giovedì 23 settembre 2010
par condicio
Come l’esposizione mediatica possa orientare il dolore e l’impegno è cosa nota. Per esempio così è accaduto con Sakineh Ashtiani , condannata alla lapidazione, che una mobilitazione mondiale è riuscita per il momento a distanziare dall’esecuzione. Le voci si rincorrono contrastanti, come una recente che metterebbe addirittura in dubbio l’esistenza stessa di una condanna a morte. Ma sappiamo tutti come nei regimi la propaganda assume un ruolo centrale e quindi l’informazione va letta con i dovuti dubbi. Quello che ho considerato inaccettabile invece è stato il sillogismo islamico quindi crudele e integralista.
Queste considerazioni, specie nei social network, sono state espresse da singoli cittadini, di manifesta fede cattolica.
Siamo fuori strada se la mettiamo su questo piano. Ed il ragionamento aprirebbe molte finestre che porterebbero la riflessione ancora di più fuori dai binari. Quello che invece ci dovrebbe far pensare è il ricorso alla pena di morte, illegittima per qualsiasi delitto e per qualsiasi persona. In Virginia Teresa Lewis è stata uccisa. Non condivido il termine “giustiziata”. Un delitto e sempre un delitto, maggiormente se di Stato. È stata uccisa stanotte. Veniva ritenuta una persona con un limitato quoziente intellettivo ed è stata la prima donna ad essere giustiziata in Virginia da circa un secolo. Parità dei diritti. Nessun clamore all’ombra della fede e dei social network. Questo è quanto
ALBERTI, RINASCITA,SALUTE MENTALE
Mario Alberti,
pena di morte
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