domenica 12 ottobre 2008

E se domani….

Tutte le cooperative sociali, l’Ospedalità privata, la diagnostica accreditata, i servizi sociali resi in convenzione, insomma tutte queste tipologie di servizi…..impossibilitate a pagare i dipendenti pur vantando crediti sufficienti per viver dignitosamente e continuare il servizio reso, chiudessero battenti, cosa accadrebbe nel nostro martoriato reggino?
Non ci vuole la palla di vetro per intravedere una serie infinita di posti di lavoro, penso almeno 1000, nutrire di nuova linfa la belva del disagio sociale.
Intorno a questi sfortunati cittadini esiste un mercato che si vedrebbe quantomeno contrarre i ricavi, dovuti all’assenza del potere d’acquisto. E se queste aziende chiudessero i battenti anche loro?
O nella “migliore” dell’ipotesi riducessero il personale? ( dietro ogni “riduzione” c’è sempre il dramma di un essere umano e della sua famiglia)
E l’utenza, vogliamo provare ad intravederla nella nostra famosa palla di vetro? Anzi, lasciamo stare la palla di vetro e guardiamoci attorno settore per settore.
File interminabili, intasamento dei servizi pubblici già congestionati di suo a causa dall’assenza del sillogismo produco - guadagno che invece alberga nei servizi privati, che per esistere devono necessariamente fornire standard elevati all’utenza.
I tre mesi canonici da CUP diventerebbero tre anni!
Ed il settore psichiatrico e della riabilitazione? Pensiamo alla chiusura dei servizi, con dimissione e relativa diaspora dei pazienti verso altri luoghi, generalmente fuori sede.
Vige in Calabria la gestione combinata dei servizi psichiatrici, che prevede l’aspetto riabilitativo affidato al terzo settore.
Se questo scomparisse, che servizio sarà reso ad una utenza “speciale” che non vive di solo pane e cure, ma anche di attività finalizzate alla socializzazione, alle abilità personali ed alla qualità della vita che per centinaia di anni gli è stata inibita?
E la riabilitazione, specie quella intensiva, magari rivolta a bambini in età pediatrica? A quali attese verrebbe sottoposta? Quanta disabilità non troverebbe risposta se non fuori sede, con ulteriori spese per la nostra Regione?
Qui si brucia il presente di tanti lavoratori, ed futuro di molti giovani costretti, guardandosi attorno, a scappare o a colludere.
Così combattiamo la mafia ed il malaffare? Così risaniamo lo sfascio? Producendone altro di portata cosmica. Una seria programmazione deve partire dalle eccellenza che si possiedono e non penalizzare le “voci deboli” del settore che per contro effettuano forse i servizi più qualificati ed efficaci.
e se domani fosse già oggi?

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