lunedì 10 dicembre 2012

I Work – Experience non devono essere un progetto spot ma prevedere l’attivazione della presa in carico comunitaria.





In merito Programma Operativo regionale fondo sociale Europeo, ovvero percorsi di integrazione e reinserimento nel mondo del lavoro dei soggetti svantaggiati, nonché lotta alla discriminazione nell’accesso al mercato del lavoro e nell’avanzamento nello stesso e promozione dell’accettazione della diversità sul posto di lavoro, meglio conosciuti come Work – Experience, nel nostro caso per disabili psichici, desidero affrontare alcuni nodi.
La cooperativa Rinascita ha percorso questa via nell’anno 2011 terminando nel luglio 2012, il progetto i Colori della Vita.
Sono state coinvolte sei persone fragili con patologia psichica.
Nel marzo del 2012 la cooperativa ha organizzato un seminario di verifica del progetto, con il chiaro intento di immaginare attraverso la rete sociale ed Istituzionale un percorso di sostegno successivo al termine del progetto.
In quell’occasione la grande assente è stata appunto la rete Istituzionale formale.
E questo è un problema oltremodo serio in quanto il III settore da solo non può farcela a sostenere alcune esperienze.
Cos’ha fatto Rinascita, pur nelle difficoltà ormai note nelle quali versa, per garantire ai sei ex Work – Experience una speranza?
È presto detto.
Una persona con particolari attitudini è stata impiegata ne mesi estivi in sostituzioni di operatori in ferie. E rimane in graduatoria.
Per un altro tirocinante, identificato come elettivo un intervento di socializzazione piuttosto che di impiego lavorativo, è stato attivato un progetto di volontariato.
Altri tre ospiti posseggono una rete solida interno a sé e non manifestano grosse necessità lavorative.
Con loro la cooperativa rimane in contatto costante.
Per un’altra persona, forse la più difficile ma anche la più bisognosa, si prosegue a stimolare gli Enti pubblici ad una presa in carico di comunità, oltre che il territorio.
L’unico percorso possibile è appunto immaginare, e lavorare in tal senso ovviamente, una presa in carico comunitaria dove III settore ed Istituzioni congiuntamente identificano strade per affrontare il problema della disabilità psichica correlata al mondo del lavoro.
Sono perfettamente consapevole che il lavoro è una carenza per tutti, ma va preso atto che per le persone fragili questa carenza è triplicata.
Cosa ingiusta e discriminatoria in uno stato di diritto.
Concludo con un appello.
Rinascita non intende abbandonare al loro destino le persone che ha avuto il privilegio di incontrare per un anno, sostenere al reddito e non solo.
Sta facendo quello che può e forse di più delle proprie possibilità.
Ma da sola con può farcela per cui si chiede alla rete sociale ed istituzionale di sostenerci in questa impresa che profuma di civiltà e welfare.
                                                                                     

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