Un paio di anni fa feci una piccola vacanza, giusto qualche giorno, in Sicilia.
Nel mio tour mi recai a Porto palo, in particolare all’Isola delle Correnti, suggestiva lingua di sabbia tra il cielo ed il mare. Si passeggiava in acqua, bassa e calda, con l’orizzonte esteso.
È il punto più a Sud della Sicilia e per ovvi motivi rotta di speranza e fuga da parte di chi cerca, disperatamente per sé e per la propria famiglia, quel benessere e quella sicurezza che non possiede in terra propria.
Nessuno vorrebbe lasciare i propri luoghi.
Questo è certo.
Se non fosse costretto dalle circostanze.
Dalla mia vacanza alla loro sofferenza il passo è breve.
Da quella rotta sono passati migliaia di migranti. Morti insepolti derivano in quelle acque che sembrano raccontare le loro storie ogni sciabordio d'onda.
Che sono le nostre storie quando sui ponti delle navi stracolme andammo in America, sui treni post bellici andammo in Germania e Francia, o più familiarmente in Lombardia e Piemonte.
Noi come voi.
Non dimentichiamolo e mettiamo da parte quella intolleranza becera e conservatrice di uno status spesso creato grazie a quei migranti nostrani del primo novecento.
La nostra isola delle correnti era l’Oceano e l’Europa.
Benvenuti italiani d’Africa.
E scusate la nostra corta memoria.
Accade quando passa tanto tempo ma quando soprattutto si sta discretamente o peggio ancora si fa quasi intendere che i problemi derivano da qualche bocca in più da sfamare, o qualche tessera sanitaria da emettere gratis per “il marocchino”.
E’ l’effetto del tempo e della cattiva politica.
Ma questa è storia aperta.
Nessun commento:
Posta un commento