Non voglio assolutamente ridurre l’importanza del convegno del 5 settembre, a Bagaladi. Abbiamo operativamente tracciato una pista da seguire da oggi in poi. Personalmente ho scoperto una realtà viva, quella di Bagaladi, dove fervono giovani idee e notevoli iniziative, non ultima quella di ragionare sui Servizi alla persona.
Quello che mi è mancato, ieri, è stata l’Area.
L’assenza di alcuni Enti Locali è pesata.
Da domani Bagaladi e Melito parleranno il linguaggio comune nei servizi alla persona, ovvero attiveranno progettazione, mappatura del terzo settore, attivazione delle risorse umane ed economiche, censimento dei bisogni e sportello unico d’acceso e programmazione.
E gli altri?
Continueranno a ragionare sotto il campanile o dovremmo attivare un sistema di comunicazione e rete, anche grazie ai convenuti di pregio, come Melito che è capofila e sede di distretto, e la Comunità Montana.
Magari perdendo un pò di tempo non preventivato.
Ecco la scommessa.
Convincere anche gli assenti della necessità che parlare una koinè in questo settore vuo dire civiltà.
Se da domani attivassimo i servizi alla persona in modo capillare, come richiede il territorio, oltre sulla diffusione del benessere potremmo intervenire anche sul versante occupazionale, che poi è buona politica.
L’Azienda Sanitaria Locale non è stata presente e va coinvolta.
Contro una logica pregressa di compartimenti stagni che ha creato queste differenza sostanziali tra territori sia in termini di opportunità di servizio che occupazionali.
L’odissea della famiglia che gira per l’area, cambiando residenza in cerca di un servizio che possa rispondere adeguatamente ai bisogni del proprio figlio con disabilità, ci urla addosso e parla il linguaggio della sofferenza.
E ci chiede di chinare il capo per rialzalo soltanto al momento dell’impegno.
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