Facendo
seguito all’articolo del giornalista Toscano, edito da Gazzetta del Sud sabato
21 dicembre scorso, ritengo opportuno che tale approfondita riflessione apra
percorsi concreti di realizzazione per quanto correttamente fatto intravedere.
Non siamo
più nell’epoca delle scelte politiche neutre, forse quest’epoca non è mai
esistita. Oggi più che mai.
La forbice
tra i benestanti ed i poveri è sempre più ampia.
L’innalzamento
dei tributi locali non facilita l’avvicinamento di questi due mondi opposti e
divergenti.
Il nuovo
deve avanzare, è vero, ma si è veramente nuovi soltanto quando si ha il
coraggio di ripartire dai bisogni di un territorio e di ogni singolo
componente.
Alla
lacerazione si deve rispondere con la coesione.
Da qui
l’appello ai commissari prefettizi di Melito, che peraltro è comune capofila
del distretto socio sanitario n.4.
Mettiamo in
condizione i cittadini di usufruire dei beni comuni, le Associazioni, ricchezza
del territorio, di poter celebrare eventi frequentemente. Tali momenti, e se ne
contano parecchi, sempre “in fieri”,
sostenuti da creatività e gratuità, devono trovare sede nei beni comuni,
agevolmente, per contribuire a quel processo di coesione e cambiamento, unica
arma efficace per il ripristino sostanziale della legalità.
I cittadini
devono avere casa. E casa pubblica.
Mercato
coperto, via del Fortino, eventualmente la Casa Comunale, gli spazi pubblici, siano
essi al servizio di chi il mondo lo vuole cambiare davvero, attraverso la
cultura e l’incontro.
Si decantano
i giovani come motore di cambiamento.
Essi però vanno messi nelle condizioni di esprimersi
attraverso lo sport, la cultura, l’incontro.
Va data
loro concretamente fiducia.
Come
egualmente vanno portati ad emersione gli afflati di cultura locale, che si manifesta
attraverso gli scritti e l’arte.
Non intendo
citare nessuno per non far torto a che rimane dietro le quinte.
E’ questo il
compito che le forze buone del paese devono prefiggersi da subito, senza
attendere future inevitabili campagne elettorali dove la promessa e l’inganno fanno
da progetto sommerso a vaghe intenzioni e labili obiettivi.
Che si
ripristini da subito la Consulta delle Politiche sociali, prevista dallo
Statuto comunale, e magari si attivi la Consulta delle Associazioni in senso
più ampio.
Non omettendo di immaginare una Consulta dei Giovani, perché sia
vero cambiamento.
Alle
Istituzioni si chiede di fidarsi e sostenere i processi di cambiamento.
Melito
è oppressa dalla mafia ma non è assolutamente terra di mafia!
Non
confondiamo le vittime con i carnefici!
E’ questa
la vera sfida per il prossimo decennio che potrebbe portare il nostro paese ad
essere motore di crescita per tutta l’Area.
Che tutto
cambi a partire dal basso, in termini di proposte e disponibilità, e dall’alto,
dalle Istituzioni, affinché si facilitino concretamente i processi costruttivi
sani di cambiamento.
La coesione salverà il mondo.