori, diciamo, domande. Oggi che significa
Resistere, quando sotto il balcone di casa non hai le squadracce o non corri il
rischi di essere rinchiuso in un campo di sterminio? Cos’è oggi la tirannia e
chi sono i tiranni? E poi, l’ultima domanda, forse la madre di tutte quante. Ma
siamo veramente liberi oggi, sessantanove anni dopo la Liberazione dal grigio –
nero della violenza totalitaria?
È forse libertà, amici, preoccuparci, in caso qualcuno di noi
desiderasse aprire un’attività commerciale, più del pizzo che delle tasse? O
addirittura essere costretti a considerarlo una tassa tra le altre?
È forse libertà dire a noi stessi ed ai nostri figli, cosa ben più
grave, che nulla mai cambierà? L’avessero detto i nostri Padri, incalzati dai
manganelli, la Storia sarebbe cambiata decisamente. Purtroppo.
È tiranno chi invece dell’olio di ricino fatto ingollare
nottetempo e con la violenza ti strema schiacciandoti i giorni attraverso
continue, grandi e piccole inefficienze, che ti abituano al “minimo” e ti fanno
gridare di stupore quando, oltre il piccolo tuo mondo, vedi il “medio”?
È tiranno oggi chi ti chiede di votare perché, dopo, avrai un
vantaggio?
Avere queste risposte è impossibile, forse. Sarebbe presuntuoso
fornirle con i miei modesti mezzi intellettuali. Porsi queste domande oggi però
è vitale per una nuova resistenza.
Ecco, cos’è oggi, la Resistenza. È porsi, umilmente, delle
domande.
Le risposte, come la Liberazione, verranno di conseguenza.