domenica 21 giugno 2009

Generale, quanti problemi ...dietro la collina....

ricevo e pubblico , fonte Strill

Esimio Generale Cetola,
Le scrivo questa lettera aperta, nell’impossibilità di interloquire con Lei, sul tema più scottante da quando ricopre l’incarico di Commissario Straordinario presso la nostra Azienda Sanitaria ovvero le Guardie Mediche e la loro paventata-osteggiata, deliberata- controdeliberata chiusura.
Chi Le scrive è un medico di guardia precario, ovvero con incarichi trimestrali, mensili, semestrali che da luglio non avrà più neanche quelli e che non è diventato titolare perché la sua ASP, contravvenendo alle normative, da ben cinque anni non pubblica zone carenti (che dovrebbe invece pubblicare ogni sei mesi).
Così dopo 17 anni di laurea e dieci di precariato, si ritrova con assolutamente nulla nelle mani.
Le vorrei chiedere, de visu se fosse possibile, a chi giova la chiusura delle Postazioni di Guardia Medica. Mentre attendo una Sua risposta, provo a rispondere da sola.
Certamente non ai nostri territori, che i Sindaci stanno difendendo in una paradossale lotta dello Stato contro lo Stato, strenuamente e degnamente.
Alcuni paesi, e questo i Suoi numerosi consulenti e dirigenti dovrebbero saperlo, rimarranno senza un riferimento sanitario notturno e festivo, con grave rischio per la Salute Pubblica e compromissione dei livelli di Assistenza. Eppure un servitore dello Stato dovrebbe ben ricordare l’art. 32 della Carta Costituzionale….
Forse giova agli stessi medici precari come me, che alla fine di decenni di precariato centrato sulla fiducia nelle Istituzioni e sulla speranza di una stabilizzazione, si renderanno conto, da disoccupati, che devono trovar pane altrove, in terre che non hanno bisogno di Commissari Straordinari e leggi speciali per vedere rispettate le leggi dello Stato!
Non credo giovi manco a Lei, esimio Generale, perché sarà ricordato esclusivamente per aver tentato di sanare le finanze violentate della Sanità Calabrese chiudendo l’unico servizio di prossimità che percepisce il cittadino, creando disoccupazione ed abbassando i già minimi livelli di assistenza sanitaria.
Allora Le ripeto la domanda che attende da parte Sua, forse inutilmente, una risposta : …a chi giova tutto ciò?
Cordialmente
Dott.ssa V. Federico

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